(g.s.) – Il 2 novembre scorso a Londra la premier britannica Teresa May ha ricevuto l’omologo israeliano Benjamin Netanyahu per commemorare insieme, sia pure senza fanfare, il centesimo anniversario della Dichiarazione Balfour, con la quale il governo di Londra si impegnò a riconoscere il diritto degli ebrei a un focolare nazionale in Palestina. In serata i due politici hanno partecipato a una cena con i lord Balfour e Rothschild (nella foto con i due primi ministri), discendenti rispettivamente del mittente e del destinatario della Dichiarazione.
Dai palestinesi l’anniversario è stato salutato con manifestazioni di protesta e la reiterata richiesta di scuse da parte della Gran Bretagna. In una dichiarazione ufficiale, il presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen) – che lo scorso anno aveva annunciato l’intenzione di portare il Regno Unito in tribunale – ha definito la Dichiarazione Balfour «disastrosa», oltre che nulla sul piano giuridico.
«Il popolo palestinese ha sofferto come risultato di quella promessa», sottolinea l’uomo politico. «Noi quindi ribadiamo la nostra richiesta al governo britannico perché chieda pubblicamente scusa al popolo palestinese per la Dichiarazione Balfour e si faccia carico delle conseguenze di quella promessa, risarcendo il nostro popolo sia politicamente che materialmente e moralmente, attraverso il riconoscimento dello Stato di Palestina e un impegno per la fine dell’occupazione della nostra terra».
Il breve testo che il 2 novembre 1917 il ministro degli Esteri britannico Arthur James Balfour indirizzò a lord Walter Rothschild, perché lo portasse a conoscenza della federazione sionista, recitava: «Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni».