Nel contesto della diciassettesima sessione plenaria del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti sul tema «Migrazione e itineranza da e per i Paesi a maggioranza islamica», svoltasi a Roma dal 15 al 17 maggio scorso, mons. Giovanni Lajolo, il «ministro degli Esteri» della Santa Sede, ha dedicato la sua relazione alla difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, alle prese con difficoltà economiche e discriminazioni religiose. La dimensione del dramma è emersa anche dai dati statistici: i cristiani in Medio Oriente sono oggi sono ridotti al 7 per cento della popolazione. In Terra Santa sono circa 160 mila, neppure il 2 per cento degli abitanti.
Di fronte a questa situazione, grande importanza hanno certamente le vie della politica, nel tentativo di mitigare le forme di emarginazione sociale ed economica. Ma anche i mezzi di comunicazione sociale – ha sottolineato mons. Lajolo – sono chiamati a dare un importante contributo nel «formare i cristiani e nel diffondere la conoscenza della nostra fede anche tra i musulmani, mediante radio, televisione e Internet». I media come «ponte» nel dialogo tra le culture e le religioni, come «canali» capaci di far passare i valori della convivenza e della pace. Una responsabilità non da poco, alla quale gli operatori cristiani della comunicazione non possono sottrarsi. Nel mondo di oggi l’informazione gode di un enorme potere. Essere al servizio della verità e della giustizia può davvero aiutare l’umanità a salvare se stessa. Grazie mons. Lajolo, per avercelo ricordato.