Il Museo d’Arte di Tel Aviv ospita fino al 22 giugno 2019 una mostra dal titolo In Statu Quo: Structures of Negotiation (Nello Statu Quo: Strutture di negoziazione).
L’istituzione culturale della più dinamica città israeliana non fa che riproporre al pubblico i contenuti del padiglione di Israele alla Biennale di architettura 2018, che ha chiuso i battenti il 25 novembre scorso a Venezia.
La mostra affronta il complesso tema dello Status Quo in Terra Santa fissando l’attenzione su cinque emblematici luoghi sacri condivisi, cogestiti, o rivendicati, da diverse comunità religiose: la basilica del Santo Sepolcro; la piazza antistante il Muro occidentale (o “del pianto”, o Kotel); la tomba di Rachele, a Betlemme; la tomba dei Patriarchi, a Hebron; la “provvisoria” rampa in legno che consente ai non musulmani l’accesso alla Spianata delle Moschee.
Il percorso espositivo illustra i complessi meccanismi che regolano e rendono possibile la coesistenza in questi luoghi, sia pure in modo controverso e fragile
Il sistema dello Status quo affonda le radici in epoca ottomana, ma è stato tutelato anche nel periodo successivo del Mandato Britannico e trova applicazione ancora oggi nello Stato di Israele e nei Territori dell’Autonomia palestinese. Richiede a qualunque autorità civile eserciti il potere di conservare quel delicato reticolo di negoziati e accordi che consentono di regolare la quotidiana convivenza e gestione degli spazi.
Tra i curatori della mostra c’è Tania Coen-Uzzielli, archeologa ebrea di origini italiane, che dal primo gennaio scorso dirige il Museo d’Arte di Tel Aviv, dopo aver lavorato per 18 anni al Museo di Israele di Gerusalemme.
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