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Rulla Sarras: Le sfide per chi nasce donna palestinese

Manuela Borraccino
8 agosto 2024
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Rulla Sarras: Le sfide per chi nasce donna palestinese
In questa foto d'archivio, del 2019, contadine palestinesi durante la mietitura nei campi di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. (foto Hassan Jedi/Flash90)

Ora più che mai i bisogni della popolazione palestinese sono enormi e le donne stanno vivendo situazioni inimmaginabili, denuncia una delle dirigenti di un'associazione per l'emancipazione femminile in ambiente rurale.


«In questi mesi abbiamo cercato di raggiungere le nostre socie, le loro famiglie e tutte coloro che gravitavano intorno ai nostri sette club di Gaza: siamo riusciti ad aiutare circa 5.000 famiglie, ma i bisogni sono enormi e in crescita» racconta a Terrasanta.net Rulla Sarras, 48 anni, direttrice dell’area Raccolta fondi e Sviluppo dell’Associazione per la promozione delle donne nei contesti rurali (Rural Women Development Society – Rwds), una delle maggiori organizzazioni femminili palestinesi con poco più di 3.000 socie effettive e decine di migliaia di beneficiarie presenti in 58 club diffusi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con l’obiettivo di valorizzare la condizione femminile, in particolare nel settore agricolo, e favorire l’accesso delle donne alla terra, ai servizi, al credito.

Classe 1975, Rulla Sarras è laureata in Letteratura inglese e in Amministrazione aziendale (Business Administration) all’università di Betlemme, un Master di due anni in Risorse umane conseguito negli Stati Uniti e un dottorato (PhD) nel Regno Unito su Pianificazione strategica e Gestione delle crisi. Madre di tre figli adolescenti, è un esponente di spicco della comunità cristiana palestinese: dal 2017 è tra i dirigenti di Rwds dopo aver lavorato per molti anni per l’Unione cristiana delle giovani (Young Women’s Christian Association – Ywca), la più antica fra le organizzazioni femminili palestinesi, fondata nel 1894 a Gerusalemme da un gruppo di donne cristiane. «Cerco di lavorare ogni giorno sulla crescita personale – dice – e di incentivare la capacità di leadership delle donne che ho intorno a me: questa è la mia missione principale. Già il fatto di nascere palestinese pone di fronte a molte sfide: ho imparato a lottare e a cercare sempre la luce in fondo al tunnel».

Rulla Sarras

Il suo impegno nel sociale e per migliorare la condizione delle donne palestinesi, racconta Sarras, è il frutto dell’eccellente educazione ricevuta nelle scuole cristiane e della rapida carriera percorsa in alcune delle maggiori organizzazioni della società civile palestinese: «Quando hai ottenuto tanti risultati e gratificazioni in ambito professionale, viene un momento in cui vuoi fare qualcosa per la comunità, per migliorare la condizione delle persone intorno a te anche attraverso il volontariato. Ho un debito di riconoscenza nei confronti dell’Università di Betlemme per tutta la formazione intellettuale, civica e umana che mi ha dato e che mi ha permesso di diventare ciò che sono oggi: non è stato solo un percorso di studi ma un processo di costruzione della personalità. Ho appreso i fondamentali dell’etica insieme a tutti quegli strumenti di cultura generale, di cittadinanza globale e a quelle abilità e competenze che sono fondamentali per muoverti nel mondo di oggi: parlare in pubblico, lavorare in squadra, risolvere i problemi, tendere alla formazione permanente».

→ Leggi anche: L’Università di Betlemme, fucina di giovani professionisti palestinesi

Rwds è nata nel 1984, dal basso, come associazione di donne impiegate nel settore agricolo in Cisgiordania e a Gaza: le donne rappresentano il 70 per cento della forza lavoro attiva nei campi ma sono l’ultimo anello della catena del valore e spesso non godono dei proventi che il loro lavoro genera. «Gli obiettivi principali dell’organizzazione – spiega Rulla Sarras – sono: sostenere le donne a tutti i livelli nella società palestinese, promuovere l’uguaglianza di genere e rendere le donne consapevoli dei loro diritti sociali, politici ed economici. In effetti una delle difficoltà principali delle agricoltrici è che non sono loro a controllare i compensi che la loro attività genera, poiché nella maggior parte dei casi sono i mariti, in quanto capifamiglia, a gestire le entrate. Con la nostra organizzazione puntiamo molto sull’istruzione e formazione e forniamo anche assistenza legale, sosteniamo le donne perché partecipino ai processi decisionali delle loro comunità, anche diventando membri delle autorità locali. Abbiamo visto nel corso degli anni moltissime storie di successo grazie alle donne che hanno assunto ruoli di leadership e di partecipazione attiva. Laddove esistono i nostri club, vediamo che le autorità locali coinvolgono le nostre socie nei processi decisionali su questioni che riguardano il villaggio. Cerchiamo anche di informare sul fatto che i diritti delle donne sono diritti umani fondamentali e lavoriamo sull’intero nucleo familiare per creare delle alleanze con gli uomini. Un’altra attività è quella di sensibilizzazione sulle leggi sull’uguaglianza di genere e facilitare il più possibile l’occupazione e quindi l’indipendenza economica delle donne».

Fino allo scorso ottobre, racconta, erano sette i club di Rwds attivi a Gaza, con circa 1.400 socie e altre migliaia fra utenti e volontarie. Oggi, racconta Rulla, quattro centri sono stati distrutti e gli altri tre sono diventati rifugi per gli sfollati: l’organizzazione cerca di far arrivare aiuti e sostegno in collaborazione con altri organismi umanitari presenti nella Striscia. «Uno dei nostri club maggiori nel centro della Striscia, a Deir al Balah, è diventato un rifugio: le donne dormono all’interno con i bambini mentre gli uomini hanno piantato tende in quello che era il giardino. Ogni area libera, nei dintorni, è diventata un campo profughi. Cerchiamo di offrire cibo in collaborazione con la World Central Kitchen e tutto il materiale umanitario di base, compresi dispositivi igienici insieme allo staff delle Nazioni Unite. La priorità è per i nostri membri, ma ovviamente cerchiamo di raggiungere tutti: i nostri team sono formati da un assistente sociale, una psicologa, una nutrizionista e un’infermiera, in modo da dare alle donne tutta l’assistenza socio-sanitaria e psicologica che possiamo; con un ambulatorio mobile distribuiamo medicinali nei centri due volte a settimana. Con la collaborazione della Banca di Palestina abbiamo attivato un canale di PayPal per permettere alle persone di avere un minimo di contanti a disposizione e poter comprare del cibo».

La priorità, però, resta sempre il raggiungimento del cessate il fuoco e un maggiore coinvolgimento della comunità internazionale. «Innanzitutto – incalza Sarras – per mettere fine a questa tragedia deve finire l’occupazione; per trovare una soluzione duratura bisogna affrontare le cause di questo conflitto. In secondo luogo ci sarebbe bisogno di una riforma profonda del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: i popoli devono esser trattati tutti allo stesso modo; le Risoluzioni dell’Onu devono essere rispettate ed essere vincolanti. E poi c’è il coinvolgimento delle donne nei negoziati di pace: molte donne fra le palestinesi vorrebbero e potrebbero aver voce in capitolo. Ma parliamoci chiaro: in questo momento come si potrebbero raggiungere le donne di Gaza per farle partecipare ai negoziati in corso in Egitto o in Qatar? Uno dei fattori più importanti nel dopoguerra, e cruciali per lavorare alla riconciliazione fra israeliani e palestinesi, sarà l’assunzione delle responsabilità, ovvero assicurare alla giustizia chi si è macchiato di crimini di guerra e atrocità di ogni tipo contro i civili. Solo così si potrebbe costruire pace e sicurezza per tutti».

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