Si è svolta dal 13 al 15 novembre la breve visita in Arabia Saudita del cardinale Bechara Rai, patriarca dei cattolici di rito maronita. Per la prima volta un leader religioso cristiano si è recato in viaggio ufficiale nel paese custode dei luoghi più sacri per l’Islam (La Mecca e Medina) e dunque l’evento assume una portata storica. La visita, annunciata meno di due settimane prima, si inserisce nella cornice delle tensioni tra Libano e Arabia Saudita, a seguito delle dimissioni del primo ministro libanese Saad Hariri, annunciate in diretta televisiva, lo scorso 4 novembre, dalla capitale saudita Riyadh. Proprio a Riyadh il patriarca Raï ha incontrato re Salman, il principe ereditario Mohammed bin Salman e il dimissionario Hariri. I colloqui si sono svolti in presenza di altri due vescovi maroniti, Boulos Matar e Boulos Abdelsater, e di quattro ministri sauditi.
Si è trattato di incontri privati, a porte chiuse, le cui informazioni sono state condivise solo con l’agenzia ufficiale dello Stato saudita Spa. Come riporta il quotidiano francofono libanese L’Orient-Le Jour, il disappunto della delegazione di giornalisti per questa decisione si è poi ridimensionato solo quando il patriarca Rai ha parlato alla stampa, dopo un pranzo con l’emiro di Riyadh Fayçal ben Bandar al-Saoud. Il cardinale non è entrato nel dettaglio dei colloqui, che sono stati comunque brevi, come quello con il re Salman, durato ventitré minuti. Rai si però espresso sulla questione delle dimissioni del primo ministro libanese. «Sono assolutamente convinto delle ragioni di questa decisione e sono convinto che sarà necessario che Hariri ne discuta con i presidenti della Repubblica e del Parlamento, nonché con le varie forze politiche», ha dichiarato il capo della Chiesa maronita al suo rientro a Beirut. Il primo ministro dimissionario Saad Hariri, che ha doppia cittadinanza (libanese e saudita), ha assicurato che tornerà in Libano entro pochi giorni.
Riguardo al sovrano saudita, al principe ereditario e all’emiro di Riyadh, il patriarca maronita ha fatto sapere che sostengono l’amicizia tra il Libano e l’Arabia Saudita e che «nulla danneggerà le relazioni libanesi-saudite, anche se hanno attraversato una fase difficile». Il cardinal Rai ha ribadito la posizione di neutralità del Libano, lodato dai vertici sauditi come Paese «ospitale, pluralista, aperto a tutti i popoli, neutrale» e che sperano possa tornare ad essere «il Libano di una volta».
Secondo l’agenzia saudita Spa, il patriarca e il sovrano wahhabita avrebbero discusso «dell’importanza del ruolo svolto dalle diverse religioni e culture nella promozione di valori come la tolleranza, il rifiuto della violenza, l’estremismo e il terrorismo».
Il ministro di Stato per gli affari del Golfo, Thamer al-Sabhane ha commentato sul suo account Twitter la visita del cardinale, che evidenzia «l’approccio del regno alla convivenza pacifica, la vicinanza e apertura a tutte le parti della popolazione araba».
Questa visita suggella una sorta di riconoscimento al cristianesimo in Arabia Saudita, che in quella terra esiste per tradizione antichissima. In un Paese in cui i cristiani non possono avere un luogo di culto pubblico, per la prima volta un cardinale viene accolto in visita ufficiale.
Sebbene Rai avesse affermato che la sua non sarebbe stata una visita politica, ancora una volta, un rappresentante della Chiesa assume una funzione di mediazione, in un contesto complesso come quello del Medio Oriente.
Una visita, dunque, carica di significato e che potrebbe dare il via, in Arabia Saudita, alla creazione di un Centro internazionale permanente per il dialogo interreligioso. Lo riferisce l’agenzia Fides secondo la quale un’antica chiesa di 900 anni fa, appositamente restaurata, fungerebbe da sede di questo Centro.
Poco dopo il rientro a Beirut, il patriarca Bechara Raï è ripartito alla volta di Roma. In Vaticano riferirà direttamente a Papa Francesco.