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Gaza, il rilascio di Mohammed Abu Salmiya spacca Israele

Giuseppe Caffulli
3 luglio 2024
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Gaza, il rilascio di Mohammed Abu Salmiya spacca Israele
Un fermo immagine della conferenza stampa a Gaza del dottor Mohammed Abu Salmiya dopo il suo rilascio il primo luglio 2024.

Il dottor Mohammed Abu Salmiya, direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza City, è stato rilasciato dagli israeliani dopo 7 mesi di detenzione. Il medico dice di aver subito torture in assenza di accuse formali. In Israele polemiche per la liberazione.


Qualcuno avrà già sentito parlare di Mohammed Abu Salmiya. Il medico palestinese venne arrestato mesi fa con l‘accusa di essere un fiancheggiatore di Hamas. Direttore dell’ospedale Al-Shifa di Gaza City, bersagliato dagli israeliani, il dottor Abu Salmiya, in una conferenza stampa organizzata il primo luglio, dopo il suo rilascio, ha affermato di aver subito tre processi durante i suoi oltre sette mesi di detenzione, ma alla fine di non essere stato accusato di alcun crimine, come riporta l’agenzia Anadolu.

Alla testa del maggiore ospedale della Striscia

Nel novembre scorso, nelle prime settimane della guerra a Gaza, Abu Salmiya, insieme ad altri medici, si era rifiutato di abbandonare i malati, i feriti e i bambini prematuri dell’ospedale, perché l’evacuazione avrebbe significato per loro una condanna a morte. A causa dei bombardamenti, l’ospedale – il più grande della Striscia – aveva dovuto fare i conti con l’interruzione di energia elettrica, l’esaurimento della maggior parte delle forniture mediche e una grave carenza di cibo e acqua. Le forze di occupazione israeliana avevano fatto irruzione nell’ospedale al-Shifa a novembre, arrestando il direttore, rilasciato solo lunedì scorso primo luglio.

L’esercito israeliano all’interno della struttura medica aveva scoperto dei tunnel che conducevano ad alcune stanze, forse ad uso dei militanti. Ma non risulta che sia stata trovata la base di comando sotterranea che si riteneva celata nelle viscere del nosocomio.

La denuncia di torture

In un articolo pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian, il dottor Abu Salmiya non ha lesinato le accuse contro l’esercito israeliano: «I prigionieri nelle carceri israeliane subiscono diversi tipi di tortura. L’esercito li tratta come se fossero oggetti inanimati e i medici israeliani ci hanno aggredito fisicamente», ha aggiunto.

L’amministrazione carceraria israeliana ha negato le accuse. Ma il rilascio di Abu Salmiya (e di una cinquantina di altri detenuti) ha innescato l’ennesima polemica politica in Israele, con i più alti funzionari del Paese che hanno negato di essere a conoscenza della decisione. Sembra essere stato il servizio segreto interno, lo Shin Bet, ad aver deciso il rilascio insieme all’esercito israeliano. Mossa – riferisce l’emittente Al Jazeera, volta a liberare posti nei centri di detenzione, scarcerando detenuti di Gaza che non si sono macchiati di terrorismo e che rappresentano dunque un pericolo minore.

Una liberazione contestata

Il rilascio non è andato a genio al ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, leader di un partito di estrema destra. Il rilascio del dottor Abu Salmiya e degli altri costituisce – ha detto – una «negligenza in materia di sicurezza» incolpandone il ministro della Difesa Yoav Gallant, che però ha negato ogni responsabilità.

Lo staff di Netanyahu ha spiegato che «la scelta di liberare il detenuto è stata fatta al seguito di un pronunciamento della Corte suprema contro la detenzione nel centro di Sde Teiman». La decisione su chi vada rilasciato spetta poi alle forze di sicurezza. La spiegazione ha gettato altra benzina sul fuoco. Il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha affermato che il rilascio di Abu Salmiya è un altro segno dell’«illegalità e delle disfunzioni» in seno al governo.

Khan Yunis nuovamente campo di battaglia

La diatriba politica avviene mentre l’esercito israeliano ha ordinato un’altra evacuazione di massa dei palestinesi da gran parte della seconda città di Gaza, Khan Yunis. Le truppe israeliane sarebbero pronte a iniziare un nuovo assalto di terra alla città. Khan Yunis è stata quasi rasa al suolo all’inizio di quest’anno, ma da allora un gran numero di palestinesi è tornato per sfuggire all’altra offensiva israeliana su Rafah, la città più meridionale del territorio.

Le accuse di tortura da parte del medico palestinese (tutte da dimostrare, secondo il governo d’Israele) hanno ovviamente fatto molto rumore, e alzato nuovamente i toni della polemica su una guerra che ha finora ha ucciso almeno 37.900 palestinesi. Quasi la metà dei 28 mila morti identificati erano donne e bambini.

Israele si difende, rigettando ogni accusa e sostenendo che ha fatto e farà ogni sforzo per distinguere i combattenti dai civili. E accusando, viceversa, Hamas di aver utilizzato la popolazione di Gaza come scudo umano.

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