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Alla guerra del pistacchio

Giuseppe Caffulli
19 settembre 2024
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Alla guerra del pistacchio

L'Iran è il primo produttore mondiale di pistacchi. Ora nel deserto del Neghev è stata lanciata una sfida alle sue esportazioni. Un nuovo progetto agricolo prevede infatti la coltivazione su vasta scala del pistacchio anche in Israele.


In Medio Oriente ci sono guerre e guerre. Ci sono quelle guerreggiate, che (purtroppo) seminano morti e lasciano strascichi d’odio. Ci sono poi guerre meno sanguinose, ma non per questo meno cruente, che coinvolgono l’economia di intere regioni e hanno ripercussioni a livello globale.

La guerra tra Israele e Hamas, con la possibile escalation in tutto il Medio Oriente, è in grado di compromettere le rotte commerciali strategiche per tutto il mondo. Una delle ripercussioni immediate di queste tensioni è l’oscillazione (verso l’alto) del prezzo del petrolio, anche in seguito alla decisione di alcuni armatori di evitare le vie del Mar Rosso per paura di attacchi alle navi da parte degli houthi yemeniti. Effetti collaterali riguardano il commercio marittimo di materie prime e le rotte per l’import/export est-ovest che sono fondamentali per la stabilità dell’area e per l’Europa.

Antagonisti a tavola

Ci sono poi guerre culinarie. Dal 2008, per esempio, l’hummus, la popolare ricetta a base di ceci, è al centro di una discordia tra Libano e Israele. Il Paese dei Cedri contesta a Israele di essersi appropriato della paternità della ricetta, fatta passare al mondo come israeliana doc. La diatriba sull’hummus è cosa antica. E non è ben chiaro se la paternità del piatto sia del Libano, della Palestina, della Siria o di qualche altro Paese mediorientale.

Ora si apre un altro fronte: la guerra dei pistacchi.

In Israele, nel deserto del Neghev, è stata infatti lanciata una vera e propria sfida al cosiddetto «asse della resistenza» guidato dall’Iran, ma non con droni e missili, piuttosto con un progetto agricolo che prevede la coltivazione su vasta scala del pistacchio. Il progetto pilota ha preso avvio presso la fattoria Mashkit, vicino a Mitzpe Ramon, dove le prime piante messe a dimora hanno dato un raccolto completo e commestibile.

Una coltura redditizia (se regge)

La notizia è stata lanciata con dovizia di particolari dal popolare quotidiano Yedioth Aronoth. «La coltivazione del pistacchio – si legge – è altamente redditizia grazie all’elevata domanda dei consumatori e i ricercatori agricoli locali sperano che il Neghev diventi il principale fornitore di pistacchi di Israele. Il primo raccolto arriva dopo che 40 alberi di pistacchio sono stati recentemente piantati nella fattoria e i ricercatori del centro di ricerca e sviluppo Ramat Neghev sono ottimisti sul potenziale della regione. Il progetto è guidato da Elisha Tzurgil del kibbutz Sde Boker, che ha lavorato per stabilire la coltura del pistacchio nel Neghev».

La coltivazione dei pistacchi rappresenta una sfida diretta all’Iran, in quanto maggior produttore mondiale di questo frutto coltivato fin dall’età preistorica particolarmente in Persia.

Anche se il pistacchio non è prodotto unicamente in Medio Oriente (il frutto è coltivato anche in Grecia, Italia e Stati Uniti) l’Iran rimane ancora il maggior produttore mondiale.

Fallito un precedente tentativo

Già negli anni Ottanta si era tentato di introdurre la coltivazione del pistacchio nel Neghev, ma il tentativo era fallito. Si era optato allora per albicocche, pesche e prugne.

Itzik David, responsabile delle coltivazioni a frutta presso la ricerca e sviluppo di Ramat Negev, ha spiegato in un’intervista le difficoltà incontrate in precedenza: «A Sde Boker, dove venne provata la coltivazione negli anni Ottanta, gli inverni non erano abbastanza freddi e i pistacchi non si schiudevano. Oggi noi importiamo principalmente pistacchi dalla Turchia, ma speriamo di coltivarne abbastanza nel Neghev per evitare di importarne dai Paesi dell’Asse del Male».

Dato che per l’Iran l’esportazione del pistacchio (usato in massima parte nell’industria dolciaria) rappresenta un’importante voce nella bilancia dei pagamenti, la speranza è di creare, oltre ad un beneficio per Israele, anche un significativo danno economico al Paese degli ayatollah.

Gli sforzi per la coltivazione del pistacchio nel nord di Israele erano stati interrotti nel 2016 a causa dell’esaurimento dei fondi, ma ora, visto il successo dell’esperimento nel Neghev, il Fondo nazionale ebraico è pronto a finanziare altre coltivazioni sulle alture del Golan.


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