Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Trump riconosce Gerusalemme come capitale di Israele

Terrasanta.net
7 dicembre 2017
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Trump riconosce Gerusalemme come capitale di Israele
Un fermo immagine del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante il discorso del 6 dicembre 2017 su Gerusalemme.

Con un discorso televisivo d’una decina di minuti, il 6 dicembre scorso il presidente Donald Trump ha varato un cambio di linea che sovverte 70 anni di politica estera statunitense su Israele/Palestina.


Nonostante gli appelli a ripensarci piovuti fino all’ultimo minuto da varie parti del mondo, Donald Trump ha tirato dritto per la sua strada e con un discorso televisivo d’una decina di minuti il 6 dicembre scorso ha varato un cambio di linea che sovverte 70 anni di politica estera statunitense su Israele/Palestina e distanzia – anche su questo versante – gli Usa dal resto del mondo.

Ora il governo di Washington riconosce formalmente Gerusalemme come capitale di Israele e ha avviato il lungo iter per realizzare la sede della sua ambasciata in città. Il trasferimento da Tel Aviv – dove ad oggi sono tutte le rappresentanze diplomatiche presso Israele – potrebbe avvenire nel 2019 ed è previsto da una legge approvata dal Congresso degli Stati Uniti già nel 1995. Legge che però non aveva prodotto effetti perché tutti i presidenti succedutisi da allora (Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama) si sono avvalsi della facoltà presidenziale di sospenderne l’applicazione.

Secondo Trump il passo ufficializzato il 6 dicembre era dovuto e troppo a lungo rinviato: «Oggi noi finalmente riconosciamo ciò che è ovvio: che Gerusalemme è la capitale di Israele. Si tratta, né più né meno, di riconoscere la realtà». «Israele – osserva il presidente – è una nazione sovrana con il diritto, come ogni altra nazione sovrana, di determinare la propria capitale. Riconoscere ciò come un fatto è condizione necessaria per il raggiungimento della pace».

La linea della comunità internazionale e cioè di tutti i governi e le organizzazioni sovranazionali è che lo status giuridico della parte orientale della città, e di tutti i Territori palestinesi occupati militarmente con la guerra del 1967, è ancora da definire nel quadro di un trattato di pace tra le parti in causa, palestinesi e israeliani. Come questi ultimi, anche i palestinesi rivendicano Gerusalemme (o almeno i suoi quartieri orientali) come capitale del proprio Stato, se mai dovesse nascere.

La dichiarazione di Trump fa una curva a gomito laddove dice: «Questa decisione non vuole, in alcun modo, rappresentare un allontanamento dal nostro forte impegno a facilitare un duraturo accordo di pace. Noi vogliamo un accordo che sia un grande accordo per gli israeliani e un grande accordo per i palestinesi. Non stiamo prendendo posizione su nessuna delle questioni ultime, inclusi i confini specifici della sovranità israeliana su Gerusalemme o la definizione dei confini contestati. Sono questioni che riguardano le parti coinvolte». Parole che suonano come il tentativo di tornare a vestire i panni dell’arbitro dopo aver giocato, un minuto prima, in attacco con una delle due squadre in campo.

E infatti il discorso di Trump è stato duramente contestato dalle piazze arabe, come anche dai governi e da molti leader religiosi musulmani e cristiani del Medio Oriente. Dalla Striscia di Gaza il movimento Hamas ha esortato il popolo palestinese a sollevarsi in una nuova intifada.

Solo da Israele, e dalla galassia degli evangelici americani sionisti e apocalittici, sono giunti applausi a Trump. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ringraziato l’amico presidente per il suo coraggio ed esortato, senza esiti, «tutti i Paesi che cercano la pace ad unirsi agli Stati Uniti nel riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e a trasferirvi le loro ambasciate». Il premier ha poi aggiunto: «Voglio anche dire chiaramente che non ci sarà alcun cambiamento allo status quo dei luoghi santi».

La voce di un silenzio sottile
Johannes Maria Schwarz

La voce di un silenzio sottile

Un cercatore di Dio racconta
Il giardino segreto
Roberta Russo

Il giardino segreto

L’Albero del Natale e gli altri simboli della tradizione
David Maria Turoldo
Mario Lancisi

David Maria Turoldo

Vita di un poeta ribelle