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Giro d’Italia: un appello contro la partenza da Israele

Beatrice Guarrera
23 novembre 2017
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Giro d’Italia: un appello contro la partenza da Israele

Un appello pubblico internazionale contesta la scelta di Israele e, in particolare, di Gerusalemme per il via dell'edizione 2018 del Giro d'Italia. Queste le ragioni.


L’hanno sottoscritta oltre centoventi organizzazioni per i diritti umani, sindacati, associazioni per il turismo etico, gruppi sportivi e religiosi da venti Paesi: è la petizione resa nota il 22 novembre, in vista della presentazione ufficiale del Giro d’Italia che avverrà il 29 novembre a Milano, data che coincide con la Giornata internazionale indetta dalle Nazioni Unite di solidarietà con il popolo palestinese. Tra i firmatari, il linguista Noam Chomsky, i giuristi John Dugard e Richard Falk, già Relatori speciali dell’Onu per la Palestina, l’attore e drammaturgo Moni Ovadia, gli europarlamentari Eleonora Forenza e Sergio Cofferati e l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Luisa Morgantini.

Tra le organizzazioni che si sono unite all’appello ci sono sindacati Fiom-Cgil e Usb in Italia, gruppi religiosi cristiani, come Pax Christi e la Comunità cristiana di base di San Paolo in Italia, e gruppi ebraici come Jewish Voice for Peace (Usa), la rete italiana Eco (Ebrei contro l’occupazione), l’Union des progressistes juifs (Belgio), Jews for Justice for Palestinians (Gran Bretagna).
Secondo i firmatari, il Giro d’Italia in Israele «occulterebbe l’occupazione militare e la discriminazione contro i palestinesi da parte di Israele e al contempo ne incentiverebbe la sensazione di impunità, alimentando la continua negazione dei diritti dei palestinesi sanciti dall’Onu». Per queste ragioni, le organizzazioni coinvolte hanno chiesto a Rcs Media Group, organizzatore dell’evento, di spostare la partenza della gara in un altro Paese.

A essere contestata non è solo la scelta di Israele, ma anche il percorso del Giro che è stato reso noto dalle mappe e dai video ufficiali. Gerusalemme Est – secondo le organizzazioni firmatarie dell’appello – sarebbe stata presentata «come se facesse parte dello Stato d’Israele e fosse la sua capitale unificata». È ad oggi, infatti, un territorio ancora controverso, in quanto dal 1967 è sotto il controllo di Israele, senza però che abbia mai ottenuto l’assenso dell’Onu e il riconoscimento della comunità internazionale. Un altro aspetto critico della corsa è l’ultima delle tappe israeliane, prevista nel sud del Paese, che passerà vicino a villaggi di beduini palestinesi non riconosciuti da Israele, sprovvisti di energia elettrica, acqua, strade, strutture sanitarie e scolastiche. I firmatari della dichiarazione hanno condannato anche l’intenzione del Giro d’Italia di «celebrare» i 70 anni dalla fondazione dello Stato d’Israele.

Per la campagna di protesta #CambiaGiro, sono state lanciate una serie di iniziative: messaggi a Papa Francesco, per chiedergli di rifiutare l’invito di Netanyahu a dare il via alla corsa; lettere a Rcs per trasferire il luogo di partenza del Giro; manifestazioni sportive e un ciclo raduni in tutta Italia per il 25 e il 26 novembre. A una settimana dalla presentazione ufficiale del Giro d’Italia 2018, le polemiche sulla partenza da Israele sono più accese che mai.

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