Il mondo ha ancora negli occhi la fiumana di persone che dal Sud della Striscia si muove verso la città di Gaza. «Un fiume impressionante formato da persone che hanno perso tutto, che camminano su strade fangose, attraversando luoghi che non riconoscono perché la guerra li ha stravolti. Sappiamo che non troveranno le loro case perché l’80 per cento delle case di Gaza sono distrutte. È un’umanità che ha dovuto lasciare persone e luoghi per salvare la vita delle proprie famiglie e che spera che la tregua sia anche la fine di una tragedia».
Fra Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, incaricato da molti anni delle relazioni con il mondo palestinese, è un osservatore attento e inevitabilmente partecipe della situazione attuale. Le molte relazioni intessute in questi anni a tutti i livelli (ecclesiali, politici e diplomatici) gli permettono di avere informazioni di prima mano e uno sguardo approfondito sui Paesi del Medio Oriente dove si trova a operare la Custodia di Terra Santa.
• Fra Ibrahim, quali sono le notizie che le arrivano dalla Striscia? Il cessate il fuoco potrà durare?
Voglio sperare che il cessate il fuoco sia definitivo, ma le basi degli accordi sono molto fragili e ogni giorno ci sono imprevisti e difficoltà. Per questo bisogna continuare a vigilare e a bloccare qualsiasi possibilità che non venga rispettato quanto previsto da accordi raggiunti così faticosamente.
• La situazione umanitaria e quella sanitaria sono gravissime. Già in passato lei si è adoperato per portare fuori dal Gaza dei bambini bisognosi di cure. Ci sono altre iniziative in tal senso?
Ci sono molte richieste per aiutare i bambini di Gaza, ma anche adulti, anziani, disabili. Gli ospedali di Gaza sono completamente distrutti e i farmaci sono mancati per molto tempo. Non è facile uscire da Gaza e spero che la tregua, dopo questa prima fase, si stabilizzi. E che si possano aiutare e salvare tanti altri bambini. L’ospedale del Papa, il Bambin Gesù di Roma, e altri ospedali italiani si sono resi disponibili: medici, operatori sanitari e volontari sono stati eccezionali e lo saranno ancora. So che anche altri governi hanno accolto bambini di Gaza ma, come sempre, ho potuto apprezzare la disponibilità e la generosità degli italiani.
• Quali sono le notizie della comunità cristiana di Gaza? C’è stato anche per loro un alleggerimento della situazione dopo il cessate il fuoco?
Sono 600 i cristiani che dopo il 7 ottobre 2023 sono stati accolti nei locali della scuola e della parrocchia latina della Sacra Famiglia a Gaza. Hanno avuto disagi e difficoltà, ma sono stati uniti e protetti da sacerdoti e suore disponibili e generosi. Sono arrivati gli aiuti e sono ogni giorno sostenuti dalla telefonata del Santo Padre che li conforta con le sue parole e le sue preghiere.
• L’esercito israeliano, dopo la firma del cessate il fuoco con Hamas, ha avviato l’operazione Muro di ferro in Cisgiordania…
La tregua ha fermato le armi a Gaza e contemporaneamente sono aumentati gli scontri in Cisgiordania con l’operazione Muro di ferro. Scontri che non si sono mai fermati ma che ora fanno pensare al peggio. Jenin, Nablus, Tulkarem sono da giorni assalite dall’esercito israeliano, ci sono stati molti morti e feriti. I Territori palestinesi, già così limitati, sono chiusi da blocchi e da controlli che impediscono ancora di più la libertà di movimento e la possibilità di vivere normalmente. È ancora più difficile spostarsi fra le città palestinesi e quindi non è possibile andare al lavoro, curarsi; qualsiasi tipo di scambio commerciale o sociale è vietato. Betlemme non è direttamente toccata da scontri violenti in questa operazione, ma è chiusa e limitata. Mancano i pellegrini da sedici mesi, manca il lavoro per i cristiani, manca il pane. La situazione è grave e chi può cerca di lasciare la Terra Santa. Dal 7 ottobre 2023, sono 147 le famiglie cristiane che sono andate via. Una grande perdita e un grande dolore.
• L’elezione di Trump ha ulteriormente rafforzato la destra israeliana. Una delle prime uscite del presidente Usa è stata la possibilità che Egitto e Giordania si prendano i palestinesi di Gaza, svuotando la Striscia.
Ho sentito negli scorsi mesi tante parole di pace, ma non ho visto e non vedo azioni di pace.
Penso che non sia giusto togliere il diritto di vivere nella propria terra a chiunque, figuriamoci a chi ha perso tutto quello che aveva nella sua terra. È disumano pensare di «svuotare» la terra da un popolo che ha perso tanti figli e coloro che sono rimasti porteranno segni indelebili nel corpo e nello spirito. Continuo a chiedere che la comunità internazionale intervenga per bloccare soluzioni molto discutibili.
• Vista la situazione attuale (a Gaza e in Cisgiordania) e la sponda di Trump, esiste la possibilità che si possa avviare un serio lavoro per arrivare a uno Stato palestinese?
Non vedo altre soluzioni. Non ci sono altre soluzioni se si vuole la pace. Nel passato sono arrivati vicino a creare la possibilità di definire due Stati, ma i protagonisti erano diversi. Mi sembra che manchi la volontà e la disponibilità ad accettare l’unica soluzione possibile. Le società civili, i due popoli sono pronti secondo me, bisogna che l’accordo venga dall’alto. Papa Francesco chiede la pace e insieme la soluzione dei due Stati!
• La Custodia di Terra Santa è impegnata anche in Libano. Israele per contrastare Hezbollah non ha risparmiato di bombardare villaggi e campi, provocando molte decine di migliaia di sfollati…
La Custodia di Terra Santa è da 800 anni impegnata a custodire i Luoghi Santi e a sostenere le «pietre vive», le persone che li abitano. Il Libano era già sconvolto da una grave crisi interna che aveva provocato un dissesto economico. La recente guerra con Israele ha portato ancora più povertà e distruzione. I nostri conventi e le nostre parrocchie in Libano cercano di aiutare i cristiani locali e non solo loro. I francescani non abbandonano le missioni a loro affidate e, nonostante le difficoltà, sostengono materialmente e confortano spiritualmente chi soffre a causa della guerra anche in Libano.
• Lei è stato di recente in Siria, incontrando anche il nuovo leader al-Jolani. Quali le impressioni?
Sono stato in Siria qualche giorno a partire dal 29 dicembre scorso. Era importante visitare i nostri confratelli dopo il cambio di governo avvenuto neanche un mese prima. Ho potuto incontrare il nuovo leader il 31 dicembre: mi è sembrato deciso a dare un vero cambiamento alla Siria. Gli ho chiesto cosa conoscesse della missione della Custodia in Siria. Ben 35 dei 300 frati della Custodia sono siriani. Al-Jolani proviene dal governatorato di Idlib e conosceva monsignor Hanna Jallouf, attuale vicario apostolico per i cattolici latini, e padre Luai Bsharat, da quando vivevano in quel territorio. Non solo li conosce, ma li apprezza. I nostri frati hanno avuto difficoltà e limitazioni, ma ora possono suonare le campane, mettere il saio in pubblico e svolgere liberamente il loro ministero. Mi sembra che sia un vero cambiamento e spero che questo cambiamento possa continuare nel tempo.
• L’Unione europea ha di recente votato una road map per rivedere le sanzioni a Damasco se verranno rispettate alcune condizioni, tra cui la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze…
Ho voluto incontrare il nuovo leader proprio per capire e per sentire direttamente da lui le sue intenzioni su questi temi. Al-Jolani ritiene la minoranza cristiana una parte importante e integrante della popolazione siriana. Ci ha assicurato che saranno tutelate tutte le minoranze e tutte le libertà religiose, che i profughi fuggiti nei Paesi limitrofi potranno tornare presto in Siria.
• Il patriarca latino, cardinale Pierbattista Pizzaballa, e il custode fra Francesco Patton hanno di recente lanciato un appello per il ritorno dei pellegrinaggi in Terra Santa. Restano difficoltà?
Con le dovute accortezze e se non ci saranno cambiamenti si potrà tornare in pellegrinaggio in Terra Santa. Gerusalemme, Betlemme, Nazaret sono abbastanza sicure e tranquille. Il pellegrinaggio è importante per chi crede, è il viaggio che rafforza la fede. Essere pellegrini in questo Anno santo ci rende veri pellegrini della speranza di cui l’umanità ha un forte bisogno. Il pellegrinaggio in Terra Santa è segno di carità verso i fratelli sofferenti. Fede, speranza, carità sono le virtù che mettono in relazione gli uomini con Dio!
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