(g.s.) – Nella serata del 28 ottobre 2024 il parlamento monocamerale israeliano (Knesset) ha approvato due leggi che vietano, nel territorio di Israele, ogni attività e cooperazione con l’agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai profughi palestinesi (Unrwa). Ciò creerà seri ostacoli all’azione dell’organismo, non da oggi mal tollerato da molte componenti – non solo politiche – della società israeliana.
Cosa gli israeliani contestano all’Unrwa
Due le contestazioni più rilevanti:
• l’agenzia Onu da decenni non farebbe che perpetuare con il suo assistenzialismo la condizione di profughi di generazioni di palestinesi sparsi in Medio Oriente, contribuendo alla loro ghettizzazione e non integrazione nelle nazioni arabe che li hanno accolti (l’Unrwa fornisce assistenza anche ai palestinesi che vivono nei campi profughi in Giordania, Libano e Siria). L’Unrwa obbietta che «anche i discendenti [dei profughi del 1948] sono considerati rifugiati fino a quando non si troverà una soluzione duratura» alla questione, vale a dire fino a che non ci sarà un accordo complessivo di pace che sciolga i nodi della questione israelo-palestinese.
• L’Unrwa fiancheggerebbe, nella Striscia di Gaza, il terrorismo di Hamas fornendo, più o meno consapevolmente, posti di lavoro e rifugio anche a terroristi e/o dirigenti del movimento islamista.
Le accuse sono state ribadite alla Knesset in occasione del voto del 28 ottobre dal deputato Yuli Edelstein, del partito Likud, relatore delle due leggi poi approvate e presidente della Commissione Affari esteri e Difesa.
Le conseguenze pratiche delle nuove norme
L’ufficio del primo ministro israeliano il 28 ottobre scrive su X che le nuove norme avranno pieno effetto tra 90 giorni e che, sia ora sia poi, il governo di Israele si impegna a lavorare con i suoi partner internazionali per assicurare gli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza. Israele dovrà anche assicurare gli stessi servizi oggi forniti dall’Unrwa ai palestinesi residenti a Gerusalemme Est (dove attualmente sono dislocati anche gli uffici dell’agenzia Onu).
In realtà, gli intralci all’attività dell’Unrwa – che ha un organico composto da un numero modesto di dirigenti internazionali e da circa 30mila palestinesi fra insegnanti, medici, infermieri e ingegneri – saranno molteplici e fatali. Sarà necessario trasferire altrove gli uffici di Gerusalemme e risulterà molto difficile far affluire aiuti e personale nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, considerando il fatto che gli israeliani controllano tutti gli accessi terrestri, marittimi e aerei (incluso il valico di Rafah al confine con l’Egitto).
Problemino
Come abbiamo già avuto modo di scrivere, nei Territori occupati palestinesi (Cisgiordania e Gaza) l’Unrwa esercita di fatto un ruolo di supplenza nel dispensare i suoi servizi, come le scuole e le strutture medico-sanitarie. In base al diritto internazionale a farsi carico di questi servizi essenziali per la popolazione dovrebbe essere la potenza che controlla e occupa quei territori, vale a dire Israele (considerato che l’Autorità nazionale palestinese non ha le risorse per farlo e neppure l’agibilità necessaria, essendo un organismo a sovranità limitata). Lo Stato ebraico – che per decenni ha lasciato fare all’Unrwa – è disposto e pronto a farsene carico, o a trovare alternative pratiche, nel giro di tre mesi?
Le reazioni
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha immediatamente criticato l’introduzione delle nuove norme israeliane. Il 28 ottobre ha diffuso un comunicato nel quale si dice «profondamente preoccupato». Se applicate, dice Guterres, le due leggi «probabilmente impedirebbero all’Unrwa di continuare il suo lavoro essenziale nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, come da mandato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’Unrwa è il principale mezzo con cui viene fornita l’assistenza essenziale ai rifugiati palestinesi nei Territori Palestinesi Occupati. Non esistono alternative all’Unrwa. (…) Invito Israele ad agire coerentemente con gli obblighi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e con gli altri obblighi previsti dal diritto internazionale, compresi quelli del diritto umanitario internazionale e quelli relativi ai privilegi e alle immunità delle Nazioni Unite. La legislazione nazionale non può modificare tali obblighi».
L’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell Fontelles, osserva, a sua volta, che le nuove norme israeliane sono «in netta contraddizione con il diritto internazionale e con il principio fondamentale di umanità».
Tramite l’agenzia ufficiale Wafa, la presidenza dell’Autorità nazionale palestinese comunica di aver deciso «di agire con urgenza insieme ai Paesi che ospitano i rifugiati palestinesi per esplorare la possibilità di rivolgersi al Consiglio di Sicurezza e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite in merito alla questione dell’Unrwa, affermando che l’agenzia Onu è politicamente legata alla questione del diritto al ritorno [dei profughi palestinesi ai loro luoghi di residenza originari]».