La tensione potrebbe calare a Gerusalemme. Nel cuore della notte scorsa gli operai hanno cominciato a smantellare i varchi elettronici con rilevatori di metalli montati solo pochi giorni. Il governo israeliano ha infatti annunciato, con un comunicato diffuso questa mattina presto, di aver rimosso tutti i metal detector installati la settimana scorsa alle entrate della Spianata delle Moschee a Gerusalemme, terzo luogo santo dell’Islam (il sito è anche il luogo più sacro del giudaismo, che lo qualifica con il nome di Monte del Tempio).
Quando la notizia di questa decisione ha iniziato a diffondersi, centinaia di palestinesi si sono radunati davanti ad una delle entrate della Spianata per festeggiare. Uno dei presenti ha anche lanciato un fuoco d’artificio, suscitando l’intervento della polizia israeliana che ha disperso il gruppo con il lancio di granate assordanti.
Le autorità musulmane a Gerusalemme hanno chiesto ai fedeli di continuare a boicottare la Spianata delle Moschee. «Nessun ingresso nella moschea di al-Aqsa sulla Spianata fino a quando un comitato tecnico del Waqf (l’organismo che gestisce i beni musulmani a Gerusalemme est, ndr) non avrà fatto una valutazione e fino a quando la situazione non sarà tornata com’era prima del 14 luglio», data dell’attacco contro due poliziotti israeliani che ha portato lo Stato ebraico a installare dei nuovi dispositivi di sicurezza, tra cui i metal detector.
L’installazione degli accessi dotati di metal detector ha suscitato la rabbia dei palestinesi, secondo i quali Israele stava tentando di allargare la sua influenza sul luogo santo. In oltre una settimana di tensioni scontri, manifestazioni e nuovi attacchi otto persone hanno perso la vita: cinque da parte palestinese e tre da parte israeliana.
Nella riunione di lunedì sera il gabinetto di sicurezza israeliano si proponeva di smorzare la crescente crisi con i Paesi musulmani e con i palestinesi. Ha così accettato «la raccomandazione di tutti gli organismi di sicurezza di rimpiazzare i controlli con i metal detector con un’ispezione di sicurezza basata su tecnologie avanzate e altri mezzi», ha dichiarato l’ufficio del primo ministro in un comunicato. Cento milioni di shekel (24 milioni di euro) sono stati stanziati per l’acquisto di materiale high-tech e per il rinforzo delle unità di polizia sul posto. Secondo il governo Netanyahu queste nuove misure «assicureranno la sicurezza dei visitatori e dei fedeli» nel luogo sacro e nella città vecchia di Gerusalemme. Il dispiegamento di polizia nel settore sarà aumentato fino a che la nuova tecnologia non sarà installata. Gli addetti della municipalità hanno già cominciato a montare bracci metallici in molte vie della città vecchia per fissarvi nuove telecamere di sorveglianza, hanno rilevato alcuni giornalisti dell’agenzia Reuters.
La decisione di rimuovere i metal detector è stata presa anche dopo una telefonata tra Benjamin Netanyahu e il re Abdallah II di Giordania, secondo quando riporta Petra, l’agenzia di informazione ufficiale del regno hashemita. Il colloquio telefonico aveva come obiettivo quello di disinnescare un’altra crisi, scoppiata ieri tra i due governi, in seguito a un attentato ai danni di un membro del personale diplomatico israeliano ad Amman (l’uomo è rimasto ferito ma, reagendo, ha ucciso il giovane attentatore e un altro giordano presente sul posto). Il sovrano ha chiesto al capo del governo israeliano la rimozione dei metal detector, mentre il primo ministro ha ottenuto di far rientrare in Israele, per tutelarne l’incolumnità, tutto il personale diplomatico ad Amman (incluso l’agente coinvolto nel fatto di sangue).
La Giordania è ufficialmente custode dei luoghi santi musulmani di Gerusalemme e per questo ha giocato un ruolo determinante nella crisi della Spianata delle Moschee.
Il ritiro dei metal detector è stato deciso mentre a New York anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riuniva d’urgenza e a porte chiuse lunedì, per analizzare la situazione a Gerusalemme. Netanyahu ha inoltre parlato con l’emissario del presidente americano Donald Trump, Jason Greenblatt, arrivato ieri in Israele. Nella giornata di lunedì, il coordinatore speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Nikolay Mladenov, ha dichiarato che era «estremamente importante» che la crisi fosse risolta prima di venerdì prossimo, giorno di preghiera per i musulmani, al fine di evitare un aumento delle proteste.