La porta di Jaffa
Abu Mazen si fa da parte
Mahmoud Abbas lascia. Ma che cosa succederà ora nella politica palestinese? Dopo l'annuncio del presidente di non voler correre per la rielezione nelle elezioni annunciate per il 24 gennaio, le analisi sui quotidiani del Medio Oriente sono contrassegnate da una grande incertezza. Una cosa è certa: c'è il rischio che finisca definitivamente l'era iniziata con Oslo. Quale sia il motivo che ha spinto il presidente palestinese, più noto come Abu Mazen, a ufficializzare la sua scelta appare molto chiaro: la retromarcia di Hillary Clinton sulla questione degli insediamenti israeliani è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
La Spianata rovente
È arrivato un altro fine settimana e si guarda ancora con preoccupazione alla Spianata delle Moschee e al Muro del Pianto. Sette giorni fa ci sono stati nuovi scontri, che puntualmente hanno fatto capolino nei nostri tg. Ma che cosa sta succedendo davvero? L'impressione è che non si percepisca quanto a Gerusalemme in questi ultimi tempi si stia scherzando col fuoco. Scontiamo il problema di un Medio Oriente raccontato sempre e solo in chiave politica, senza capire che l'elemento religioso non è un mero fatto di colore.
Ripartiamo da Ginevra
C'erano una volta gli Accordi di Ginevra, l'iniziativa «ufficiosa» di pace promossa dagli ex negoziatori Yossi Beilin e Yasser Abed Rabbo, firmata nel 2003. Un documento che si proponeva di indicare un quadro concreto attraverso cui delineare la famosa soluzione dei due Stati per due popoli in Terra Santa. C'era una volta. Ma in realtà c'è ancora. E in queste ultime settimane ha fatto un passo avanti molto importante. Anche se nessuno ce lo ha raccontato. Ricapitoliamo i fatti...
Attenti a Libano e Yemen!
Uno dei grossi limiti delle analisi sul Medio Oriente che siamo abituati a leggere in Italia è che ci si ferma sempre e solo a Israele e alla Palestina. Invece ci sono anche altre situazioni che sono di fondamentale importanza per capire dove sta andando l'intera regione. Lo spiegano bene due articoli usciti in questi giorni e che parlano del Libano e dello Yemen.
Verso la terza intifada?
Sono di nuovo ore di grande tensione a Gerusalemme intorno alla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio (a seconda del punto di vista da cui si guarda questo luogo). Dopo gli incidenti della settimana scorsa gli occhi sono puntati sulla preghiera di oggi. Sta davvero per scoppiare la terza intifada? In Medio Oriente è sempre impossibile fare previsioni. C'è però un punto che deve essere chiaro: le questioni religiose sono ancora una volta un pretesto. Gli animi si infiammano sempre quando il contesto politico appare bloccato.
Gaza piange ancora
Si parla tanto in questi giorni - e giustamente - del rapporto Goldstone, il rapporto presentato al Consiglio Onu dei diritti umani sulla guerra di gennaio a Gaza, in cui vengono rivolte gravi accuse a Israele. Quello però che si rischia di dimenticare è che non stiamo affatto parlando di una vicenda conclusa. Il problema Gaza resta in tutta la drammaticità delle sue contraddizioni. Alcuni articoli ci aiutano a capirlo.
Incontri impossibili?
Martedì 22 settembre a New York avrà luogo un vertice a tre fra Barack Obama, Abu Mazen e Benjamin Netanyahu. Piuttosto che parlare dei temi classici del conflitto (su cui da mesi non arrivano risposte) sarebbe bello che il presidente palestinese e il premier israeliano fossero invitati a prestare attenzione a due notizie apparse in questi giorni su alcuni quotidiani del Medio Oriente. Due storie che raccontano la quotidiana insostenibilità di questo conflitto...
I giacimenti di Giacobbe
Non c'è analisi sul Medio Oriente che non indugi sulla questione del petrolio. Ma c'è un aspetto che sta passando abbastanza inosservato: il dilagare anche in Israele della febbre dell'«oro nero». Che - come tutto quello che succede a Gerusalemme - si riveste anche di significati decisamente inaspettati. Partiamo da una notizia che riferita ieri da Arutz Sheva, l'agenzia vicina al mondo dei coloni: a ottobre nella zona del Mar Morto inizierà una serie di indagini per stabilire se nella zona vi sono giacimenti di petrolio e gas naturale. Non si tratta di un'indagine peregrina...
In Rete per la pace
Quando si parla di Terra Santa restiamo sempre tutti affascinati dalla sua lunga storia. Ma Israele e la Palestina sono prima di tutto luoghi veri di oggi, luoghi vivi e soprattutto luoghi abitati da tanti giovani. Non stupisce - dunque - che anche qui spopolino i social network, la nuova frontiera delle reti informatiche. A questo proposito rilanciamo questa settimana due storie interessanti.
La Shoah a sproposito
Gira e rigira il discorso va a finire sempre lì. Qualsiasi cosa accada in Medio Oriente il termine di paragone è la Shoah. In un gioco che non è affatto innocente, perché rischia sempre di coprire con una coltre di emotività l'analisi di questioni che invece sono complesse. Per questo motivo è una buona notizia il fatto che - su due quotidiani israeliani - due voci significative denuncino i rischi di questa cattiva abitudine.