Per quanto sia eloquente, la figura di Shahbaz Bhatti (1968-2011), il politico pakistano assassinato per la sua difesa delle minoranze religiose in un contesto musulmano avvelenato dall’estremismo, rischia già d’essere dimenticata. Il merito di questo libro è quello di riportarla alla memoria in tutta la sua forza. Shahbaz. La voce della giustizia narra la storia di un cristiano che ha speso la sua vita nella lotta alle ingiustizie. Il racconto nasce da un punto di vista unico: quello di suo fratello Paul.
Qua e là il tono sfiora l’agiografia, sembra esagerare situazioni ed eventi per creare, attorno al suo protagonista, un’aura di bontà che lo avvolge sin dall’infanzia. Ma questo all’autore lo si perdona man mano che si prosegue nella lettura e ci si immerge nell’operato di Shahbaz, fatto di gesti semplici (un regalo, una chiacchierata) capaci di generare potenti effetti nei cuori di chi li vive (una conversione, un atto di giustizia). Il racconto parte dalla vita dei due fratelli Bhatti nel loro villaggio. Figli di una famiglia della minoranza cristiana in Pakistan, Paul e Shahbaz crescono conoscendo e mettendo in pratica i principi evangelici. Ma mentre il primo ha la possibilità di studiare in Italia e alla fine sceglie di rimanervi, fuggendo dalle difficoltà della patria, il secondo dimostra tutta la sua intraprendenza: spinto da un senso di giustizia innato e irrefrenabile, resta in Pakistan e lotta per le minoranze religiose, colpite da false accuse, ingiustizie e discriminazione. Attraverso i propri piccoli mezzi e via via organizzandosi sempre meglio, l’incorruttibile Shahbaz arriva in pochi anni a ricevere un mandato governativo e un ministero tutto suo, quello delle Minoranze religiose. Guadagnandosi sostenitori, stima e rispetto, ma anche molti nemici.
Il libro si snoda così tra la preoccupazione di Paul Bhatti, medico in Italia, per il fratello minacciato di morte e l’ammirazione che le sue azioni generano. Intervallata da ricordi e commenti a posteriori, la narrazione è semplice ma d’effetto, e centra l’obiettivo di raccontare le divisioni di un Paese, insieme alla lotta di un uomo che voleva trasformarlo. La figura di Shahbaz si delinea con chiarezza soprattutto attraverso la descrizione delle sue azioni a difesa dei più deboli, dei rapporti con la famiglia e del lavoro in qualità di ministro, sempre orientato alla ricerca del dialogo. Paul riesce a raccontarne la vita privata con l’affetto che solo un fratello può avere, senza sfociare in sentimentalismi, mostrando il coraggio ma anche i timori di un uomo che è andato testardamente incontro alla morte. Dopo l’omicidio di Shahbaz è proprio Paul a proseguirne il lavoro. Si mette, letteralmente, al suo posto e ha l’occasione di fare quello che avrebbe fatto lui. Riesce così a riportare alla luce anche le storie, le impressioni e i ricordi di colleghi e collaboratori di Shahbaz.
Quest’opera non ha ambizioni letterarie, pur essendo leggibile come un romanzo, né vuole essere una biografia dettagliata. Più che concentrarsi su eredità e traguardi raggiunti, su notizie e indagini storiche, tratteggia il ritratto inedito di un uomo tenace e coraggioso.
Paul Bhatti
Shabaz
La voce della giustizia
ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2017
pp. 168 – 14,00 euro