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Da 800 anni in Terra Santa nel segno della fratellanza

Elisa Pinna
21 dicembre 2017
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Da 800 anni in Terra Santa nel segno della fratellanza
Il ministo degli Esteri italiano, Angelino Alfano, prende la parola all'Antonianum, in Roma, il 21 dicembre 2017.

Si è svolta quest'oggi a Roma la prima delle due giornate su pace e dialogo promosse in occasione degli 800 anni di presenza francescana in Terra Santa. I punti salienti dei vari interventi.


«L’uomo è un fratello per l’altro uomo»: con questa convinzione, san Francesco, dopo un capitolo di Pentecoste ad Assisi nel 1217, decise di inviare i primi francescani in Terra Santa, all’epoca territorio musulmano e conteso. Da allora, la presenza francescana nell’antico Levante non si è mai interrotta e dopo 800 anni costituisce oggi più che mai un modello e un esempio di dialogo e convivenza con l’islam e l’ebraismo per la politica internazionale, per i rapporti più generali tra le religioni e per i popoli del Medio Oriente. È stato questo il filo conduttore dei molti interventi (dal ministro degli Esteri Angelino Alfano al Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, da rappresentati del mondo musulmano al rabbino David Rosen e al cardinale Leonardo Sandri) che hanno caratterizzato la prima giornata della conferenza internazionale dedicata all’anniversario storico, così significativo – è stato più volte osservato – per il presente e il futuro.

Dopo le celebrazioni dell’ottobre scorso a Gerusalemme, la conferenza aperta stamani a Roma, dal titolo Il dialogo tra culture e religioni nella promozione della pace: 800 anni di presenza francescana in Terra Santa, proseguirà domani ad Assisi, dove ebbe inizio il viaggio dei francescani verso Gerusalemme e l’Oriente.

San Francesco ribaltò l’idea dell’homo hominis lupus, ovvero che «l’uomo rappresentasse un lupo per gli altri uomini», ha detto il Custode di Terra Santa, Patton. Il concetto era nato addirittura con Plauto, nel terzo secolo a.C., reso famoso dal filosofo Hobbes nel XVII secolo, e rilanciato in epoca contemporanea con lo Scontro di civiltà di Samuel Huntington. San Francesco affermò invece – ha ricordato Patton – che di fronte ad un uomo c’è sempre un fratello «anche quando è un avversario, è un brigante o professa una fede diversa». «Il nemico sta solo dentro a noi stessi», diceva il santo di Assisi. Da allora, i francescani prima e poi la Custodia di Terra Santa, istituita formalmente da papa Clemente VI nel 1342, hanno sempre avuto un ruolo di «fratellanza» inclusiva, caratterizzata dal rispetto per la multiculturalità. «Esercitare la propria fede anche pubblicamente in Terra Santa comporta timori e difficoltà, ma anche ribadisce la libertà di coscienza in una realtà multiforme e non uniforme», ha sottolineato il Custode di Terra Santa. Patton ha ricordato quanto san Francesco volesse imparare dalle altre religioni. Dopo il famoso incontro con il sultano d’Egitto Malik al Kamil, il santo suggerì ai suoi di chiamare pubblicamente i fedeli alla preghiera, seguendo l’esempio dei muezzin islamici. «La libertà di coscienza – ha detto a questo proposito Patton – è anche quella di poter esprimere liberamente la propria fede, senza subire quella censura che vuole silenziare le religioni in nome di una malintesa laicità». «Anche dallo shabbat ebraico – ha aggiunto – vi è molto da imparare. Se rinunciamo al giorno del riposo, cadiamo in una forma di schiavitù».

«Commemorare gli ottocento anni della Custodia di Terra Santa – ha detto da parte sua il ministro degli Esteri Alfano – rappresenta un atto di politica estera. Il dialogo non è mai scontato e non è sempre facile, ma è l’unica via possibile. Le occasioni per dialogare, quando si vuole dialogare, ci sono sempre». Alfano ha citato l’esempio di Federico II che quando partì per la crociata indetta da papa Gregorio III, decise di non andare a combattere e preferì recarsi a trattare con il sultano Malik Al Kamil, ottenendo spazi di preghiera a Gerusalemme.

«Federico II e Al Malik riuscirono per qualche decennio a realizzare l’utopia di una Gerusalemme veramente aperta», ha rimarcato nel suo intervento lo storico Franco Cardini. Nel 1229 ne vennero addirittura smantellate le mura. Un’utopia che durò poco a causa di successive invasioni, ma che resta di «grande attualità».

Nel concludere la prima parte dei lavori, il cardinale Sandri ha ribadito come i francescani rappresentino una forza profetica, che «fa ricchezza delle diversità». «Un impegno che non riguarda solo i figli di san Francesco ma tutti coloro che aspirano alla pace, perché da Gerusalemme, passa la pace per ognuno di noi». La conferenza, promossa dal ministero degli Esteri, dall’Osservatorio sulle minoranze religiose nel mondo e sul rispetto della libertà religiosa, dalla Custodia di Terra Santa e dall’istituto teologico di Assisi, si è svolta stamane all’Università Antonianum e nel pomeriggio alla Farnesina. Domani il trasferimento ad Assisi.

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