Ogni anno, come oggi, alla vigilia della festa nazionale per la fondazione dello Stato di Israele, in tutto il Paese istituzioni e cittadini ricordano i caduti in combattimento e le vittime del terrorismo. Mai come stavolta – in una nazione che è ancora sotto choc dopo gli eccidi del «sabato nero», il 7 ottobre 2023 – la commozione è intensa.
Negli ultimi dodici mesi, riferiscono i media israeliani, sarebbero 1.600 i caduti, tra civili e militari (766, a cui si aggiungono 61 decessi tra membri delle forze armate già feriti o mutilati negli anni precedenti).
Ben più numerose, nell’ordine delle decine di migliaia, sono le vittime del conflitto piante dai palestinesi, e non solo nella Striscia di Gaza.
Da 19 anni a questa parte – come è avvenuto la sera di ieri, 12 maggio – numerosi israeliani e palestinesi si riuniscono per ricordare insieme le vite falciate in entrambi i popoli della Terra Santa. I media che ne riferiscono, come fa oggi The Times of Israel, definiscono questo evento «controverso», e va ancora bene. Esasperazione ed estremismi contrapposti sono assai più drastici: ci vuol poco ad essere bollati come traditori, o addirittura schedati e incriminati per fiancheggiamento del terrorismo.
L’evento, promosso dai Combattenti per la pace e dal Forum di famiglie Parents Circle, quest’anno si è svolto online, per ragioni di sicurezza e poiché i partecipanti palestinesi non avrebbero potuto raggiungere il suolo israeliano dalla Cisgiordania. Tutti i morti sono stati ricordati nel medesimo momento di raccoglimento: israeliani e palestinesi, lavoratori stranieri e richiedenti asilo, volontari o cooperanti internazionali e giornalisti…
È giusto e sacrosanto guardare indietro, piangere e commemorare chi non è più. In tanti dicono che ci vorrà tempo – anni? – per leccarsi le ferite di questi ultimi mesi ed elaborare i lutti.
Forse, in giornate come queste dovrebbe però farsi largo anche un senso di urgenza. Bisognerebbe guardare avanti e chiedersi: quante altre morti siamo disposti a mettere in conto e sopportare prima di imboccare con decisione, giustizia e realismo le vie impervie della pace? (g.s.)