La Porta di Jaffa
Un Obama indebolito e il rebus dei negoziati
Una delle definizioni più interessanti di Israele è quella che lo definisce il «cinquantunesimo Stato degli Stati Uniti». Si tratta di una definizione molto meno cattiva di quanto sembri: più che gli equilibri geopolitici, fotografa quanto Israele senta come un fatto nazionale tutto ciò che accade a Washington.
Un giuramento che scotta
Si sta trasformando in un boomerang per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu il dibattito sul «giuramento di fedeltà» all'identità ebraica e democratica dello Stato di Israele. La destra religiosa non vuole votare una nuova proposta che lo estenderebbe anche agli ebrei che giungono in Israele. Ma ad emergere sempre più nitidamente è la questione più generale della forza della legge in Israele.
Gerusalemme e l’urbanistica dei blitz
Hanno compiuto un ulteriore passo avanti i progetti per gli scavi sotto il piazzale del Muro Occidentale (il cosiddetto Muro del Pianto) a Gerusalemme. Un disegno che sta a cuore agli archeologi israeliani, ma che non potrà che creare nuove tensioni con i musulmani. Eppure in Italia ne sappiamo poco o nulla.
Ponti non muri
Ancora una volta in queste ore la pace in Terra Santa è prigioniera del muro contro muro su questioni di principio. Quelle che immancabilmente oscurano il volto umano di questo conflitto infinito. E allora - ancora una volta - vogliamo dar voce a quei ponti che nascono quando le persone provano a capire che il dolore non conosce frontiere.
La polveriera di Silwan
Negli ultimi giorni a Gerusalemme è scoppiata la «bomba a orologeria» Silwan. E ha reso chiaro a tutti cosa succederebbe se la nuova serie di negoziati diretti tra israliani e palestinesi fallisse. A Silwan, un quartiere arabo della Città Santa, archeologia e politica sono una miscela esplosiva.
Benjamin spalle al muro
Si avvicina il fatidico 26 settembre, il giorno in cui scade la moratoria per le nuove costruzioni negli insediamenti isrealiani in Cisgiordania. È un passaggio decisivo per vedere se i negoziati diretti tra israeliani e palestinesi voluti dalla Casa Bianca sono seri oppure no. Ieri a Sharm el Sheikh l’amministrazione Obama ieri pare aver messo sul tavolo una proposta che - se confermata - dimostrerebbe che stavolta a quei colloqui c’è davvero un mediatore che fa il suo mestiere...
Israele e 400 bimbi a perdere
Non sono i rom di Sarkozy e quindi non ne parla nessuno. Ma anche in Israele ci sono 400 minori stranieri a rischio espulsione. È una vicenda che in questa rubrica seguiamo da tempo e che a fine settembre rischia di arrivare al suo epilogo. Tra un'indifferenza che in Italia per una volta vede mano nella mano filo-israeliani e filo-palestinesi. Ricapitoliamo i fatti.
Dove sbuca il negoziato?
In definitiva cosa possiamo aspettarci dal nuovo ciclo di negoziati diretti tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese, e capo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, Abu Mazen, iniziato la settimana scorsa a Washington e destinato a proseguire con un secondo incontro il 14-15 settembre a Sharm el Sheikh? È l'interrogativo che ci siamo posti un po' tutti in questi ultimi giorni. Vediamo cosa ne dicono alcuni commentatori arabi ed israeliani.
Lampi di bontà
Non c'è niente come scoprirsi fragili davanti alla propria vita per aprire ponti inaspettati di pace. È il tema al centro di una riflessione molto bella da cui vogliamo ripartire dopo la pausa estiva. L'ha scritta sul suo blog e sul Jerusalem Post Aziz Abu Sarah, un giornalista palestinese di Gerusalemme molto attivo sul fronte della pace. Ed è una riflessione che nasce da una vicenda personale sofferta. Ve la raccontiamo.
La battaglia di Claudette
La signora Claudette Habesch, palestinese, segretario generale di Caritas Jerusalem, ha deciso di avviare una vertenza legale sui diritti di proprietà degli immobili che la sua famiglia possedeva a Gerusalemme Ovest prima del 1948. La sua è una battaglia di principio, in polemica con le sentenze dei tribunali israeliani che consentono ai cittadini ebrei di rientrare in possesso di immobili nei quartieri orientali della città.
Anche i muri hanno squarci
Due donne che stanno dalla parte opposta della barricata e che - scrivendosi - hanno cominciato ad aprire un varco. Un insegnante beduino di religione musulmana che si è iscritto a un concorso internazionale sulla Bibbia ebraica. Sono due nuove storie in quella galleria infinita di umanità che attraversa Israele e la Palestina e che continua ad alimentare la speranza nella pace in Terra Santa.
Cercasi Gandhi
Una delle domande classiche del conflitto in Terra Santa è quella sul Gandhi palestinese: come mai a Ramallah non spunta mai fuori un leader che guidi con mezzi non violenti la lotta contro l’occupazione? Adesso che la questione della non violenza sembra sul serio all’ordine del giorno in Palestina, spunta una nuova domanda: ma il Gandhi di Israele dov’è?