La Porta di Jaffa
Alla prova delle urne
Si avvicina il momento della verità per la Primavera araba. Proprio in questi giorni - infatti - si è andato definendo il quadro delle scadenze elettorali. Si comincerà il 28 ottobre in Tunisia, poi sarà la volta del Marocco e dell'Egitto. Le elezioni aiuteranno a capire se davvero a capitalizzare l’onda delle rivoluzioni saranno soprattutto gli islamisti.
Non c’è solo l’Onu
Gli occhi di tutti sono rivolti in queste ore all’Onu per il voto sullo Stato palestinese, di cui parlavamo già la settimana scorsa. Ma - come succede sempre, purtroppo - siamo pieni di analisi ideologiche riguardo a questo nuovo capitolo della saga israelo-palestinese. Allora proviamo a parlarne prendendo le mosse da tre notizie che a prima vista sembrerebbero non c’entrare per nulla.
Lo scenario è cambiato
Sono giornate in cui si naviga a vista in Medio Oriente: nelle ultime ore abbiamo assistito all'assalto ai locali dell'ambasciata israeliana al Cairo, alle prove di forza del premier turco Recep Tayyip Erdogan, alla Siria che continua a bruciare. E il tutto a ormai poco più di una settimana dall'Assemblea generale dell'Onu dove si discuterà del riconoscimento dello Stato palestinese...
L’onda dei «nuovi israeliani»
Non sono stati il milione che gli organizzatori avevano sognato. Ma i 450 mila che sabato sono scesi in piazza tra Tel Aviv e alcune altre città hanno comunque dato vita alla più imponente manifestazione della storia di Israele. Prova di forza di un movimento che in sole sette settimane ha portato la questione sociale al centro del dibattito in Israele...
Segnali da Eilat
Con l’attenzione concentrata sulla Libia stiamo tutti seguendo un po’ distrattamente quanto sta accadendo tra il Sud di Israele, il Sinai e la Striscia di Gaza. Ma facciamo molto male. Perché è ormai da più di una settimana che fiammate di violenza - con lanci di razzi da Gaza e raid aerei israeliani - si alternano a colpi di freno. In una situazione che è molto più complessa di quanto sembri.
Il Ramadan, una risorsa
Quello iniziato qualche giorno fa è il primo Ramadan della «primavera araba»: a più di sei mesi, ormai, dall'inizio delle proteste in Tunisia e in Egitto, in un momento cruciale per l'onda che sta scuotendo il Nord Africa e il Medio Oriente, giunge il mese sacro dei musulmani. Esso è anche un tempo privilegiato di incontro tra la gente nel mondo musulmano, in un certo senso anche il momento in cui si tirano le somme...
I ragazzi di Rothschild Boulevard
Giovani accampati per protesta sotto le tende nel centro di una città del Medio Oriente. L’accostamento con la piazza Tahrir del Cairo viene subito alla mente. Ma questa volta succede in Israele, nel cuore di Tel Aviv. E diventa così un fenomeno che vale la pena di osservare un po’ più in profondità.
Boicottaggi e libertà d’espressione
D’ora in poi in Israele sarà illegale promuovere il boicottaggio dei prodotti che vengono dagli insediamenti. Lo stabilisce una legge appena approvata dalla Knesset. E che è ovviamente al centro delle discussioni anche sui media israeliani, che mai come in queste ore stanno mostrando il pericoloso grado di polarizzazione raggiunto dall’opinione pubblica.
Di sentenze e contese
È sempre un tasto molto delicato in Israele il rapporto tra la religione e la legge dello Stato. E proprio tre vicende tratte dalle cronache di questi giorni lo mostrano chiaramente: il dibattito sulle gravi affermazioni di un rabbino circa il diritto bellico, l'indicazione della religione d'appartenenza sulle carte d'identità, una sentenza sulla moschea di Be'er Sheva.
I risvolti della crisi siriana
Ogni giorno che passa la crisi in Siria si fa sempre più complessa: le ultime notizie parlano di un concentramento delle truppe siriane nell'area della frontiera turca dove si sono ammassati nei giorni scorsi i profughi. Intanto Israele guarda con preoccupazione ai possibili «diversivi» che Hezbollah potrebbe mettere in campo per aiutare Assad. Dunque, il pericolo che la crisi siriana travalichi i confini è molto serio.
È questione di sguardi
Qual è il pericolo più grande che corriamo di fronte al conflitto in Medio Oriente? Quello di essere così presi dalle notizie e dalle analisi della realtà, da non avere più occhi per vedere. È quanto vien da pensare in questi giorni leggendo due testimonianze che ci dicono quanto potrebbe essere diverso il nostro sguardo se davvero partissimo da ciò che vediamo.
Israele, Siria e Libano, confini roventi
Per la seconda volta in pochi giorni ci sono stati dei morti ieri sulle alture del Golan. I palestinesi dei campi profughi siriani hanno provato a «ritornare in Palestina» e i soldati israeliani hanno sparato. La lettura prevalente è che la Siria voglia far crescere la tensione con Israele come diversivo rispetto alla repressione delle proteste contro Bashar Assad, ma è il Libano da tener d'occhio.