(g.s.) – Nell’ambito delle iniziative che fanno da cornice alla mostra Volti di Palmira ad Aquileia la professoressa Maria Teresa Grassi – docente di Archeologia delle Province romane all’Università di Milano e responsabile della missione congiunta italo-siriana a Palmira dal 2007 al 2010 – è oggi ad Aquileia (Udine) presso il Museo archeologico nazionale, alle 17.15, per presentare il suo libro Palmira. Storie straordinarie dell’antica metropoli d’Oriente. Di seguito riportiamo alcuni stralci tratti dal primo capitolo dell’opera.
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Palmira si trova in un’oasi della steppa desertica siriana, a metà strada fra il Mediterraneo e l’Eufrate, e la sua storia comincia nel II millennio a.C., in sordina rispetto al grande sviluppo dell’area mediorientale. Se ne conosce il nome, Tadmor, iscritto in caratteri cuneiformi su alcune tavolette degli archivi reali di Mari (importante città sull’Eufrate), e ne sono state recuperate le tracce scavando in profondità nell’area dove sorgerà il grande Santuario di Bel. (…) Un vero e proprio centro abitato, con strade, case, officine, si conosce solo a partire dal III sec. a.C., nell’età ellenistica.
La Siria è al centro di uno dei grandi regni sorti alla morte di Alessandro Magno, dopo la dissoluzione del suo impero, e governati dai suoi generali e successori. In Siria il regno seleucide (dal nome del capostipite, Seleuco) ha una precisa data d’inizio, un anno zero, il 312 a.C.
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Il grande sviluppo di Palmira si data all’età imperiale romana ed è tra I e III sec. d.C. che il centro abitato diviene una metropoli, la cui urbanistica è segnata da imponenti complessi pubblici, civili e religiosi. Tale trasformazione è il riflesso della grande ricchezza e prosperità dei signori di Palmira, che hanno progressivamente preso il controllo di buona parte del commercio tra Oriente e Occidente, tra Cina, India, Arabia e il nuovo centro del potere, Roma.
I momenti salienti della trasformazione urbana interessano le aree sacre, con l’erezione di templi monumentali costruiti in pietra e dalle forme occidentalizzanti: innanzitutto il tempio di Bel, la “casa degli dei palmireni”, ma anche il tempio di Baalshamin, il tempio di Nabu e quello di Allat; la costruzione del complesso dell’Agorà, il centro civico di Palmira; la progressiva creazione di una rete di vie colonnate, imponenti arterie cittadine affiancate da portici, finalizzate alla regolarizzazione e al decoro del paesaggio urbano.
Nel tessuto cittadino sorgono anche le sontuose dimore private dell’élite palmirena, peraltro ancora in gran parte da esplorare, mentre sono ben note le sue “case per l’eternità”, cioè le grandi tombe familiari erette nelle necropoli intorno alla città. I ritratti funerari – migliaia – che ricordavano i defunti, il loro nome e la loro genealogia, sono tra le testimonianze più note e più vivide dei palmireni.
Metropoli dell’Oriente romano, nella forma e nella sostanza, la grande e potente Palmira avrà un ruolo di primissimo piano nella crisi che travolge l’Impero alla metà del III sec. d.C. Protagonisti della spettacolare ascesa di Palmira sono Odenato e, dopo il suo assassinio, la moglie Zenobia, la leggendaria regina, sconfitta dall’imperatore Aureliano.
Ma la storia di Palmira non finisce qui, anche se non tornerà più ai fasti dei secoli precedenti.
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Con il Settecento, Palmira entra nell’immaginario collettivo occidentale, come una meta esotica e affascinante, pericolosa e intrigante: la diffusione dei resoconti di viaggio e dei disegni delle rovine eserciterà un fascino che non conoscerà soluzione di continuità, neppure nei secoli successivi.
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I nuovi mezzi di comunicazione, abilmente utilizzati dall’ISIS, che ha occupato Palmira tra maggio 2015 e marzo 2016 (e ancora nel dicembre 2016), hanno capillarmente diffuso le brutali immagini dell’assassinio di Khaled al-As’ad e della distruzione con l’esplosivo dei templi di Bel e di Ba-alshamin. Altre immagini hanno mostrato l’abbattimento di alcune tombe a torre e il crollo dell’Arco Monumentale sulla Grande Via Colonnata. Recenti immagini satellitari (gennaio 2017) mostrano ulteriori danni, al Tetrapilo e al Teatro.
Pur se distruzioni, saccheggi e vandalismi hanno causato danni immensi, gli studi su Palmira e per Palmira non si sono interrotti, e sono state avviate molte iniziative e progetti per condividerne il grande patrimonio culturale, in attesa che l’auspicata fine della guerra possa consentire di immaginarne anche il futuro.
Questa sarà la grande sfida della prossima generazione di studiosi di Palmira.