Il 12 settembre è stata pubblicata l’ultima edizione del sondaggio Pulse, condotto congiuntamente dal Palestinian Center for Policy and Survey Research di Ramallah e dal Programma internazionale sulla risoluzione e mediazione dei conflitti dell’Università di Tel Aviv. Questo sondaggio, realizzato ogni due anni dal 2017, è stato condotto tra 1.270 palestinesi (830 della Cisgiordania e 440 di Gaza) e 900 israeliani, sia ebrei sia arabi. I risultati forniscono un quadro preoccupante della percezione reciproca di queste popolazioni dal 7 ottobre e dagli scontri in corso.
Paura del genocidio
Alla domanda sulle intenzioni attribuite ai palestinesi a partire dal 7 ottobre, il 66 per cento degli ebrei israeliani ha risposto «commettere un genocidio contro di noi», il 27 per cento «conquistare territori ed espelle gli ebrei», il 4 per cento «conquistare territori senza espulsione» e il 3 per cento «difendersi e rafforzare la propria sicurezza».
Alla domanda sulle intenzioni degli israeliani, il 61 per cento dei palestinesi denuncia un’impresa genocida, il 27 per cento teme la conquista e l’espulsione, l’8 per cento la conquista senza espulsione e il 2 per cento percepisce la guerra come una politica israeliana di autodifesa e sicurezza.
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A questa paura delle intenzioni dell’altro si aggiunge la sua disumanizzazione: chiamati a valutare il grado di umanità degli ebrei israeliani, i palestinesi hanno dato un punteggio medio di 6 su 100. La valutazione degli ebrei israeliani rispetto ai palestinesi è risultata in media 14 su 100.
In ciascuna popolazione, la maggioranza degli intervistati approva o approva nettamente l’idea che «la persecuzione e l’ingiustizia vissute dalla mia comunità sono peggiori di quelle vissute da altri»: l’84 per cento degli ebrei israeliani, l’83 per cento dei palestinesi e il 62 per cento degli arabi israeliani.
In questo contesto, il livello di fiducia tra le popolazioni è il più basso mai registrato dal 2017: solo il 10 per cento degli ebrei israeliani e il 6 per cento dei palestinesi crede che sia possibile fidarsi degli altri.
Prospettive future?
Ad accomunare le diverse popolazioni è il pessimismo sull’evoluzione degli eventi: il 72 per cento degli ebrei israeliani si aspetta un peggioramento del conflitto in Cisgiordania, così come il 68 per cento dei palestinesi e il 60 per cento degli arabi israeliani.
Il 62 per cento degli ebrei israeliani, il 41 degli arabi israeliani e il 53 dei palestinesi prevedono addirittura un’evoluzione del conflitto in una guerra regionale.
La maggioranza degli intervistati ritiene che una pace che comprenda due Stati e la normalizzazione delle relazioni tra Israele e i suoi vicini sia preferibile all’estensione del conflitto: il 55 per cento degli ebrei israeliani, l’89 degli arabi israeliani e il 65 dei palestinesi.
Tuttavia, le interpretazioni delle conseguenze del conflitto variano a seconda della comunità: il 54 per cento dei palestinesi di Gaza approva l’idea che questa guerra sia così grave da poter costituire un passo verso i negoziati di pace, rispetto al 31 per cento dei palestinesi di Cisgiordania, il 23 per cento degli ebrei israeliani e il 52 degli arabi israeliani.
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L’indagine fornisce una panoramica delle soluzioni preferite dalle diverse comunità intervistate.
Il 40 per cento dei palestinesi sostiene quella dei cosiddetti due Stati (+7 per cento rispetto al 2022), il 33 per cento è per un unico Stato con diritti limitati per la popolazione ebraica e il 25 per cento per un unico Stato democratico che garantisca pari diritti a tutti i suoi abitanti.
Il 42 per cento degli ebrei israeliani è favorevole a un’annessione della Cisgiordania senza pari diritti per i palestinesi, il 21 è per la soluzione dei due Stati (in calo di 13 punti rispetto al 2022 e al livello più basso registrato dagli anni Novanta), mentre il 14 per cento è per un unico Stato che garantisca pari diritti ai suoi abitanti.
Alla soluzione alternativa di una confederazione di Stati è favorevole solo il 12 per cento degli ebrei israeliani, il 52 per cento degli arabi israeliani e il 35 per cento dei palestinesi.
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Per un approfondimento (in inglese) delle metodologie di raccolta dei dati tra i palestinesi, clicca qui
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