Kushari
Alla ricerca di nuovi equilibri
Con più di duemila dirigenti, di alto e medio livello, incarcerati, in Egitto la Fratellanza Musulmana è decapitata e le proteste dei sostenitori di Mohammed Morsi stanno lentamente scemando. Ci si chiede se la Fratellanza riuscirà a sopravvivere a quest’ondata di repressione, e se sì, in che modo. Anche il sostegno sostanzialmente acritico che la maggioranza degli egiziani ha accordato all’esercito suscita interrogativi sul presente e sul futuro del Paese.
Cristiani e musulmani, in Egitto di nuovo una sola mano
Si sente spesso dire, a proposito dell’Egitto di oggi, che è una nazione spaccata in due, da una parte i Fratelli Musulmani e i loro alleati (principalmente islamisti di altri gruppi), e dall’altra i «liberali» e i militari. In realtà, il Paese sembra aver recuperato una grande compattezza nel respingere il progetto di Stato e di società, del quale la Fratellanza Musulmana si è fatta portatrice nei mesi passati...
El Baradei e la terza piazza
Nelle ultime settimane, Mohammed el Baradei è tornato ad essere bersaglio di strali incrociati per aver sostenuto che si debba trovare una soluzione politica alla crisi attuale, aprendo un confronto con i Fratelli Musulmani, senza ricorrere né alla loro demonizzazione, né alla violenza indiscriminata per sgomberare i loro sit-in. Posizioni simili potrebbero offrire un decisivo contributo per far uscire l’Egitto dal tunnel. Ce la faranno?
Egitto, da dove ricominciare?
Non c’è pace per l’Egitto e nemmeno se ne intravvede la parvenza all’orizzonte. I Fratelli Musulmani non cedono di un millimetro. Il loro principale antagonista, il generale Abdel Fattah el-Sisi, convoca la piazza – che risponde in massa – a sostegno della «guerra al terrorismo». Il governo civile da poco nominato stenta a far sentire la propria flebile voce. E intanto, dentro il popolo, ci sono vari schieramenti.
Che ne sarà dei Fratelli Musulmani?
Dopo la destituzione di Mohammed Morsi, seguita da alcuni giorni di scontri sanguinosi ed enormi tensioni, sull’Egitto è calata una sorta di calma surreale, dovuta sostanzialmente all’inizio del digiuno di Ramadan. I sostenitori di Morsi sono ancora in piazza, decisi a proseguire il loro sit-in, e anche molti suoi oppositori sono ancora per le strade, pronti a riprendere le proteste, se necessario. Nel frattempo ci si interroga sul futuro della Fratellanza Musulmana. Quale strada deciderà di imboccare?
Perché l’esercito?
Difficile scrivere dell’Egitto in queste ore. Il mondo occidentale pare disorientato di fronte all’enorme massa di persone che, il 30 giugno scorso, si è riversata nelle strade di tutto il Paese, da nord a sud, per chiedere le dimissioni di un presidente, Mohammed Morsi, eletto soltanto un anno fa. Che senso assume, in un simile contesto, la nuova discesa in campo dei militari?
Il valore della cultura
Nel clima di tensione crescente che pervade il Paese all’avvicinarsi delle grandi manifestazioni del 30 giugno prossimo contro il presidente Morsi (e con un occhio ben puntato sulla Turchia), le proteste locali e settoriali continuano a sbocciare ovunque in Egitto. Ma una su tutte attira l’attenzione pubblica: il sit-in di artisti e intellettuali sotto l’ufficio del nuovo ministro della Cultura.
Un raggio di sole per una goccia d’acqua
L’estate avanza in Egitto, portando con sé l’incubo quotidiano dei black out. Per ore ed ore, a rotazione, interi quartieri restano privi di energia. Con le temperature che superano i quaranta gradi, ciò significa morire di caldo. Nei negozi e nei supermercati le merci si rovinano e i clienti fuggono dai locali roventi. Problemi di vecchia data che il governo non sa risolvere. Mentre lontano dalla capitale c'è chi si ingegna a trovare soluzioni nuove...
Tamarrud: una ribellione pacifica
A poco più di un mese dall’anniversario dell’insediamento del presidente Mohammed Morsi, sta prendendo rapidamente quota una nuova iniziativa di protesta popolare, alla quale è stato dato il nome di Tamarrud, cioè ribellione, disobbedienza, ammutinamento. Una ribellione pacifica, però, anche se non per questo meno insidiosa...
Non mentire, papà!
Mesi fa, sui social network, è circolato un video che mostrava alcuni agenti della polizia egiziana intenti a malmenare brutalmente un uomo completamente nudo. Il video ha fatto una breve comparsa anche fra le notizie dei nostri telegiornali, come prova che la polizia egiziana non ha mutato i suoi metodi dopo la caduta di Mubarak. Il seguito della vicenda non ce l'hanno raccontato, ma val la pena di conoscerlo perché è molto significativo...