La Porta di Jaffa
Non è questione di lapidi
Forse ricorderete Muhammad Abu Khdeir, il sedicenne palestinese di Gerusalemme Est che nel luglio scorso venne sequestrato e poi arso vivo da tre terroristi israeliani (attualmente sotto processo). Il nome di Muhammad è tornato sui giornali in questi giorni perché Israele, in occasione della giornata dei caduti voleva iscriverlo nome su una lapide che ricorda i soldati uccisi e le vittime civili degli attentati terroristici avvenuti nell'ultimo anno. La famiglia si è ribellata...
Tra Pasqua e Pesach, qualche suggestione
Pasqua ebraica e Pasqua cristiana si intrecciano in queste ore, come accade quasi ogni anno: stavolta la sera della cena rituale, che in ogni famiglia ebrea osservante ricorda la liberazione dall’Egitto, cade in concomitanza con il Venerdì Santo. E allora per noi cristiani - che nei Vangeli troviamo tanti riferimenti a Pesach, la Pasqua ebraica - diventa importante guardare anche a questa festa come a un’occasione concreta di dialogo con i nostri fratelli ebrei.
Che profilo avrà il nuovo Parlamento israeliano?
Siamo ormai alla vigilia delle elezioni politiche in Israele, in programma martedì prossimo, 17 marzo. Il tema dominante delle analisi di questo voto resta il solito referendum: Benjamin Netanyahu sì oppure no? Gli ultimi sondaggi danno in lieve vantaggio la seconda opzione, con l’Unione sionista lievemente in vantaggio sul Likud. Le promesse e le sorprese dalla campagna elettorale.
La strategia del Califfo, tra Libia ed Egitto
I video terribili, le esecuzioni, le parole del vicario apostolico di Tripoli. E poi i barconi, i raid aerei, le frasi a effetto dei nostri politici. Così negli ultimi giorni - dopo averla a lungo dimenticata - la Libia è rientrata nelle nostre case. Ancora una volta con un limite evidente: la lentezza a guardare con una prospettiva ampia a quanto avviene sulla sponda sud del Mediterraneo.
Rubinetti avari a Gerusalemme Est, intervengono i giudici
In alcuni dei quartieri (palestinesi) di Gerusalemme Est la carenza di acqua potabile è endemica per una precisa scelta del gestore degli acquedotti e delle autorità municipali. Nei giorni scorsi l'Alta Corte di Giustizia di Israele ha accolto il ricorso di un'associazione per i diritti umani e sentenziato che questo comportamento è in aperta contraddizione con la stessa legislazione israeliana.
Le icone natalizie dei cristiani mediorientali
Mai come quest’anno, invece, i cristiani del Medio Oriente sono prima di tutto un segno che dobbiamo contemplare. Perché ci ricordano che il Verbo si è fatto carne dentro la sofferenza umana. E proprio lì ha fatto rinascere la speranza, non solo per chi è nella tribolazione, ma per tutti.
È crisi politica. Israele va alle urne
Fermi tutti, si va alle elezioni. Israele si avvia ancora una volta al rito del voto anticipato, dopo che ieri il primo ministro Benjamin Netanyahu ha licenziato Yair Lapid e Tzipi Livni, i due ministri moderati della sua coalizione. Ora il premier punta a ottenere un ampio consenso dagli elettori, che saranno chiamati alle urne il 17 marzo 2015.
La Città Santa ostaggio della politica
Ancora giornate di scontri e violenze intorno alla Spianata delle Moschee. La raccontavamo già un paio di settimane fa la «Gerusalemme avvelenata». E da allora non c'è stato giorno che non abbia fatto registrare scontri in qualche zona della città. Ed è una crisi in cui l'elemento religioso è apparentemente molto forte. Ma di che idea di religione stiamo parlando? Non sarà piuttosto cattiva politica?
Gerusalemme avvelenata
Un titolo ad effetto nei sommari dei Tg sul «terrore che ritorna a Gerusalemme». E poi via, pronti a voltare pagina. Ormai l'abbiamo capito: non siamo più disposti ad andare oltre questo rispetto alle ferite che continuano a lacerare la Città Santa. Quella che tanto ci piace osservare nelle sue immagini più belle, quelle da cartolina...
Dubbi arabi sulla guerra all’Isis
Da una manciata di ore nella lotta contro lo Stato islamico sono cominciati i raid aerei degli Usa e di alcuni alleati arabi anche sulla Siria. Proprio la questione dell'ambiguità nei rapporti tra alcuni di questi Paesi e la galassia jihadista nel cui alveo si è affermato lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) è stato uno dei temi più discussi in queste settimane. È naturale allora chiedersi: come guardano le opinioni pubbliche locali a questa partecipazione militare?
La tregua a Gaza, quali prospettive?
Alla fine, dopo sette settimane di guerra, è arrivato il cessate il fuoco a Gaza. E la domanda più in voga al momento in Medio Oriente è quella su chi abbia vinto o chi abbia perso. Domanda sempre molto discutibile di fronte a tragedie che lasciano dietro di sé un prezzo di sangue altissimo. Mai come in questa guerra tutto si gioca sull'immagine che ciascuno è in grado di dare di sé. Nascondendo le proprie contraddizioni.
Chi protegge i beduini?
Con la decisione del governo israeliano di dare il via oggi all'invasione di terra, Gaza sprofonda sempre di più nel baratro. Siamo ormai nel pieno di un conflitto a tutto campo, al quale si è arrivati quasi per inerzia, nell'illusione che un negoziato di pace possa fallire come se nulla fosse. Per noi è importante raccontare le vicende dei deboli che, come sempre, pagano il prezzo più alto delle guerre. Ecco la storia di Maram Alwakili.