Vezzo estetico o rivendicazione sociale? Molti non faticano ad affermare che le donne persiane sono tra le più belle al mondo: i lineamenti particolari, il taglio degli occhi, l’incarnato e il tipico naso pronunciato. Eppure, in Iran, è sempre più frequente vedere donne con il vistoso cerotto al naso di chi ha appena subito un intervento di chirurgia plastica: si contano 90-100 mila interventi l’anno.
Ali Asghar Shirazi, un famoso chirurgo di Teheran, spiega l’origine di questo fenomeno: la volontà di ottenere un naso più piccolo, ma soprattutto, «per le donne che devono coprirsi il viso secondo l’usanza dell’islam sciita, il desiderio di perfezione per l’unica cosa che esse possono mostrare». Un modo insomma per rivendicare il controllo di sé mostrando dei connotati differenti, per riappropriarsi di una femminilità spesso costretta ad essere celata.
Il fenomeno sta diventando sempre più vistoso in Iran, è già da qualche anno molto diffuso in diversi Paesi del Medio Oriente come il Libano, dove addirittura molte banche concedono ingenti prestiti per gli interventi di rinoplastica. A Teheran e nelle altre città iraniane ha assunto proporzioni davvero imponenti. E le donne non esitano a indebitarsi o trovare stratagemmi per ottenere i soldi sufficienti all’operazione, come ha fatto Hanieh: «Ho detto alla banca che mi servivano i soldi per comprare una macchina, e dopo averla presa l’ho venduta utilizzando i proventi per l’intervento». Anche Shereen, 23 anni, di Isphan, confida ad un blog la sua soddisfazione: «Non tolleravo più che le mie amiche si rifacessero il naso e che i ragazzi guardassero loro piuttosto che me».
Atefeh è stata abbandonata dal marito (che aveva sposato con un matrimonio temporaneo, una pratica ancora diffusa in certi Paesi di cultura musulmana). Per lei la chirurgia estetica è un fattore di riscatto: «Lo vedo come un modo per migliorare il mio aspetto, per avere una nuova vita sociale e un maggior grado di fiducia in me stessa. Ho sempre pensato che mi mancasse qualcosa per essere bella e mi sentivo a disagio con la gente. Ora mi sento molto meglio e guardo a nuove possibilità».
Il fenomeno – che recentemente sta toccando in maniera sempre più massiccia anche gli uomini – ha trasformato Teheran in una delle capitali della chirurgia platica, con ingenti investimenti anche nel campo della ricerca. Non è da escludere anche un’imminente entrata in scena di banche e lobby nate ad hoc. Lo Stato iraniano però, preoccupato da questa moda, ha dichiarato illegale l’apparizione televisiva sulle reti nazionali di attori dai lineamenti contraffatti o modificati. Una presa di posizione per cercare di arginare un fenomeno che sta diffondendosi sempre più tra i giovani persiani. Di rimando, il crescente potere d’acquisto dei cittadini iraniani (che promette di aumentare ulteriormente in seguito alla fine dell’embargo internazionale) potrebbe vanificare qualsiasi veto. Televisione o no, sempre più donne sono disposte a indebitarsi per potersi permettere l’intervento, ipotecando addirittura le proprie case.
Le proporzioni del fenomeno, dicevamo, sono strabilianti. Già tre anni fa la Società di ricerca rinologica iraniana condusse uno studio in collaborazione con la Johns Hopkins University negli Stati Uniti. Il risultato fu che il numero di addetti nel settore della rinoplastica iraniana risultava sette volte superiore a quello degli Usa.
Ma il pericolo è dietro l’angolo: considerata la crescente domanda, molte operazioni vengono effettuate da avventurieri senza scrupoli, sprovvisti delle necessarie competenze e licenze sanitarie. A Teheran il Centro di studi strategici Arya ha pubblicato un rapporto nel quale si evidenzia un dato inquietante: solo 157 chirurghi estetici hanno una regolare autorizzazione, ma nella capitale sarebbero 7 mila i centri di rinoplastica.