
Le pratiche ascetiche dei primi monaci cristiani sono note da fonti storiche, ma dal febbraio 2025 si hanno prove archeologiche di questo fenomeno. E con una sorpresa: l’ascetismo non riguardava solo gli uomini.
È una scoperta affascinante. Nel 2021, mentre gli archeologi dell’Autorità israeliana per le antichità (Aia) stavano scavando il sito di Khirbat el-Masani’, a tre chilometri a nord-ovest della città vecchia di Gerusalemme, hanno portato alla luce un monastero bizantino rilanente al periodo 350-650 d.C. Fin qui niente di insolito: la regione è piena di questi edifici religiosi, testimonianza dell’espansione del cristianesimo quando divenne religione di Stato dell’Impero romano nel 380 d.C.
Nel luogo dove si trovava l’altare gli archeologi hanno scoperto una tomba contenente i resti di uno scheletro le cui braccia, gambe e collo erano ricoperti da anelli di ferro, mentre sul ventre erano appoggiate delle piastre di metallo. «Una pratica ascetica comune a quel tempo era quella di avvolgere pesanti catene di metallo attorno al corpo per limitarne la mobilità», spiegano i ricercatori in un articolo pubblicato sul Journal of Archaeological Science.

Gli anelli che avvolgevano il corpo della monaca. (foto Yoli Schwartz/Aia)
Disciplinare il corpo per rafforzare l’anima
Il fenomeno è noto soprattutto tra i monaci bizantini. Tuttavia, un’analisi effettuata sullo smalto di un dente rinvenuto nella tomba dai ricercatori dell’Istituto Weizmann, ha permesso di identificare lo scheletro di una donna. «Questa è la prima prova che il rituale bizantino dell’autotormento era praticato anche dalle donne e non esclusivamente dagli uomini», spiegano i ricercatori nel loro articolo.
Dopo il 380, il monachesimo fiorì e i suoi seguaci cercarono modi per disciplinare il corpo per rafforzare l’anima. «Tra le forme di afflizione descritte nelle fonti, i monaci si sottoponevano a digiuni prolungati, si cingevano di catene di ferro attorno al corpo, si legavano a rocce, si caricavano di pesi, si costringevano a stare in piedi in cima a pilastri, rifiutavano di dormire…», elencano Zubair ʼAdawi e Kfir Arbiv, direttori degli scavi per l’Autorità israeliana per le antichità, che hanno studiato il tema e parlano di «estremismo eccessivo».

Ubicazione del sito archeologico di Khirbat el-Masani’ vicino a Ramat Shlomo, Gerusalemme. (foto Matan Chocron/Aia)
Il contributo delle figure religiose femminili
L’ascetismo tra le donne nell’Impero romano è noto fin dal IV secolo d.C. Questo processo spirituale avrebbe avuto inizio con la nobiltà, l’aristocrazia romana che cercava di abbandonare il suo stile di vita sontuoso per una maggiore semplicità e il desiderio di connettersi con i luoghi santi di Gerusalemme.
Teodoreto di Cirro (393-457), nella sua opera del V secolo, Historia Religiosa, cita la storia di due donne, Marana e Cira, che legarono catene al loro corpo per 42 anni: attorno al collo, intorno alla vita come cinture, oltre che alle mani e ai piedi.
Le più famose di queste religiose dedite all’ascetismo furono Melania l’anziana e sua nipote Melania la giovane, che fondarono conventi nella valle del Cedron e sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme. «Melania la giovane è nota per il suo stile di vita estremamente ascetico: si chiuse in una scatola di legno che non le consentiva alcun movimento», riferiscono i ricercatori, i quali sottolineano «l’importanza di riconoscere il contributo delle figure religiose femminili di quell’epoca».
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