Il Libano finalmente ha un nuovo presidente: è il generale Joseph Aoun, 60 anni, eletto il 9 gennaio 2025 dal parlamento di Beirut con 99 voti su 128 seggi. Il Paese dei Cedri era privo del Capo dello Stato dal 30 ottobre 2022, quando era scaduto il mandato di Michel Aoun (nonostante l’omonimia, i due uomini non sono imparentati).
Joseph Aoun è cristiano maronita. La costituzione prevede che un cristiano ricopra la prima carica del Paese. È stato capo delle forze armate. Al primo scrutinio ha ricevuto 71 voti, avvicinandosi alla maggioranza di due terzi richiesta, poi al secondo voto, quando bastava la maggioranza semplice, ha visto aumentare i suoi consensi.
Le divisioni politiche tra Hezbollah e gli altri partiti avevano bloccato l’elezione del presidente nelle votazioni precedenti, che erano state sospese per più di un anno dal presidente del parlamento, Nabih Berri, in attesa che le forze politiche arrivassero a un accordo. Solo quando Hezbollah e il partito suo alleato Amal, anch’esso sciita, hanno accettato di eleggere il generale Aoun, la situazione si è sbloccata.
Finora il loro appoggio era andato a un altro candidato, Suleiman Frangieh, che era un sostenitore del regime di Assad. L’elezione del comandante in carica dell’esercito crea però una complicazione. La costituzione deve essere emendata, perché attualmente impedisce l’elezione di alti funzionari che hanno ricoperto negli ultimi due anni un incarico pubblico, come nel caso di Aoun.
Per sbloccare la situazione (che non è inedita nella complessa storia politica libanese, dato che anche il predecessore Michel Aoun fu eletto dopo una vacanza di oltre due anni) è stata necessaria una forte pressione internazionale, impersonificata dai rappresentanti in Libano di alcune potenze estere che hanno influenza sulle fazioni della politica locale: il francese Jean-Yves Le Drian, lo statunitense Amos Hochstein, e il saudita Yazid bin Farhan.
Il Paese negli ultimi mesi ha subito due mesi di guerra, con bombardamenti e sfollamenti di popolazione nel sud e nell’est. I pesanti attacchi israeliani hanno avuto come principale obiettivo le forze di Hezbollah e hanno portato all’uccisione lo scorso settembre del leader del movimento sciita Hassan Nasrallah.
È in vigore dal 27 novembre un cessate il fuoco, sotto la supervisione di Francia, Usa e Onu, che prevede il ritiro dal sud dei soldati israeliani e il dispiegamento dell’esercito libanese, mentre le truppe di Hezbollah, che in questi anni hanno costituito in Libano una forza militare parallela, devono ritirarsi a nord del fiume Litani.
Il nuovo presidente ha promesso di «difendere il patto nazionale» e di «ricostruire quello che è stato distrutto in Libano dall’aggressione israeliana». (f.p.)
Abbonati anche tu alla rivista Terrasanta
il bimestrale fondato dalla Custodia di Terra Santa, a Gerusalemme, nel 1921.
68 pagine a colori dense di servizi e approfondimenti su culture, religioni, attualità, archeologia del Medio Oriente e delle terre bibliche
Da più di 100 anni un punto di riferimento. Ogni due mesi nelle case dei lettori.
Le modalità di abbonamento