La Porta di Jaffa
Gerusalemme al voto
Tra gli appuntamenti elettorali ormai dietro l'angolo non ci sono solo le presidenziali negli Stati Uniti. Anche in Israele - in attesa di sapere se si andrà o no alle elezioni politiche anticipate con l'uscita di scena di Olmert - l'11 novembre si vota per le amministrative. E il voto che conta di più è quello per il sindaco di Gerusalemme. Appuntamento molto interessante, perché aiuta a capire come la Città Santa sia davvero un mondo a sé, anche dal punto di vista della politica. Cosa ne dice la stampa israeliana.
Medaglieri vuoti
Come in tutto il mondo anche il Medio Oriente in questi giorni si è arrovellato intorno a una domanda: ma le nostre medaglie alle Olimpiadi quando arrivano? Alla fine Israele ha salvato l'onore della patria con un bronzo nel windsurf, salutato come un trionfo epocale. Ma anche gli arabi non ridono: l'Egitto torna casa solo con un bronzo; siriani, giordani, palestinesi e libanesi non hanno sfiorato neanche lontanamente il podio. Bruciano sui media arabi gli scarsi risultati a livello sportivo.
Obama a Gerusalemme
Mai una visita in Israele e nei Territori di un candidato alla Casa Bianca è stata così in grande stile. Logico, dunque, che la foto di Barack Obama con la kippah in testa domini oggi sulle prime pagine dei quotidiani della regione. Ci sono, però, alcuni aspetti interessanti di questa tappa a Gerusalemme rimasti ai margini e che vale invece la pena cogliere. Ci aiutano due articoli tra loro molto diversi, apparsi in queste ore in Israele e nei Territori.
Uno scambio doloroso
Non è facile provare a dare un giudizio sullo scambio tra i cinque prigionieri libanesi e i corpi dei due soldati israeliani rapiti da Hezbollah nel 2006, avvenuto in questi giorni. Certo, non si può non provare un brivido lungo la schiena al pensiero che un uomo che quasi trent'anni fa uccise in una maniera orrenda una bambina di quattro anni, sia accolto in patria come un eroe. Con tanto di felicitazioni da parte del presidente palestinese Abu Mazen. Quello moderato. Con cui non più di quattro giorni fa a Parigi il sempre traballante premier israeliano Olmert dichiarava di essere vicinissimo alla pace. Come al solito in questi casi sparare a zero è semplicissimo. E molti puntualmente lo hanno fatto. Forse, però, può essere più interessante analizzare i due editoriali apparsi in queste ore su due quotidiani dei Paesi interessati: l'israeliano Haaretz e il libanese The Daily Star.
L’invito dello sceicco
Che cosa è una notizia e che cosa non lo è quando si parla di islam? A sollevare di nuovo forti dubbi su certi criteri di giudizio, è il fatto che nessuno dei quotidiani italiani riporti la notizia dell'invito a visitare il Bahrein rivolto al Papa nei giorni scorsi dallo sceicco Hamad Bin Isa Al-Khalifa, il monarca del Paese. Ora, è evidente che il Bahrein non sia esattamente una grande potenza all'interno del mondo islamico. Però il fatto che un Paese musulmano, a meno di due anni dal discorso di Ratisbona, inviti Benedetto XVI per un viaggio è una signora notizia.
Il bulldozer nemico
Un altro attentato a Gerusalemme. E - esattamente come accaduto qualche mese fa con la yeshiva Merkaz HaRav - di nuovo un terrorismo che si nutre di simboli. L'attacco che a Jaffa Road ha visto un palestinese di Gerusalemme Est scagliarsi a bordo del suo bulldozer contro gli autobus e i passanti colpisce non solo per il sangue sparso. Anche per il mezzo utilizzato.
Gerusalemme dal ponte
L'altra sera a Gerusalemme è stato inaugurato il «Ponte delle corde», la grandiosa struttura progettata dal celebre architetto spagnolo Santiago Calatrava che dovrebbe rappresentare la moderna porta di accesso da ovest alla città. Un ponte nato in funzione del metro leggero che vi passerà sopra quando, finalmente, entrerà in funzione (dopo numerosi rinvii ora si parla del 2010). Ma l'opera di Calatrava in Israele è diventata soprattutto un'occasione per tornare a discutere sull'identità di Gerusalemme.
Una tregua per Gaza
La notizia del giorno in Israele è l'accordo - mediato dall'Egitto - per una tregua con Hamas a Gaza. Come leggere questo nuovo sviluppo? Intanto con molta prudenza: non è la prima volta che un accordo del genere viene annunciato e i precedenti non sono molto incoraggianti. Eppure questa volta almeno alcuni elementi nuovi ci sono. Ci aiutano a capirli due articoli apparsi stamattina sui quotidiani israeliani.
La crisi del Muro
Si parla ormai sempre di meno del Muro di separazione tra Israele e i Territori. Essendo passati ormai sei anni dall'inizio dei lavori e avendolo ampiamente visto inquadrato nelle immagini dei nostri Tg, verrebbe da pensare che sia ormai finito. In realtà le cose non stanno affatto così. Il progetto è in una fase di stallo. Per problemi politici, ma anche finanziari. Lo spiegano bene alcune notizie interessanti che rilanciamo da alcuni siti sia israeliani sia palestinesi.
Non c’è solo Ahmadinejad
Abbiamo sentito in lungo e in largo in questi giorni le parole del presidente iraniano Ahmadinejad. E - come al solito - il nostro circo dei media gli è andato dietro amplificandole. Eppure in questi giorni nel mondo islamico sta succedendo un'altra cosa almeno altrettanto importante: alla Mecca 600 personalità islamiche si stanno confrontando sulla visione musulmana del dialogo con le altre religioni. E Israele premia un progetto che si propone di promuovere la conoscenza del Corano. Due fatti che vale la pena approfondire.
Il tramonto di Olmert
Sembra ormai segnata la sorte di Ehud Olmert. Dopo la deposizione del miliardario americano Morris Talansky, che ha dichiarato di avergli versato in 15 anni 150 mila dollari di finanziamenti illeciti, il leader laburista e ministro della difesa Ehud Barak ha ufficialmente chiesto le dimissioni dell'uomo che l'improvvisa malattia di Sharon catapultò alla guida di Israele. E anche il ministro degli esteri Tzipi Livni, la sua alleata-avversaria dentro il partito Kadima, ha parlato di elezioni entro l'anno. Non è la prima volta che Olmert finisce sul banco degli imputati per l'accusa di corruzione e ormai si parla del suo tramonto, come si vede chiaramente dal tono degli articoli di queste ore su tutti i giornali del Medio Oriente.
Sarà vera svolta?
La notizia del giorno in Medio Oriente è il comunicato con cui i governi di Israele e Siria hanno ufficializzato l'esistenza di un negoziato di pace, condotto con la mediazione della Turchia. Dovrebbe essere una buona notizia. Come pure la Conferenza sugli investimenti economici nei Territori in corso in queste stesse ore a Betlemme. Tre articoli tratti dai giornali di oggi ci aiutano a capire perché sono entrambi fatti su cui sarebbe meglio andare molto cauti.