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Un salto all’Educational Bookshop di Gerusalemme Est

Arianna Poletti
29 novembre 2016
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Un salto all’<i>Educational Bookshop</i> di Gerusalemme Est
È difficile non trascorrere lunghi momenti in lettura tra gli scaffali della libreria. (foto Educational Bookshop)

Volete saperne di più sul conflitto israelo-palestinese? O sulla cultura e la storia dei palestinesi? Allora a Gerusalemme Est non potete perdervi l'Educational Bookshop.


Abbandonati il clamore delle voci e l’aroma delle spezie, dopo essersi fatti strada tra venditori e bancarelle, verso la fine della via principale di Gerusalemme Est ci si specchia in una vetrina insolita. Al numero 19 di via Salah Eddin, l’Educational Bookshop della famiglia Muna attira ogni giorno molti curiosi. Per il freelance canadese Marcello Di Cintio è «uno di quei posti pericolosi dove finisco sempre per comprare qualcosa», ma la libreria ha l’aria di essere un’oasi pacifica.

Ahlan w sahlan! Così si è accolti da Nihad, uno dei membri della famiglia che gestisce la libreria dal 1984. «Sette anni fa abbiamo deciso di rinnovare tutto», spiega Nihad. Così oggi la libreria si articola su tre piani: entrando i libri in inglese e la caffetteria, al primo piano qualche tavolo dove sedersi a discutere davanti a una tazza di caffè arabo o tè, al piano inferiore i libri in arabo e una piccola sala per conferenze.

La particolarità è quella di essere «una libreria specializzata sulla tematica del conflitto», ci spiega Nihad. Troviamo comunque qualche manuale più generico sulla storia e l’attualità del Medio Oriente, ma, in effetti, molti dei titoli dei libri che ci circondano evocano il conflitto israelo-palestinese. Ciascuno ne dà una diversa prospettiva, in arabo o in inglese che siano. Gaza, l’occupazione, la questione identitaria palestinese, il futuro di queste terre tra accordi e noncuranza: sono solo pochi esempi. «Il nostro cliente tipo è chiunque voglia saperne di più sul conflitto: accogliamo molti stranieri, ma anche alcuni locali, palestinesi e israeliani», osserva Nihad. E aggiunge: «Anche se non possediamo libri in ebraico, abbiamo comunque alcuni clienti israeliani interessati ad una visione diversa del conflitto». Quindi l’origine conta poco: i lettori ci si recano alla ricerca di chiarimenti, per discutere insieme o assistere agli eventi organizzati, come conferenze o presentazioni. Anche per questo il nome dell’esercizio è cambiato: dall’arabo Al-maktaba al-‘ilmiya si è passati alla versione inglese, più immediata per una clientela così eterogenea com’è quella dell’Educational Bookshop.

Tra i tanti invitati, storici israeliani come Ilan Pappe, Shlomo Sand e la professoressa palestinese in esilio nel Regno Unito Ghada Karmi sono passati per la libreria di Salah Eddin Street, che coopera e organizza eventi anche in collaborazione con altri centri culturali di Gerusalemme, come l’Ecole Biblique, il Centro svedese di studi cristiani, l’Istituto Francese e l’Istituto Kenyon.

Secondo l’editore australiano Lonely Planet, l’Educational Bookshop di Gerusalemme Est sarebbe la migliore libreria in Israele e nei Territori Palestinesi e la terza migliore del Medio Oriente. Qui a Gerusalemme il successo di questa libreria è innegabile, tanto che è difficile trovarla vuota. Ci sarà sempre qualcuno che sfoglia le pagine di un libro, che legge qualche verso di Mahmoud Darwish, qualche passaggio di Amos Oz.

Di Clintio ha ragione: si finisce sempre per comprarlo, quel libro, ma solo dopo aver condiviso un buon caffè e qualche consiglio.

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