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In Arabia Saudita il futuro è Neom

Giorgio Bernardelli
30 ottobre 2017
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L'ambizioso principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha svelato i piani di Neom, la città ipertecnologica che sorgerà nel nord ovest del Paese, poco distante da Giordania, Egitto e Israele.


Nella selva di svolte annunciate nelle ultime settimane in Arabia Saudita quella probabilmente più significativa è arrivata in questi giorni. Non a caso a metterci personalmente la faccia davanti a 3.500 invitati in rappresentanza degli ambienti che oggi contano nell’economia globale è arrivato personalmente l’ambizioso principe ereditario Mohammed bin Salman, il trentaduenne rampollo che con il suo piano strategico Saudi Vision 2030 è già oggi il vero timoniere dell’Arabia Saudita. Ed è stato lui – durante l’evento organizzato al King Abdul Aziz International Conference Center e subito soprannominato la «Davos saudita» – a svelare i piani di Neom, la città del futuro che gli al Saud si apprestano a costruire nel nord ovest dell’Arabia Saudita, sulla costa del Mar Rosso, con l’ambizione di dare vita a una sorta di hub globale per il mondo del XXI secolo.

Ha spiegato tante cose Mohammed bin Salman durante la sua presentazione. Intanto il nome – Neom – che sta per Neo-Mustaqbal, una parola latina e una araba che insieme formano l’espressione «nuovo futuro». I sauditi hanno intenzione di investirci la bellezza di 500 miliardi di dollari per farne dal nulla una città all’avanguardia pressoché in tutto. Un luogo che – costruito da zero in un’area desertica ma con un clima più mite rispetto al resto della penisola arabica – è il posto ideale per sperimentare su temi come l’urbanistica, la logistica, l’alimentazione, la mobilità, soluzioni inedite basate sulle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale. Così ad esempio è stata già presentata la prima cittadina ufficiale di Neom, un robot cui – tanto per dare un tocco in più di apertura – è stato pensato di dare l’identità femminile di Sophia.

Al di là di queste notazioni di colore, per chi sarà la nuova città di Mohammed bin Salman? Il modello neanche troppo nascosto è una sorta di Dubai 2.0, polo d’attrazione non solo (e non tanto) per i cittadini sauditi, ma soprattutto per uomini d’affari, imprese e turisti di tutto il mondo che vogliano far parte di questo crocevia del futuro. Del resto globale è il management che sta gestendo il progetto. E tra i partner uno dei nomi citati espressamente dal principe saudita è stato quello di Alibaba, il colosso cinese del commercio elettronico. Tra i motivi che dovrebbero poi trasformare Neom in un polo di attrazione è comparsa anche una parola decisamente inconsueta sulla bocca dei sauditi come entertainment; il che fa pensare a spettacoli e divertimenti un po’ meno di nicchia rispetto alla danza delle spade. Anche perché su una cosa Mohammed bin Salman è stato molto chiaro: Neom nasce come qualcosa dal quale i sauditi si aspettano di guadagnare e anche parecchio; perché il Saudi Vision 2030 è proprio il piano che vorrebbe garantire loro lauti profitti anche quando il petrolio potrebbe non essere più l’affare conveniente di oggi.

Se tutto questo funzionerà oppure no sarà solo il tempo a dirlo. Probabilmente tra non molto, dal momento che – stando almeno ai progetti – Neom dovrebbe cominciare a essere qualcosa di tangibile già dal 2020.

Ci sono però due aspetti che già dagli annunci appaiono comunque molto significativi. Il primo è la posizione geografica: la zona economica speciale che avrà in Neom il suo fulcro si trova nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, nell’area che si affaccia sul Mar Rosso, ai confini con la Giordania e separata solo da una lingua di mare dall’Egitto e dalla città israeliana di Eilat. Questo intanto spiega finalmente perché i sauditi ci tenessero tanto agli isolotti di Tiran e Sanafir, che al Sisi è stato costretto a cedere nonostante l’opposizione molto forte dell’opinione pubblica egiziana. Quegli isolotti si trovano proprio davanti all’area della futura Neom e si parla già di un ponte che attraverso di essi verrebbe costruito per un collegamento terrestre con l’Egitto. Più in generale, però, è significativo tutto lo spostamento verso il Mar Rosso di quello che si propone di essere il nuovo baricentro saudita. Con sullo sfondo anche la questione della nuova alleanza di fatto con Israele che non sarebbe certo in contraddizione con una svolta di questo tipo.

C’è infine la questione della collocazione ideologica di questo progetto, difficilmente compatibile con il rigido wahhabismo che abbiamo conosciuto in questi anni. Da questo punto di vista Mohammed bin Salman ha avuto buon gioco a cavalcare il tema dichiarando, con una frase a effetto, che l’Arabia Saudita vuole tornare alla moderazione anche nella sua visione dell’islam. Resta un’intenzione tutta da verificare (ad esempio: sarebbe stato interessante poter chiedere al principe se tra le meraviglie dell’intelligenza artificiale in una città globale come Neom ci sarà posto per una chiesa). Non è però da escludere a priori. Perché alla svolta del giovane al Saud è funzionale il consenso della generazione di sauditi che ha studiato in Europa o negli Stati Uniti ed oggi, tornata a Riyadh, mal sopporta gli obblighi imposti da una visione retrograda dell’islam (vedi la svolta sulla patente alle donne, per esempio). Questo però non significa automaticamente più libertà in Arabia Saudita. Come infatti osservava velenosamente in questi giorni Middle East Eye (sito vicino al Qatar, oggi arcinemico dei sauditi) proprio mentre Mohammed bin Salman presentava «la sua Disneyland» nel Paese si moltiplicavano gli arresti degli oppositori. Non esattamente un buon viatico per la città globale del futuro.

Clicca qui per leggere la trascrizione della video-intervista in cui Mohammed bin Salman ha presentato a Bloomberg il progetto di Neom

Clicca qui per vedere il sito internet di Neom

Clicca qui per leggere il commento di Middle East Eye

 


 

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