Il governo saudita ha varato una serie di misure per contrastare l'abuso di zuccheri e grassi nella dieta dei connazionali. Nei Paesi del golfo Persico è piuttosto preoccupante la percentuale di diabetici.
Tolleranza zero nei confronti delle calorie: la decisione delle autorità saudite è radicale e stavolta si fa sul serio. Dalla fine del 2018 nel Paese verrà tagliata la testa agli zuccheri e ai grassi in eccesso, con un provvedimento che fa parte della riforma Vision 2030 del principe Mohammed bin Salman.
In sostanza, i ristoranti e i bar dovranno visualizzare nei menù le calorie dei pasti forniti. E dovranno adeguarsi alle disposizioni dell’Autorità saudita per l’alimentazione e i farmaci (Sfda) entro la fine dell’anno. La decisione, secondo quanto riportano i principali media sauditi, nasce per tutelare meglio i consumatori e, infatti, tra i promotori ci sono il ministero degli Affari municipali e rurali e l’Associazione per la tutela dei consumatori.
La misura era stata già lanciata all’inizio di quest’anno come facoltativa. Dal prossimo anno, invece, l’elenco delle calorie sulle schede dei menu sarà obbligatorio. Proprio per spingere tutti gli esercenti (ristoranti e caffè) ad allinearsi il prima possibile alle disposizioni nazionali, il direttore esecutivo della Sfda, Abdulrahman Bin Sultan Al-Sultan, ha riferito che i nomi dei ristoranti e dei caffè che aderiscono da subito all’iniziativa saranno menzionati in una pagina speciale sul sito del ministero competente.
La novità si accompagna anche a una campagna di informazione ed educazione alimentare: il ministero ha già iniziato ad organizzare una serie di seminari e laboratori per sensibilizzare esercenti e consumatori ad un corretto stile di vita alimentare: il primo seminario si è tenuto a Riyadh presso la sede della Camera di Commercio e Industria e a ottobre ne sono previsti altri a Dammam, a Jeddah e ad Abha, sempre presso le sedi delle Camere di Commercio locali.
Il ministero ha preparato parecchio materiale informativo e anche una guida per i proprietari di ristoranti e bar per renderli edotti sul metodo di visualizzazione delle calorie. Non solo. Verrà insegnato agli esercenti come ridurre le calorie nei pasti e nelle bevande. I Paesi del Medio Oriente sono tra i più esposti, per quanto riguarda il numero di persone affette da diabete e per la tipologia della malattia. Secondo i dati 2017 dell’Atlante del diabete, curato dalla Federazione Internazionale Diabete, gli adulti tra i 20 e i 79 anni negli Emirati Arabi Uniti sono al 17,3 per cento diabetici. Nel Bahrein la percentuale arriva al 16,5 e si oscilla tra il 15 e il 18 per cento in Kuwait, Qatar e Arabia Saudita.
Più che ad altri nemici, dunque, dal 2018 l’Arabia Saudita non darà tregua soprattutto a zuccheri e grassi, per salvaguardare la buona salute dei suoi cittadini.
Perché Diwan
La parola araba, di origine probabilmente persiana, diwan significa di tutto un po’. Ma si tratta di concetti solo apparentemente lontani, in quanto tutti legati dalla comune etimologia del “radunare”, del “mettere insieme”. Così, diwan può voler dire “registro” che in poesia equivale al “canzoniere”. Dove registro significa anche l’ambiente in cui si conserva e si raduna l’insieme dei documenti utili, ad esempio, per il passaggio delle merci e per l’imposizione dei dazi, nelle dogane. Diwan, per estensione, significa anche amministrazione della cosa pubblica e, per ulteriore analogia, ministero. Diwan è anche il luogo fisico dove ci si raduna, si discute, si controllano i registri (o i canzonieri) seduti (per meglio dire, quasi distesi) comodamente per sfogliarli. Questo spiega perché diwan sia anche il divano, il luogo perfetto per rilassarsi, concentrarsi, leggere.
Questo blog vuole essere appunto un diwan: un luogo comodo dove leggere libri e canzonieri, letteratura e poesia, ma dove anche discutere di cose scomode e/o urticanti: leggi imposte, confini e blocchi fisici per uomini e merci, amministrazione e politica nel Vicino Oriente. Cominciando, conformemente all’origine della parola diwan, dall’area del Golfo, vero cuore degli appetiti regionali, che alcuni vorrebbero tutto arabo e altri continuano a chiamare “persico”.
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Laura Silvia Battaglia, giornalista professionista freelance e documentarista specializzata in Medio Oriente e zone di conflitto, è nata a Catania e vive tra Milano e Sana’a (Yemen). È corrispondente da Sana’a per varie testate straniere.
Tra i media italiani, collabora con quotidiani (Avvenire, La Stampa, Il Fatto Quotidiano), reti radiofoniche (Radio Tre Mondo, Radio Popolare, Radio In Blu), televisione (TG3 – Agenda del mondo, RAI News 24), magazine (D – Repubblica delle Donne, Panorama, Donna Moderna, Jesus), testate digitali e siti web (Il Reportage, Il Caffè dei giornalisti, The Post Internazionale, Eastmagazine.eu). Cura il programma Cous Cous Tv, sulle televisioni nel mondo arabo, per TV2000.
Ha girato, autoprodotto e venduto otto video documentari. Ha vinto i premi Luchetta, Siani, Cutuli, Anello debole, Giornalisti del Mediterraneo. Insegna come docente a contratto all’Università Cattolica di Milano, alla Nicolò Cusano di Roma, al Vesalius College di Bruxelles e al Reuters Institute di Oxford. Ha scritto l’e-book Lettere da Guantanamo (Il Reportage, dicembre 2016) e, insieme a Paola Cannatella, il graphic novel La sposa yemenita (BeccoGiallo, aprile 2017).