(g.s.) – È Il primo settembre e siamo nel cuore di Gerusalemme. L’edificio sullo sfondo è la moschea Al-Aqsa. Anche qui, come nel resto del mondo, i musulmani celebrano la festa di Eid al-Adha. Il clima è sereno, i giorni tesi della seconda metà di luglio sembrano lontani e la Spianate delle Moschee – lasciata deserta dai palestinesi in segno di protesta – è ormai di nuovo affollata.
Eid al-Adha è la festa che commemora il momento in cui il patriarca Abramo mostrò la sua fede e obbedienza a Dio al punto da essere pronto a sacrificargli, su suo ordine, il figlio Ismaele (la Bibbia ebraica, a cui fanno riferimento anche i cristiani, parla invece di Isacco). La mano di Abramo fu fermata da un angelo prima che egli vibrasse il colpo mortale sul ragazzo. In sua vece venne sacrificato un armento.
La tradizione vuole che il monte Moria, ove Abramo salì per il sacrificio, coincida proprio con il monte del Tempio ebraico, l’altura su cui oggi vediamo la Spianata delle Moschee.