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La Siria di al-Jolani alla prova dei fatti. Timori e proposte dei cristiani

Giuseppe Caffulli
18 dicembre 2024
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La Siria di al-Jolani alla prova dei fatti. Timori e proposte dei cristiani
Ribelli siriani accolti dalla popolazione di Damasco lo scorso 8 dicembre 2024 (foto Asaad Syria/Flash90)

I siriani scrutano l'orizzonte, guardinghi. Che volto avrà la Siria di domani? Che futuro immaginano i vincitori jihadisti? Due francescani registrano i primi segnali d'allarme per i cristiani, ma anche la loro volontà di contribuire alla costruzione della casa comune.


«Sarà un cammino lungo e gli interrogativi che ci poniamo sul futuro della Siria non saranno facili da sciogliere». Fra Firas Lutfi, frate minore della Custodia di Terra Santa, superiore del convento di Bab Touma a Damasco, sta vivendo come tutti i siriani con grande apprensione il momento storico seguito alla caduta di Bashar al-Assad, la fine di una lunga dittatura e la dolorosa scoperta (o presa di coscienza) delle atrocità che il regime ha compiuto soprattutto – ma non solo – dallo scoppio della guerra civile, nel 2011.

«La Siria che ha in mente al-Jolani è quella governata dalla sharia, la legge islamica, o un Paese inclusivo, dove ciascuna componente etnica e religiosa ha piena cittadinanza?»

«Abbiamo vissuto le ore della liberazione come la fine di un incubo. Ma questa gioia, il giorno dopo, ha lasciato spazio alle domande: quella di al-Jolani che Siria sarà? Quale tipo di società ha in mente quello che è stato a tutto gli effetti un capo jihadista, sul quale pende ancora una taglia internazionale di 10 milioni di dollari? Adesso lo vediamo incontrare diplomatici e ambasciatori ed essere intervistato dalla Cnn. Ma la Siria che ha in mente è quella governata dalla sharia, la legge islamica, o un Paese inclusivo, dove ciascuna componente etnica e religiosa ha piena cittadinanza?».

Le preoccupazioni di fra Firas devono fare i conti con messaggi contraddittori. «Dicono a noi cristiani che non abbiamo nulla da temere. E che le minoranze saranno tutelate. Ma intanto al-Jolani ha sciolto il parlamento e ha chiamato a Damasco tutti i suoi compagni d’armi, tutti estremisti islamici provenienti dal Fronte al-Nusra. Le parole pronunciare finora sono state rassicuranti, ma intanto questa mattina (il 17 dicembre – ndr) le scuole e le università statali hanno riaperto e all’inizio delle lezioni è stata recitata per la prima volta la preghiera islamica. Una ragazza cristiana, mia parrocchiana, che studia medicina mi ha raccontato che pensa di non frequentare più… Sono girati sui telefonini dei messaggi, poi smentiti, che invitano i cristiani a non esporre segni del Natale esternamente alle case e alle Chiese. Non si parla di velo, ma di vestiti “decenti e non offensivi” per le donne. Ma chi stabilisce cosa è decente e cosa no?».

«Vorrei che si parlasse di costituzione, di diritti umani. Desidererei avere una presenza chiara della comunità internazionale, una supervisione su quello che i nuovi capi di Damasco intendono fare»

Insomma, il percorso che aspetta la nuova Siria, per fra Lutfi, è abbastanza accidentato. «Vorrei che si parlasse di costituzione, di diritti umani. Desidererei avere una presenza chiara della comunità internazionale, una supervisione su quello che i nuovi capi di Damasco dicono di voler fare. Sono del parere che le sanzioni e i blocchi patrimoniali alle persone considerate fino a ieri dei terroristi non vadano revocati, almeno fino a che non abbiano dimostrato con i fatti di volere una Siria laica, dove la legge è uguale per tutti e nessuno è discriminato per la sua appartenenza o la sua fede».

Da Aleppo giunge la testimonianza del confratello fra Bahjat Karakach, parroco della parrocchia latina di San Francesco: «La sensazione che abbiamo è di una provvisorietà mista ad attesa. Aspettiamo il prossimo primo marzo, data nella quale scade il mandato dell’attuale governo provvisorio, tinto di un solo colore, chiaramente islamista, per formare un governo di transizione che avrà il compito di portare la Siria alle elezioni dopo la stesura di una nuova costituzione. In vista di questo evento, anche noi cristiani ci siamo mossi con incontri di studio e proposte che saranno presentate ai tre patriarchi presenti a Damasco (greco melchita, greco ortodosso e siriaco ortodosso) che avranno poi il compito di stilare un testo da presentare alla commissione costituzionale. I punti salienti delle proposte sono: uno Stato democratico e civile, in cui tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e doveri. Siamo coscienti che non sarà facile trovare una formula che soddisfi tutti, visto che la Siria è un Paese molto variegato, ed il rischio di un governo islamista rimane reale».  Sarebbe, conclude il religioso, un’altra sciagura, «il rischio di una nuova dittatura oppure di una forte instabilità del Paese. Ovviamente non ci arrendiamo e contiamo sui moltissimi siriani illuminati che vogliono uno Stato laico e democratico, sperando che la comunità internazionale aiuti queste correnti ad avere una voce in capitolo».

«Un gruppo di giovani musulmani ha distribuito fiori davanti alle chiese, con un biglietto che recitava: “Insieme possiamo ricostruire il nostro Paese”»

Intanto si moltiplicano i segnali di islamizzazione, che preoccupano fortemente i cristiani. Preghiere islamiche nelle aule universitarie e nei luoghi di lavoro pubblici. Miliziani che ai posti di blocco che controllano gli accessi alle città che chiedono espressamente alle donne cristiane di mettere il velo… Le fazioni islamiste più radicali chiedono la separazione tra uomini e donne negli spazi pubblici. «Viceversa – conclude fra Bahjiat – non mancano gesti di speranza come, ad esempio, quello di un gruppo di giovani musulmani che ha distribuito fiori davanti alle chiese, con un biglietto sul quale è scritto: “Insieme possiamo ricostruire il nostro Paese”».


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