(g.s.) – «Gli Ordinari cattolici di Terra Santa accolgono con favore l’annuncio del cessate il fuoco a Gaza, che mira a porre fine alle ostilità a Gaza, alla restituzione degli ostaggi israeliani e alla liberazione dei prigionieri palestinesi. Speriamo che questo cessate il fuoco segni in modo importante la fine della violenza che ha causato sofferenze incalcolabili. Si tratta di un passo necessario per fermare la distruzione e soddisfare i bisogni umanitari urgenti di innumerevoli famiglie colpite dal conflitto».
Inizia così la dichiarazione diffusa quest’oggi, 16 gennaio, dai capi religiosi delle comunità cattoliche (di vari riti) in Terra Santa in merito all’annunciato accordo di cessate il fuoco, che dovrebbe entrare in vigore domenica prossima (19 gennaio 2025), salvo brutte sorprese.
Meno enfatici di qualche politico ed opinionista, i leader religiosi sottolineano subito, però, che «la fine della guerra non significa la fine del conflitto». Quasi a dire che la parte difficile ci sta ancora davanti: «È quindi necessario affrontare alle radici, in modo serio e credibile, le questioni profonde che stanno all’origine di questo conflitto da troppo tempo. Una pace autentica e duratura può essere raggiunta solo attraverso una soluzione giusta che affronti le cause originali di questa prolungato scontro. Ciò richiede un lungo processo, la volontà di riconoscere reciprocamente la sofferenza l’uno dell’altro e un’educazione mirata alla fiducia che porti al superamento della paura dell’altro e della giustificazione della violenza come strumento politico».
La speranza si accompagna alla preghiera.
«Preghiamo affinché questo cessate il fuoco porti un senso di serenità e di sollievo per tutti. Possa questo momento di calma permettere a tutti di trovare conforto, ricostruire la propria vita e guardare al futuro con speranza».
«Speriamo sinceramente – scrivono gli ecclesiastici cattolici – che questo cessate il fuoco segni l’inizio di un nuovo cammino verso la riconciliazione, la giustizia e una pace sostenibile. Che questo sia il primo passo di un cammino che promuova la guarigione e l’unità tra tutti coloro che vivono in Terra Santa».
C’è spazio anche per un appello a noi tutti, che amiamo quella regione senza viverci stabilmente: «Attendiamo con impazienza il ritorno dei pellegrini nei Luoghi Santi del nostro Paese. I Luoghi Santi sono pensati per essere luoghi di preghiera e di pace, e noi desideriamo ardentemente che i pellegrini possano tornare a visitarli in piena sicurezza e con spirituale letizia».
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