Kushari
Mohammed Yousry Salama, un uomo libero
Il 25 gennaio l’Egitto ha ricordato la rivoluzione del 2011 fra attentati, scontri, decine di morti, centinaia di feriti e migliaia di arresti. Piazze e strade erano divise in tre: i pro-militari radunati a Tahrir, il Fronte Rivoluzionario sparso nelle vie circostanti; gli islamisti pro-Morsi ovunque. Tre gruppi che reclamano la paternità della rivoluzione. Una paternità a cui però non hanno diritto esclusivo, perché appartiene a tutti gli egiziani. A tanti volti a noi poco noti, come quello di Mohammed Yousry Salama.
Tamarrud 2, per un cambio di rotta
Se c’è una cosa che la rivoluzione del 2011 ha insegnato agli egiziani è l’espressione del dissenso. Persino il celebre Tamarrud, il movimento fluido e variegato che ha riscosso il maggior successo in Egitto negli ultimi tre anni, portando alla fine del governo islamista di Mohammed Morsi, ha dovuto farne le spese. Negli ultimi mesi del 2013, infatti, è emersa una fronda interna di dissenso auto-nominatasi: Tammarud 2.
Mona Mina, una donna che dà speranza
L’Egitto, in questi giorni, è di nuovo scosso da un’ondata di attentati, prevalentemente diretti contro le sedi di polizia ed esercito. Persino in questo clima, tuttavia, può succedere che una buona notizia restituisca la speranza. È accaduto una decina di giorni fa, con la nomina della dottoressa Mona Mina alla carica di segretario generale del sindacato dei medici. Cristiana, specializzata in pediatria, è la prima donna a raggiungere questa posizione, ma anche la prima persona non appartenente alla Fratellanza Musulmana a rivestire questo ruolo.
Egitto, identità e Costituzione
Secondo quanto annunciato dal presidente ad interim Adly Mansour, il referendum costituzionale si terrà il 14 e 15 gennaio 2014. Nel frattempo, prosegue il serrato dibattito sui vari articoli della nuova bozza costituzionale. Altrettanto interessante, tuttavia, è il confronto dei preamboli delle ultime Costituzioni. È nei preamboli, infatti, che possiamo meglio riconoscere il riflesso dei conflitti e delle problematiche che l’Egitto ha attraversato nell’ultimo mezzo secolo.
Il ministero dell’Interno rialza la testa
Nei giorni scorsi al Cairo il presidente ad interim Adly Mansour ha firmato una nuova «legge anti-proteste». Soffocare ancora il diritto a manifestare è una mossa politica sconsiderata, in un Paese in cui, dopo tre anni di rivolte, elezioni, rovesciamenti di governo e battaglie fra istituzioni, l’unico vero spazio di partecipazione politica che ha qualche efficacia è ancora la piazza.
La battaglia di via Mohamed Mahmoud: un anniversario conteso
Nella piccola rotonda erbosa al cuore di piazza Tahrir, al Cairo, sta sorgendo un monumento alla memoria dei martiri della battaglia di via Mohamed Mahmoud, il cui secondo anniversario cadrà il 19 novembre. Per i tanti giovani che il 19 novembre 2011 manifestavano contro il governo militare del feldmaresciallo Mohamed Tantawi, si tratta dell’ennesimo tentativo di appropriazione della memoria della rivoluzione da parte dell’establishment politico-militare.
La bufera Bassem Youssef
In Egitto, la questione del diritto alla libertà di espressione è tornata prepotentemente alla ribalta nelle ultime due settimane. Erano in molti ad aspettarsi che sarebbe accaduto, con il ritorno in tivù del comico Bassem Youssef, ormai celebre anche all’estero, e del suo programma satirico al-Barnameg. Gli islamisti lo aspettavano al varco, pronti a dargli dell’ipocrita, se si fosse astenuto dal criticare il generale Abdel Fattah el-Sisi e il nuovo governo...
Al Cairo il militarismo non tramonta
Sarebbero nove milioni le firme raccolte finora nella campagna per sostenere la candidatura del generale Abdel Fattah el-Sisi alle future elezioni presidenziali. La febbre militar-nazionalista, in Egitto, non accenna a diminuire, anche se el-Sisi non ha mai annunciato di volersi candidare alla guida del Paese. L’élite politica che nel 2012-2013 aveva rappresentato l’opposizione al governo Morsi non sembra intenzionata a costruire una reale alternativa agli islamisti e ai militari.
Khaled Said e la lotta per la memoria
A distanza di più di tre anni dal suo brutale assassinio, avvenuto il 6 giugno 2010, il giovane Khaled Said tormenta ancora la coscienza egiziana. Picchiato a morte dalla polizia davanti agli occhi di un pubblico attonito, è lui la prima e più emblematica icona della rivoluzione del 2011. Il processo ai poliziotti che hanno torturato e assassinato Khaled, e che hanno tentato di coprire il delitto con la complicità del medico legale, si trascina da un triennio, finora senza frutto...
Un Social Forum a Ismailiya
La generazione di giovani egiziani che è «rinata» in piazza Tahrir continua a «premere» sulla politica, sulla società e su tutti i suoi attori con tutto il peso demografico e creativo di cui è portatrice. Un sintomo fra altri di questa incessante «pressione» è quanto succederà a Ismailiya fra il 7 e il 10 novembre 2013, una delle città ribelli del Canale di Suez, che a inizio 2013 avevano dato vita a una dura disobbedienza civile nei confronti del governo islamista.