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Il rilancio del piano di pace arabo
Il vertice della Lega Araba in corso a Riyadh ha rilanciato ieri il Piano di pace arabo del 2002 per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Un Piano che mette sul tavolo la disponibilità da parte dei 22 Paesi arabi a riconoscere Israele in cambio della nascita di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Ci si chiede se possa finalmente essere la strada giusta. Vi riferiamo il punto di vista dell'analista israeliano Yossi Alpher su bitterlemons.org, voce piccola, ma molto letta nei circoli della diplomazia internazionale.
Rimpianto di una città-giardino
Il prossimo anno Tel Aviv compie 100 anni. Ma che tipo di città sta diventando? È la domanda che si è posto in questi giorni sul quotidiano Haaretz l'architetto e urbanista Israel Goodovitch, il quale proprio non ama i grandi grattacieli in costruzione nella più moderna città israeliana. Goodovitch ricorda ai suoi connazionali come negli anni Trenta Tel Aviv fosse stata pensata come una «città giardino».
Perché la Striscia di Gaza non diventi un altro Libano
In un articolo sul Jerusalem Post il giornalista Tommy Lapid, già ministro nel penultimo governo Sharon, esamina (e rifiuta) l'idea che circola tra le destre israeliane: riprendere il controllo militare della Striscia di Gaza e avviare una meticolosa ricerca degli armamenti che Hamas sta ammassando, per evitare che il movimento islamista raggiunga la capacità operativa degli hezbollah libanesi. L'invasione, scrive Lapid, non darebbe frutti. Meglio tenere duro con l'embargo al governo palestinese per indurlo a più miti consigli. Senza escludere estremi rimedi.
Il Medio Oriente è a una svolta?
Arabia Saudita e Iran dialogano e questa è una buona notizia per chi teme una guerra che sembrerebbe imminente. Si apre un nuovo capitolo per il Medio Oriente? Se lo chiede un giornalista di Gulf News, il quotidiano degli Emirati Arabi Uniti, a pochi giorni dal vertice della Lega Araba che si terrà a Ryad verso fine marzo. All'ordine del giorno l'iniziativa di pace dell'Arabia Saudita che propone tra l'altro il riconoscimento di Israele da parte degli Stati arabi in cambio di un ritiro dai Territori occupati.
Quattro regole di civiltà
I più accorti navigatori di Internet conoscono l'esistenza della netiquette, un semplice galateo a cui ispirare le proprie interazioni con l'universo virtuale, così da mantenere degno il livello di comunicazione tra persone.
Qualcuno, come Bradley Burston nel blog che pubblica sul sito del quotidiano israeliano Haaretz, propone poche e chiare regole anche ai lettori che vogliono intervenire nel suo forum. E molti contributi restano sulla porta.
Israele visto da Manhattan
Non tutti gli ebrei del mondo sostengono Israele allo stesso modo. Anche all'interno della grande comunità ebraica statunitense ci sono approcci diversi. Ne parla Samuel Freedman nella sua rubrica sul quotidiano The Jerusalem Post.
La via stretta dei profughi
Non c'è tema che in Medio Oriente divida di più della questione dei profughi palestinesi. Da parte israeliana ogni accenno a questo argomento è visto come una minaccia all'esistenza stessa dello Stato ebraico. Da parte araba, all'opposto, si continua ad alimentare il mito delle chiavi di casa, ancora custodite nei campi profughi dalle famiglie sfollate nel 1948 con la costituzione dello Stato di Israele. Il risultato è che la questione dei profughi rimane il grande argomento tabù di ogni negoziato politico sul conflitto israelo-palestinese. Un articolo del quotidiano libanese The Daily Star lancia un sasso nello stagno.
Tempo di Purim
La festa ebraica di Purim viene frettolosamente presentata come una sorta di carnevale ebraico. In realtà ricorda la storia di Ester, l'ebrea sposa del re persiano Assuero che salvò il suo popolo da un eccidio. Nell'attuale contesto storico, la festa si presta a riferimenti all'Iran di Ahmadinejad.
Perché La porta di Jaffa
Questo spazio prende il nome da una delle più celebri porte della città vecchia di Gerusalemme. Ogni porta che si rispetti è anche luogo di incontro. Il senso di questo crocevia virtuale è di provare a far passare attraverso questa porta alcune voci e opinioni che in Medio Oriente esistono ma non sentiamo mai perché, soprattutto in Italia, siamo vittima di un'informazione stereotipata.
Cura questa sezione il giornalista Giorgio Bernardelli.
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Questione di toponomastica
La toponomastica ha un suo peso. Anche in Israele, dove qualcuno si interroga sull'opportunità di conservare il nome di alcune vie dedicate a personalità che hanno operato scelte controverse quando non censurabili. Seguiamo il ragionamento di Shahar Ilan pubblicato sul quotidiano Haaretz.