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La strage del Golan, un errore di Hezbollah?

Giuseppe Caffulli
30 luglio 2024
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La strage del Golan, un errore di Hezbollah?
La scena dell'attacco missilistico in cui hanno perso la vita 12 persone in un campo di calcio nel villaggio druso di Majdal Shams, sulle Alture del Golan, il 28 luglio 2024. Foto di Erez Ben Simon/Flash90

Sulle alture del Golan la morte di 12 ragazzini causata da un missile ha riacceso i riflettori sui drusi, popolo diviso da confini mai riconosciuti dopo la guerra del 1967. L’eccidio potrebbe essere stato un tragico errore, mentre la comunità drusa locale mette in guardia dal tentativo di strumentalizzare la tragedia per seminare discordia con gli sciiti.


Majdal Shams è un villaggio a ridosso dell’area cuscinetto che separa il Golan dalla Siria. Proprio qui è avvenuto l’attacco missilistico di sabato 27 luglio che ha colpito un campo di calcio uccidendo almeno 12 bambini. Majdal Shams è un villaggio del Golan occupato da Israele abitato dalla comunità drusa. Israele ha accusato le milizie libanesi Hezbollah, sostenutedall’Iran, che però hanno negato di essere dietro l’attacco. Domenica Israele ha colpito con raid aerei obiettivi di Hezbollah in Libano come forma di rappresaglia. Non è ancora chiaro se ci siano state vittime.
A 72 ore dall’attacco, restano però alcuni interrogativi, non facili da sciogliere nel delicato quadro mediorientale. Sembra certo che il missile che ha mietuto le giovani vite fosse di fabbricazione iraniana. Ma non è chiaro quale interesse possano aver avuto le milizie libanesi Hezbollah a colpire la comunità drusa del Golan. Per questa ragione c’è chi parla di un errore da parte della fazione sciita libanese. Un missile forse diretto altrove (verso obiettivi militari o contro qualche insediamento israeliano) che è sfuggito al controllo. Prima che fosse resa nota la notizia dell’attacco di Majdal Shams, Hezbollah aveva rivendicato la responsabilità di altri quattro attacchi nelle aree di confine tra Israele e Libano. Uno di questi attacchi riguardava una base militare sulle pendici del Monte Hermon, al confine tra le alture del Golan e il Libano, a soli 3 chilometri dal campo di calcio dove sono morti i 12 ragazzini.

Dal 1967 una zona contesa

Ma cosa intendiamo quando si parla di Alture del Golan? E chi sono i drusi?
Le Alture del Golan sono un altopiano che Israele ha sottratto alla Siria durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, prima di annetterlo formalmente nel 1981. Il Golan confina anche con la Giordania e il Libano. L’area è separata dalla Siria da una zona cuscinetto dove opera la Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite (in inglese United Nations DisengagementObserver Force, in acronimo Undof), una missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace tra Israele e Siria dopo la fine della guerra del Kippur. Istituita attraverso la risoluzione 350 del Consiglio di sicurezza del 31 maggio 1974, la missione è formata da oltre un migliaio di militari provenienti da Australia, Argentina, Bhutan, Corea del Sud, Figi, Ghana, India, Irlanda, Kazakistan, Nepal, Repubblica Ceca, Uruguay e Zambia.
Per il diritto internazionale (nonostante l’endorsment nel 2019 dell’allora presidente Usa Donald Trump, che ne ha avvallato l’annessione da parte d’Israele) le alture del Golan sono considerate territorio occupato e la Siria continua a chiederne la restituzione.
L’attacco di sabato 27 luglio non è un episodio isolato da quando è iniziata la guerra di Israele contro Hamas a Gaza il 7 ottobre 2023.
All’inizio di luglio, un attacco missilistico di Hezbollah aveva ucciso due persone nella regione, spingendo il capo del Consiglio regionale del Golan a chiedere una rappresaglia «con la forza» contro il gruppo libanese.
Stavolta, però, sembra esserci qualcosa di diverso. La comunità drusa libanese lo ritiene un tentativo di seminare discordia tra drusi del Golan e sciiti, con l’intento di ottenere la fedeltà a Israele di una popolazione ancora renitente all’annessione da parte d’Israele, un’annessione illegale, contraria alle risoluzioni internazionali 242 e 338 dell’Onu. I drusi del Golan si sono finora opposti ai tentativi di «israelizzazione». Nel 2018, migliaia di manifestanti guidati dai leader drusi si sono opposti alla Legge fondamentale sullo Stato-nazione ebraico presentata dal parlamento israeliano, temendo che avrebbe approfondito la discriminazione tra componente ebraica e componente araba (di cui linguisticamente e culturalmente i drusi sono parte).

Gomito a gomito con i coloni ebrei

Sulle Alture del Golan vivono oggi circa 20 mila appartenenti a questa popolazione. La maggior parte di loro si ritiene siriana e ha rifiutato l’offerta di cittadinanza israeliana quando Israele ha conquistato la regione nel 1967. Sono oggi in possesso di carte di residenza israeliane, ma non sono considerati cittadini israeliani a pieno titolo.
I drusi delle Alture del Golan condividono la regione con circa 25 mila ebrei israeliani, distribuiti in oltre 30 insediamenti. L’anno scorso, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite aveva lanciato l’allarme per il piano di Israele di raddoppiare la popolazione di coloni sul Golan entro il 2027. Nel corso degli anni, l’espansione degli insediamenti israeliani e le loro attività ha limitato l’accesso all’acqua da parte degli agricoltori della regione (non ebrei), a causa di politiche discriminatorie relative a prezzi e tariffe.
A quanto dichiarato da un esponente del Consiglio regionale di Majdal Shams nessuna delle vittime della strage del 27 luglio aveva la cittadinanza israeliana.  

Il credo dei drusi

Al di fuori del Golan vivono circa 130 mila drusi israeliani, soprattutto nell’area del Monte Carmelo e inGalilea. A differenza di altre comunità minoritarie all’interno dei confini israeliani, sono convintamente patriottici. Dal 1957 i drusi servono nell’esercito israeliano e spesso raggiungono posizioni di alto livello. Un numero considerevole ricopre cariche di rilievo nella polizia e nelle forze di sicurezza.
Dal punto di vista religioso i drusi, circa un milione di persone divisi tra Siria, Libano e Israele sono una setta piuttosto chiusa di origine musulmana, sorta in Egitto nell’XI secolo, che però è da considerarsi ormai fuori dall’Islam. Professa una dottrina complessa e per vari aspetti misterica, che si definisce «(vero) monoteismo». E parte dal principio che la divinità a varie riprese si sia manifestata (e possa manifestarsi) in forma umana invari personaggi della storia biblica e islamica.

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Aggiornamento: Nella serata di ieri 30 luglio una potente esplosione ha colpito la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani nel quartiere Da’aheh a Beirut, in Libano.
L’attacco, per mano dell’esercito israeliano, era rivolto al Consiglio della Shura di Hezbollah e alla sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Bersaglio principale d’Israele era Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin, numero due delle milizie di Hassan Nasrallah, suo consigliere militare, considerato da Israele «responsabile dell’omicidio dei bambini di Majdal Shams e di numerosi altri civili israeliani, responsabile della maggior parte degli armamenti più avanzati di Hezbollah, tra cui missili a guida di precisione, missili da crociera, missili antinave, razzi a lungo raggio e droni», oltre che «dell’accumulo di forze, della pianificazione e dell’esecuzione di attacchi terroristici contro lo Stato di Israele». Fonti militari israeliane fanno sapere che l’obiettivo (cioè Fuad Shukr) «è stato neutralizzato».

 

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