(g.s.) – Ai margini del centro urbano israeliano di Rosh Ha-Ayin, non lontano da Tel Aviv e sulla linea di demarcazione con i Territori palestinesi di Cisgiordania, gli archeologi hanno riportato alla luce una vasca ipogea per la raccolta delle acque antica di 2.700 anni (cioè dell’Età del Ferro).
Il sistema ideato per immagazzinare le acque piovane nella stagione umida e riutilizzarle nei periodi di siccità è stato scoperto durante indagini archeologiche preventive in un’area su cui è prevista l’edificazione di nuovi complessi residenziali.
Secondo gli studiosi la cisterna doveva risultare colma al termine dell’inverno, se si ipotizzano 500 millimetri di precipitazioni stagionali. La vasca è lunga 20 metri e profonda 4. La sovrastava un edificio con muri lunghi una cinquantina di metri. Probabilmente non si trattava di una semplice fattoria, come altre che sorgevano nella zona dopo la distruzione del Regno di Israele nel 720 a.C e sotto la dominazione assira. L’edificio ospitava forse un centro amministrativo con giurisdizione sulle aziende circostanti, o almeno così ipotizza l’archeologo Gilad Itach, responsabile degli scavi a Rosh Ha-Ayin.
L’archeologo Gilad Itach illustra – in inglese – la cisterna ritrovata.
È lo stesso archeologo a segnalare altri elementi interessanti rivenuti nel sito: cocci di vasellame utilizzato probabilmente per attingere l’acqua dalla cisterna e varie figure incise sui muri del sotterraneo in epoca più tarda: si va dalle croci, ai motivi vegetali per giungere fino alla raffigurazione di esseri umani: almeno sette figure che misurano tra i 15 e i 30 centimetri in altezza.