La porta di Jaffa
Israele visto da Manhattan
Non tutti gli ebrei del mondo sostengono Israele allo stesso modo. Anche all'interno della grande comunità ebraica statunitense ci sono approcci diversi. Ne parla Samuel Freedman nella sua rubrica sul quotidiano The Jerusalem Post.
La via stretta dei profughi
Non c'è tema che in Medio Oriente divida di più della questione dei profughi palestinesi. Da parte israeliana ogni accenno a questo argomento è visto come una minaccia all'esistenza stessa dello Stato ebraico. Da parte araba, all'opposto, si continua ad alimentare il mito delle chiavi di casa, ancora custodite nei campi profughi dalle famiglie sfollate nel 1948 con la costituzione dello Stato di Israele. Il risultato è che la questione dei profughi rimane il grande argomento tabù di ogni negoziato politico sul conflitto israelo-palestinese. Un articolo del quotidiano libanese The Daily Star lancia un sasso nello stagno.
Tempo di Purim
La festa ebraica di Purim viene frettolosamente presentata come una sorta di carnevale ebraico. In realtà ricorda la storia di Ester, l'ebrea sposa del re persiano Assuero che salvò il suo popolo da un eccidio. Nell'attuale contesto storico, la festa si presta a riferimenti all'Iran di Ahmadinejad.
Perché La porta di Jaffa
Questo spazio prende il nome da una delle più celebri porte della città vecchia di Gerusalemme. Ogni porta che si rispetti è anche luogo di incontro. Il senso di questo crocevia virtuale è di provare a far passare attraverso questa porta alcune voci e opinioni che in Medio Oriente esistono ma non sentiamo mai perché, soprattutto in Italia, siamo vittima di un'informazione stereotipata.
Cura questa sezione il giornalista Giorgio Bernardelli.
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Questione di toponomastica
La toponomastica ha un suo peso. Anche in Israele, dove qualcuno si interroga sull'opportunità di conservare il nome di alcune vie dedicate a personalità che hanno operato scelte controverse quando non censurabili. Seguiamo il ragionamento di Shahar Ilan pubblicato sul quotidiano Haaretz.