La Porta di Jaffa
L’anniversario trascurato
In questa rubrica spesso segnaliamo articoli tratti dalla stampa israeliana. Questa volta invece ci soffermiamo su un'assenza abbastanza clamorosa: ieri nessuno dei principali quotidiani on line di Gerusalemme e Tel Aviv (Haaretz, Yediot Ahronot, Jerusalem Post, Arutz Sheva) ricordava il 60.mo anniversario dell'approvazione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Del resto non se ne parlava nemmeno sul sito Internet del ministero degli Esteri israeliano. C'è qualcosa di paradossale in questa grande rimozione collettiva. Perché la storia dice che il contributo del pensiero ebraico fu determinante nella formulazione della Dichiarazione universale.
Hebron, la polveriera
Alla fine l'evacuazione della Peace House a Hebron è arrivata. Nel primo pomeriggio di ieri è scattato il blitz a sorpresa durato appena mezz'ora. Ma non è finita lì: perché in risposta i coloni di Hebron poi si sono scagliati contro le case dei palestinesi. E adesso in tutta la Cisgiordania la tensione è altissima. Come al solito i giornali italiani non si accorgono che a Hebron si sta giocando una partita decisiva e molto rischiosa. Basterebbe invece leggere i giornali israeliani per rendersene conto.
L’inespugnabile Hebron
La Peace House di Hebron è una vecchia conoscenza di questa rubrica. Dal marzo 2007 in questo edificio della città dei patriarchi si sono insediate venti famiglie di coloni. Da allora tutti ripetono che deve sgomberata. Ma loro sono ancora lì. La settimana scorsa la questione è arrivata davanti alla Corte Suprema israeliana, che ha dato allo Stato tre giorni per procedere allo sgombero. I tre giorni sono passati e non è successo nulla. E ora, in piena campagna elettorale, il tema dilaga sulle pagine dei giornali israeliani.
Quei dialoghi paralleli
Il primo seminario del Forum cattolico-islamico a Roma la scorsa settimana. Ora l'incontro al Palazzo di Vetro a New York, promosso dall'Arabia Saudita. È sempre più evidente come nel mondo arabo il tema del rapporto con i cristiani stia diventando un grande nodo politico, oltre che una questione sociale. Ma anche che alcuni governi arabi gareggino nel prendere l'iniziativa. Lo testimoniano alcuni articoli usciti in questi giorni.
Due temi «minori»
Ci sono temi che in Medio Oriente vengono continuamente rinviati in nome di questioni «più serie» come «la sicurezza» e «la fine dell'occupazione». Sui quotidiani di questi giorni troviamo alcuni esempi interessanti riguardanti due grandi questioni: la tutela dell'ambiente e la cultura della tolleranza. A partire da casi molto concreti: l'inaugurazione di un nuovo parco archeologico a Tiberiade, le prospezioni petrolifere nel deserto di Giuda, la creazione di un Museo della tolleranza a Gerusalemme.
Appuntamento alle urne
Israele andrà alle urne il 10 febbraio per eleggere il suo nuovo parlamento. A Gerusalemme fioccano già i sondaggi. Nonostante sia uscita rafforzata dal modo in cui ha gestito le trattative, Tzipi Livni in questa campagna elettorale parte sfavorita. Perché è vero che i primi sondaggi danno a Kadima lo stesso numero di seggi rispetto al 2006 (un risultato impensabile fino alle dimissioni di Olmert); ma questo recupero sta avvenendo ai danni dei laburisti di Barak. Anche a destra - però - il favorito Nethanyahu non ha troppo da sorridere. Perché comunque il Likud non vola.
Caro casa e bonus bebè
Come vive una famiglia nel cuore di un conflitto? Quanto la mancanza della pace in Medio Oriente influenza anche le situazioni e le scelte più intime? Due articoli diversi usciti in questi giorni sui quotidiani israeliani pongono all'attenzione due questioni assolutamente quotidiane: il prezzo delle case e il numero dei figli. Partiamo dalle case: Haaretz rilancia un rapporto della Banca Mondiale sull'andamento del mercato degli immobili nei Territori palestinesi. Di figli, e di bonus bebè si parla invece in Israele. Ne riferisce il Jerusalem Post.
Akko bifronte
È arrivata anche sui giornali italiani l'eco degli scontri di Akko. Nella Galilea, un tempo terra di convivenza, un arabo israeliano è passato in auto con lo stereo a tutto volume in mezzo agli ebrei ortodossi nel giorno dello Yom Kippur, giorno in cui per i religiosi l'auto non si può nemmeno usare. Ne sono nati scontri tra ebrei ortodossi e arabi israeliani che sono andati avanti per giorni. Ci sono, però, alcuni aspetti di questa vicenda che alcuni articoli usciti sui giornali israeliani e palestinesi ci possono aiutare a capire meglio.
La crisi in Medio Oriente
Come sta toccando il Medio Oriente la crisi finanziaria globale? Nonostante gli indici delle borse anche qui siano in picchiata, i giornali sono pieni di rassicurazioni molto simili a quelle che leggiamo in Italia («i nostri mercati finanziari hanno una dimensione molto locale», «i fondamentali della nostra economia sono solidi»...). Il ministero delle Finanze israeliano ha addirittura parafrasato il grande filosofo ebraico Mosé Maimonide e stilato una «Guida dei perplessi» per i risparmiatori. Sotto sotto, però, qualche voce comincia a dipingere un quadro meno roseo. Come mostrano i due articoli che rilanciamo oggi.
Buon 5769!
Il mondo ebraico celebra in queste ore la festa di Rosh ha-Shanah, il suo capodanno. Si entra nell'anno 5769. Ed è un passaggio particolarmente delicato per Israele. Uno dei riti di Rosh ha-Shanah erano le lunghe interviste dei quotidiani al premier in carica. Anche oggi non mancano le dichiarazioni di Ehud Olmert, ma ovviamente hanno un altro sapore. C'è molta incertezza sul futuro immediato. Ma ci sono anche nuove preoccupazioni. Questo clima di incertezza si vede molto bene negli editoriali con cui i principali quotidiani israeliani oggi salutano il passaggio all'anno nuovo.
Livni secondo gli arabi
Tzipi Livni - dunque - è il nuovo leader di Kadima. E dopo le dimissioni presentate ieri da Ehud Olmert ora ha 42 giorni per formare un nuovo governo in Israele. Delle difficoltà interne che dovrà affrontare e degli umori dell'opinione pubblica israeliana si è già parlato molto in questi giorni. Ma come guarda il resto del Medio Oriente a questa figura? Rilanciamo tre articoli interessanti su Tzipi Livni usciti in queste ore su giornali o siti del mondo arabo.
Guazzabuglio palestinese
Diciamo la verità: ormai abbiamo perso un po' tutti il conto dei tentativi di mediazione tra Hamas e Fatah messi in atto negli ultimi due anni dai Paesi arabi. Adesso siamo nel pieno di un ennesimo tentativo di «riconciliazione tra le fazioni palestinesi». Ma quello che rischiamo di non vedere è che la posta in gioco stavolta è molto alta. Infatti - come ci spiegano gli articoli che rilanciamo - le prossime settimane saranno decisive per le sorti dell'Autorità Nazionale Palestinese.