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Natale a Gaza, il cardinale Pizzaballa: «Ricostruiremo tutto»

Terrasanta.net
23 dicembre 2024
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Natale a Gaza, il cardinale Pizzaballa: «Ricostruiremo tutto»
Foto di gruppo della comunità cristiana di Gaza con il patriarca Pizzaballa il 22 dicembre 2024. (foto Patriarcato latino di Gerusalemme)

Il patriarca latino di Gerusalemme ieri, 22 dicembre 2024, ha raggiunto nuovamente la minuscola comunità cattolica della città di Gaza per portare conforto, solidarietà e celebrare insieme la Messa di Natale.


Papa Francesco aveva lasciato trapelare la notizia sabato mattina, 21 dicembre, nell’annuale udienza alla Curia romana per lo scambio degli auguri natalizi: «Il cardinale Re [nel suo saluto iniziale] ha parlato della guerra. Ieri il Patriarca [Latino di Gerusalemme] non l’hanno lasciato entrare a Gaza, come avevano promesso; e ieri sono stati bombardati dei bambini. Questo è crudeltà. Questo non è guerra. Voglio dirlo perché tocca il cuore».

Chiunque conosca il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, immaginava che avrebbe smosso mari e monti per andare a celebrare il Natale con la comunità cattolica di Gaza.

Nel 2023, a soli tre mesi dai massacri del 7 ottobre perpetrati da Hamas – e mentre la città di Gaza, nel nord della Striscia, dove si trovano le parrocchie cristiane era sotto un intenso bombardamento –, per il presule fu impossibile tener fede al consueto appuntamento annuale. Poté raggiungere i cristiani gazesi solo a maggio, per la festa di Pentecoste.

Alle 10.10 (ora locale) di ieri mattina l’ufficio stampa del Patriarcato latino dava la notizia: «Gaza City, 22 dicembre 2024. Il cardinale Pizzaballa è entrato questa mattina nella Striscia di Gaza e ha raggiunto il complesso della Sacra Famiglia per una visita di solidarietà e la celebrazione della Natività del Signore».

Il patriarca Pizzaballa accompagnato in una via di Gaza il 22 dicembre 2024. (foto Patriarcato latino di Gerusalemme)

Pochi minuti dopo, è stato condiviso un link YouTube per seguire in diretta la messa dalla parrocchia della Sacra Famiglia. Accanto all’altare un abete sintetico con i tradizionali addobbi; davanti alla mensa eucaristica la culla con il Bambinello; i testi liturgici sono quelli del 25 dicembre. È già Natale a Gaza.

«Voglio dirvi quanto sono felice di poter essere ancora una volta con tutti voi», esordisce il cardinale all’omelia, parlando a braccio in inglese (tradotto via via in arabo dal cancelliere della curia patriarcale, padre Davide Meli, che lo ha accompagnato).

Il patriarca riflette sul tema della luce, dicendo alla piccola assemblea: «Voi siete diventati la luce della nostra Chiesa nel mondo intero». «A Natale – prosegue – celebriamo la luce e ci chiediamo: dov’è questa luce? La luce è qui, in questa chiesa. L’inizio della luce è Gesù Cristo, che è la fonte della nostra vita. Se siamo una luce per il mondo, è solo grazie a Lui. A Natale, prego che Gesù ci conceda questa luce. Viviamo in un tempo pieno di tenebre, e non c’è bisogno di approfondire perché lo sapete bene. In questi momenti, dobbiamo innanzitutto guardare a Gesù, perché Lui ci dà la forza di sopportare questo periodo buio. Nell’ultimo anno abbiamo imparato che non possiamo fare affidamento sugli uomini. Quante promesse sono state fatte e mai mantenute? E quanta violenza e odio sono nati a causa delle persone? Per rimanere saldi nella speranza, dobbiamo essere profondamente radicati in Gesù. Se siamo legati a Lui, possiamo guardarci l’un l’altro in modo diverso».

«Io non so – si rammarica il patriarca – quando e come finirà questa guerra. Ogni volta che ci avviciniamo alla fine, sembra di ricominciare da capo. Prima o poi, però, la guerra finirà e non dobbiamo perdere la speranza. Quando sarà finita, ricostruiremo tutto: le nostre scuole, i nostri ospedali e le nostre case. Dobbiamo rimanere resilienti e pieni di forza. E ripeto: non vi abbandoneremo mai e faremo tutto il possibile per sostenervi e assistervi».

Il patriarca latino di Gerusalemme con il parroco di Gaza e alcuni laici che gli illustrano la gestione degli aiuti ricevuti. (foto Patriarcato latino di Gerusalemme)

«Dobbiamo rimanere saldi nella nostra fede – soggiunge Pizzaballa –, pregare per la fine di questa guerra e confidare completamente nel fatto che, con Cristo, nulla può vincerci. Nonostante la violenza di cui siamo stati testimoni lo scorso anno, abbiamo assistito anche a molti miracoli. In mezzo alle tenebre, c’erano persone che volevano aiutare e non si sono fatte ostacolare da nulla. Il mondo intero, non solo i cristiani, ha voluto sostenervi e stare al vostro fianco. La guerra finirà e ricostruiremo di nuovo, ma dobbiamo custodire i nostri cuori per essere capaci di ricostruire. Vi amiamo, quindi non temete e non arrendetevi mai».

Nella mattinata di oggi, 23 dicembre, il cardinale Pizzaballa ha fatto rientro a Gerusalemme. Il suo a Gaza è stato un soggiorno breve ma intenso. Oltre che celebrare la Messa con la comunità, il patriarca ha incontrato famiglie, anziani, malati, bambini. Ha preso visione delle iniziative di aiuto umanitario in corso, organizzate dal Patriarcato latino e dal Sovrano Ordine di Malta. Ha verificato i risultati delle consegne di aiuti e valutato i bisogni più urgenti della comunità, pianificando con i responsabili della parrocchia le prossime tappe degli aiuti umanitari. Il cardinale ha approvato inoltre i piani e le iniziative per l’apertura della scuola. Ha inoltre reso una visita fraterna all’arcivescovo greco-ortodosso Alexios nella parrocchia di San Porfirio.

Questa mattina, dopo il suo ritorno in sede, il patriarca latino ha incontrato i giornalisti nel corso di una conferenza stampa convocata nel palazzo patriarcale di Gerusalemme anche per rendere pubblico il suo messaggio natalizio. Ovviamente l’attenzione dei media si è concentrata maggiormente sulle sue impressioni di rientro da Gaza. Il cardinale Pizzaballa ha detto che il livello di distruzione della città è oggi ancora maggiore di quello che aveva visto durante la visita dello scorso maggio. È rimasto impressionato dall’ammassarsi dei rifiuti, dalle fogne ormai a cielo aperto, dalla carenza di igiene e dall’odore che impregna l’aria. Le condizioni di vita sono ancora più aspre di prima. È terribile e penoso osservare tutto ciò, ha detto il patriarca. Ci sono bambini ovunque – a Gaza la popolazione è giovane –, che vagano senza scarpe tra le macerie e quel che resta delle strade. «Noi viaggiavamo su un’auto con il logo della Caritas, che riproduce una croce, e pensando che fossimo lì per distribuire aiuti ci fermavano per chiedere cibo ma anche sigarette. In mezzo a tutto ciò ho visto anche molta vitalità. Le persone sembrano ancora capaci di sorridere e di godere delle piccole cose».

Quanto alla piccola comunità di cristiani rimasti – poche centinaia ormai – il patriarca ha detto di averli trovati molto stanchi («stanchi fisicamente e stanchi della guerra che non finisce»). Vivono in condizioni precarie, accampati da oltre un anno nei locali del complesso parrocchiale, che fornisce loro una certa protezione ma non è sicuramente una sistemazione comoda. In sottofondo è costante il rumore dei droni e di tanto in tanto si sentono esplosioni o colpi di arma da fuoco. «Posso confermare anche stavolta, come nella mia visita precedente, che non ho sentito dalla bocca dei cristiani una sola parola di rabbia. C’è una serenità di fondo, in mezzo alle difficoltà. Ciò è consolante. Tutto è distrutto intorno, ma loro non lo sono. Ignorano che futuro avranno, ma quelle persone semplici continuano a vivere e vogliono vivere. C’è una cosa che chiedono più di ogni altra: la scuola per i loro figli, per investire sul futuro», ha aggiunto, ammirato, il cardinale Pizzaballa.


Oltre 10 milioni per aiuti raccolti e distribuiti

Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha ricevuto in poco più di un anno, dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, 10,3 milioni di dollari di aiuti, destinandone 6 a Gaza e 4,3 alla Cisgiordania e Gerusalemme. Oltre la metà di questi fondi sono già stati spesi e ne hanno beneficiato 140mila persone. «Nello spirito di verità che caratterizza la carità, è arrivato il momento di pubblicare un rapporto dettagliato sull’aiuto ricevuto, i fondi fino a oggi spesi e le necessità previste per i prossimi tempi». Così ha scritto il patriarca Pierbattista Pizzaballa accompagnando la pubblicazione di un rapporto, consultabile in inglese sul sito del Patriarcato dal 5 dicembre scorso. In molti nel mondo hanno risposto in un anno all’appello per alleviare le sofferenze causate dalla guerra e dalle violenze in Terra Santa. Tra le persone raggiunte dall’assistenza umanitaria ci sono tutti i cristiani della Striscia di Gaza e il 30 per cento dei cristiani della Cisgiordania, oltre a migliaia di altre persone che stanno soffrendo da mesi.

Dalla visita fatta dal card. Pizzaballa alla parrocchia di Gaza nello scorso maggio, i viveri indirizzati alla Striscia sono andati crescendo, fino a superare le 100 tonnellate distribuite nel mese di novembre. Ma aiuti alimentari sono arrivati anche a Gerusalemme Est e in Cisgiordania.

La fornitura di assistenza medica ha interessato in tutto circa 20mila persone vulnerabili; 8mila studenti hanno beneficiato dei programmi di sostegno alla scuola e alle attività di aiuto psicologico per i più piccoli. Tra i maggiori donatori vi sono organizzazioni internazionali e i cavalieri del Santo Sepolcro. Per l’Italia, il rapporto cita l’aiuto economico giunto da diverse diocesi e associazioni. La collaborazione in corso con l’Ordine di Malta non è inclusa in questo rapporto.

Ultimo aggiornamento: 23/12/2024 17:08


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