(g.s.) – Sin dalle pagine della Bibbia, l’ebreo è abituato a interloquire con Dio anche in modo polemico, talvolta quasi sfrontato, per far valere gli argomenti dell’umano al cospetto del Divino. Non può stupire, dunque, che drammaturghi israeliani come Anat Gov (nata nel 1953 e stroncata da un cancro nel 2012) concepiscano un lavoro come questo Oh mio Dio! che l’editore Giuntina ora propone anche ai lettori di lingua italiana.
Il testo è in forma di sceneggiatura. Tre i personaggi: Ella, psicologa e madre single; il figlio adolescente Lior, affetto da autismo; un anziano paziente che si presenta ad Ella per un consulto urgente e che le confessa di essere Dio. Lui ha bisogno di sfogarsi con qualcuno e ha scelto come interlocutore proprio questa psicologa atea. Ben presto il dialogo si fa incalzante e Dio scuote le sicurezze di Ella, ricordandole che di fatto lei gli si rivolge ogni sera da decenni, per un motivo o per l’altro, recriminando per questo o quell’aspetto della giornata.
Il dialogo tra i due personaggi prosegue in modo arguto e ironico. Spesso sembra sfiorare il blasfemo, ma il rimando, anche esplicito, del testo è a Giobbe. L’uomo «integro e retto» che nella Bibbia sfida le convenzioni religiose ed osa intentare un suo personale processo a Dio, responsabile delle sventure non meno che delle benedizioni che hanno reso prospera e tragica la sua esistenza.
La lettura – in modo leggero, ma non sciocco – ripropone l’imperituro «braccio di ferro» tra scetticismo e fede.
Anat Gov
Oh Dio mio!
Giuntina, Firenze 2016
pp. 96 – 10,00 euro