Sabato 30 e domenica 31 marzo Papa Francesco sarà in Marocco per una visita nel regno nordafricano su invito di re Mohammed VI. Un viaggio breve, come nello stile di Papa Bergoglio, ma carico di significati. «Vengo sulle orme del mio santo predecessore Giovanni Paolo II – ha detto il Papa in un discorso rivolto al “caro popolo del Marocco” – come pellegrino di pace e di fratellanza, in un mondo che ne ha tanto bisogno». Proprio il Marocco fu il primo Paese islamico visitato da Papa Wojtyła. Era l’agosto 1985 e quel viaggio è ancora ricordato per un memorabile discorso di san Giovanni Paolo II tenuto ai giovani musulmani.
Arrivato nella capitale Rabat, Papa Francesco si recherà nella spianata davanti alla magnifica torre di Hassan, antico minareto del XII secolo, dove terrà un discorso rivolto al popolo e alle autorità. Qui visiterà il mausoleo dedicato a Mohammed V, il nonno dell’attuale sovrano che guidò il Paese verso l’indipendenza. Si recherà al palazzo reale, all’Istituto di formazione degli imam, quindi avrà un incontro con i migranti presso la Caritas diocesana. I cattolici nel Paese sono perlopiù stranieri, residenti europei o migranti dell’Africa subsahariana. Molti di essi trovano aiuto nelle comunità cristiane durante il viaggio verso l’Europa.
Il 31 marzo il Papa visiterà un centro rurale per i servizi sociali a Temara, a sud di Rabat. Incontrerà i sacerdoti e i religiosi, nonché il Consiglio ecumenico delle Chiese nella cattedrale di Rabat. Il viaggio si concluderà con la celebrazione della Messa per tutti i cattolici del Paese (alle 15.45 ora italiana), nell’arena coperta del complesso sportivo «Moullay Abdellah». Sono attese quasi diecimila persone.
Il viaggio cade nell’ottavo centenario dell’incontro di Francesco d’Assisi e il sultano Malik al-Kamil avvenuto in Egitto nel 1219, durante la quinta crociata. In un’epoca in cui, per l’Europa medievale cristiana, l’«altro» era rappresentato dal mondo arabo-islamico in una relazione di scontro, Francesco ribaltò la prospettiva con un metodo pacifico e dialogante che molti, anche tra i suoi confratelli, non compresero. In quell’episodio lontano c’è molto di attuale.
Otto secoli fa arrivarono anche i primi francescani in Marocco, ma il loro primo impatto fu il martirio, avvenuto a Marrakech nel 1220. Oggi i francescani sono ancora presenti e attivi nel Paese. «Siamo una Chiesa di periferia che vive la propria fede tra i musulmani in una dimensione di servizio e dialogo – spiega fra Manuel Corullón, francescano spagnolo e tra gli organizzatori della visita papale, intervistato da Vatican News –.
Esiste una sintonia fra il Pontefice e il re del Marocco nel desiderio di promuovere il dialogo islamo-cristiano. L’accoglienza del Papa a Rabat da parte del sovrano ha un significato particolare perché il re non solo è capo dello Stato, ma ricopre per i marocchini, che sono musulmani sunniti di rito malachita, il ruolo spirituale di «commendatore dei credenti». Come disse Giovanni Paolo II 33 anni fa a Casablanca, il Marocco è un «Paese con una tradizione di apertura, luogo di incontro tra civiltà e di scambio culturale tra Oriente e Occidente», dove la convivenza tra le diverse religioni è possibile, in maniera pacifica. Ciò è favorito dalle tradizioni giuridiche dell’Islam locale e dall’influenza del sufismo. A questo mira la politica del re.
Il Papa incontrerà da vicino la piccola Chiesa cattolica del Marocco, incoraggiando una presenza che già vive nel suo quotidiano una vicinanza armoniosa. Sono presenti comunità religiose che assistono i migranti, come a Tangeri, o offrono corsi di istruzione, come a Meknes, dove alcuni francescani coinvolgono nelle loro attività decine di volontari musulmani.
Accanto al dialogo delle opere, restano le questioni aperte, come il diritto dei cittadini marocchini a convertirsi. Sull’argomento i cattolici si muovono con grande prudenza, mentre i gruppi protestanti sono più spregiudicati, correndo il rischio di rinfocolare le posizioni dell’Islam più estremista.
«La comunità cristiana è veramente piena di gioia per poter ricevere il Santo Padre – osserva fra Corullón –. Per la Chiesa in Marocco penso che sia un momento molto forte: Papa Francesco ha parlato tanto della Chiesa come una Chiesa di periferia, e questa lo è veramente: una Chiesa piccola, composta da appena 40 mila persone che vivono la loro fede tra i musulmani in una dimensione anche di servizio e di dialogo; persone spesso semplici che aspettano la visita con gioia e dicono: “Se il Papa viene a visitare questa Chiesa, vuol dire che anche il nostro modo di vivere la nostra fede, di condividere la nostra fede e di essere una testimonianza di Cristo in mezzo a questo popolo del Marocco, è importante”».
L’interesse e l’attesa sono diffusi anche tra la maggioranza musulmana dei marocchini. Solo poche settimane sono trascorse dalla firma solenne, apposta dal Papa insieme all’imam di Al-Azhar, al documento sulla Fratellanza umana (Abu Dhabi, 4 febbraio).
Il 22 marzo è stata inaugurata nella galleria degli Archivi nazionali di Rabat anche la mostra intitolata «Presenza cristiana in Marocco: il vivere insieme», che getta luce sui valori della coesistenza e rende omaggio agli 800 anni di presenza dei francescani in Marocco. (f.p.)
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