La Porta di Jaffa
Responsabilità palestinesi
Ray Hanania è un editorialista palestinese che vive negli Stati Uniti. In un articolo rilanciato dal quotidiano saudita Arab News ha messo nero su bianco la domanda che rappresenta il succo della nuova terribile fase che il conflitto israelo-palestinese sta vivendo in queste ultime settimane: quando i palestinesi la smetteranno di scaricare su Israele ogni colpa e inizieranno ad assumersi le loro responsabilità?
Laburisti a una svolta
Lunedì 28 maggio si terranno le primarie del Partito laburista. Stando a un sondaggio del quotidiano Haaretz, Ehud Barak, l'ex premier che tutti davano per scontato successore dell'ormai indifendibile Amir Peretz (l'attuale ministro della Difesa del governo Olmert), potrebbe invece uscire sconfitto. Le ultime previsioni danno infatti per la prima volta un leggero vantaggio ad Ami Ayalon. E in caso di ballottaggio la sua vittoria sarebbe ancora più probabile.
Le radici dell’altro
Studiare le radici dell'altro per favorire la via della comprensione reciproca. È l'idea che rilanciamo oggi attraverso un articolo uscito in questi giorni sul Jerusalem Post. Racconta la storia di una donna arabo-israeliana, Nibal Khouri, che ha scelto di approfondire la conoscenza della Torah e del Talmud in un'Accademia di studi ebraici.
Gerusalemme vista dal mondo arabo
Sulla questione di Gerusalemme, in questi giorni, abbiamo assistito al solito pro e contro. La verità è che serve andare oltre, per guardare alla città come luogo dove rispettare l'identità e i diritti di tutti. Il punto di vista, per nulla scontato, di un giornale saudita su Arab News.
30 rabbini sulla Spianata delle Moschee
Tra un paio di giorni Israele celebrerà il giorno della «riunificazione» di Gerusalemme, avvenuta 40 anni fa alla fine della Guerra dei sei giorni. Una ricorrenza che non viene per nulla condivisa, ovviamente, dalla parte palestinese, che ugualmente rivendica la città come capitale. In questo clima, domenica trenta rabbini si sono recati, scortati dalla polizia, a pregare sul Monte del Tempio... Un gesto carico di conseguenze, sponsorizzato dalla destra israeliana, che rischia di alzare il livello di tensione nella città santa.
Winograd, reality show
La Commissione Winograd, che ha vagliato le responsabilità politiche e militari dei leader israeliani nel corso della guerra con il Libano dell'estate 2006, ha reso pubblici i verbali delle deposizioni del primo ministro, del responsabile della Difesa e dell'ex capo di stato maggiore. In Israele il governo in carica sembra sempre più avere i giorni contati, nonostante la strenua resistenza di Ehud Olmert alle dimissioni. La stampa incalza, ma copre la vicenda come se fosse un reality show anziché andare a fondo dei problemi. La pensa così il professor Gadi Wolfsfeld e lo scrive sul quotidiano Yediot Ahronot.
È l’ora dei Benchmark?
In Italia nessuno ne parla. I nostri giornalisti ignorano (o, se non ignorano, lasciano nell'ignoranza i lettori). Nelle settimane scorse il dipartimento di Stato americano ha messo sul tappeto una nuova proposta rivolta ai governi palestinese e israeliano. Sono i Benchmark, degli indici di rendimento che riguardano due questioni molto concrete: la libertà di movimento dei palestinesi e i lanci di missili Qassam sulle cittadine israeliane nel Negev. Vi spieghiamo di che si tratta, prendendo spunto da un articolo di Haaretz.
Quei grappoli folli
Israele si misura aspramente, in questi giorni, con il responso della relazione stilata dalla Commissione Winograd, l'organismo che ha messo sotto esame l'operato del governo di Gerusalemme e delle più alte cariche militari sdurante la guerra in Libano dell'estate scorsa. Ma dal rapporto provvisorio, che ha preso in esame solo l'avvio del conflitto, manca ancora una risposta: chi ordinò di cospargere il suolo libanese di bombe a grappolo quando ormai il cessate-il-fuoco era stato deciso? Un articolo del quotidiano libanese Daily Star.
La parola all’avversario
Si può discutere con franchezza delle ragioni e dei torti nel conflitto israelo-palestinese senza trasformare per forza in caricatura le posizioni dell'altro? È l'esperienza interessante proposta in questa lunga intervista di Ruthie Blum a Sari Nusseibeh apparsa sul Jerusalem Post. La prima è una sanguigna giornalista ebreo-israeliana che ha recentemente pubblicato un libro sulle sofferenze patite dalla popolazione di Israele durante la seconda Intifada, il secondo è un intellettuale palestinese, rettore dell'Università al-Quds. Un invito alla lettura.
Yehoshua: «Piangiamo insieme i nostri morti»
Una giornata per ricordare contemporaneamente, in Israele e nei Territori palestinesi, le vittime civili del conflitto. È la proposta che lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua lancia attraverso l'articolo che riproponiamo oggi, pubblicato sulle colonne di Yediot Ahronot. La proposta nasce nel clima di questi giorni, in cui Israele ha ricordato il 59.mo anniversario della sua fondazione.
Il caso Bishara
Per una settimana il suo nome ha campeggiato sulle prime pagine dei quotidiani israeliani. Alla fine Azmi Bishara, uno dei dieci arabi-israeliani a sedere tra i 120 membri del Parlamento israeliano, ha dato le dimissioni dalla Knesset. Lo accusano di collaborazionismo con gli Hezbollah e la Siria durante la guerra dell'estate scorsa. La vicenda Bishara rilancia la questione degli arabi-israeliani considerati sempre di più dai connazionali ebrei come una sorta di quinta colonna del nemico. Tra le molte voci, riportiamo un'analisi del settimanale egiziano Al-Ahram e le dichiarazioni di alcuni parlamentari delle destra israeliana raccolte dal sito dei coloni Arutz Sheva.
Mozart a Ramallah
La musica di Mozart tra Nablus, Betlemme e Ramallah. Suonata da concertisti di livello internazionale, per una buona metà palestinesi. Uno dei problemi più gravi dei racconti del conflitto israelo-palestinese sono le immagini stereotipate che rimbalzano sui nostri mass media. Quelle in cui Israele e i Territori sono solo i caccia F16 e i kamikaze di Hamas. Invece c'è anche altro. Ce ne dà conto un articolo di Haaretz.