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I contenuti extra di Terrasanta

la redazione
14 marzo 2024
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I contenuti extra di <i>Terrasanta</i>

In questa pagina offriamo ai lettori alcuni contenuti integrativi rispetto alla Storia di copertina pubblicata nel numero di marzo-aprile 2024 della rivista Terrasanta.


Una lettera aperta a Sua Santità Papa Francesco
e ai fedeli della Chiesa cattolica

 

12 novembre 2023

Come nell’acqua un volto riflette un volto, così il cuore dell’uomo si riflette nell’altro. (Proverbi 27,19)

Scriviamo in quanto studiosi ebrei, leader religiosi e operatori di lunga data nel dialogo ebraico-cristiano, in Israele, America ed Europa, per ricordare ai nostri fratelli e sorelle nella Chiesa cattolica «il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo» (Nostra aetate n. 4) in un momento di pena e angoscia per gli ebrei di tutto il mondo.

Il 7 ottobre Hamas, il Jihad islamico e non pochi civili di Gaza hanno commesso un massacro nel sud di Israele. Sono stati uccisi circa 1.200 civili, tra cui donne, bambini e neonati, persone disabili e sopravvissuti all’Olocausto. I terroristi hanno abusato dei corpi, dato alle fiamme intere famiglie, violentato brutalmente donne e commesso altre atrocità che la mano esita a scrivere. Circa 240 uomini, donne e bambini sono stati rapiti e sono tuttora tenuti in ostaggio da Hamas. Questo massacro è l’attacco più terribile contro gli ebrei dai tempi dell’Olocausto. Un vero e proprio pogrom, del genere che tutti speravamo non fosse più possibile.

Il crimine genocida di Hamas, perpetrato su un suolo che appartiene al territorio israeliano dal 1948, è stato celebrato da molte persone d’ogni parte del mondo e giustificato come un legittimo atto di resistenza per la liberazione palestinese. Quando Israele ha risposto entrando a Gaza per recuperare i suoi ostaggi e difendersi dalla minaccia esistenziale di Hamas, così come di Hezbollah, dell’Iran, degli Houthi dello Yemen e dei loro alleati e sostenitori in tutto il mondo, il biasimo per il massacro e la guerra è stato sempre più rivolto verso tutti gli ebrei, collettivamente intesi. Molti sono andati ben oltre i limiti della legittima critica contro le politiche israeliane, dando voce alle proteste contro il diritto di Israele ad esistere, e allineandosi così con i propositi di Hamas di distruggere Israele. L’ondata globale di attacchi rivolti contro gli ebrei a partire dal 7 ottobre – tra cui omicidi, aggressioni fisiche, minacce, molestie e atti vandalici – segna la peggiore ondata di antisemitismo dal 1945.

Questo stato di cose fa tremare la terra sotto i nostri piedi. Al pesante dolore per le vite stroncate si aggiunge un senso di profonda solitudine e una perdita di fiducia nella possibilità di una vita sicura e libera nello Stato sovrano di Israele e altrove. Soprattutto, gli eventi suscitano in noi una grande ansia per il nostro futuro. Il 7 ottobre resterà segnato per sempre nella memoria ebraica. Le implicazioni di questa terribile giornata influenzeranno la nostra percezione su chi siamo, e sul modo in cui concepiamo noi stessi e le nostre relazioni con gli altri, in un modo che non abbiamo nemmeno iniziato a misurare.

Riconosciamo con apprezzamento che Sua Santità, così come alcuni cardinali e vescovi, si sono espressi più volte su questo tema, ribadendo il loro rifiuto dell’antisemitismo e affermando il diritto di Israele a difendersi. Condividiamo anche il dolore della Chiesa per i civili palestinesi che sono caduti sotto il dominio di Hamas contro la loro volontà e sono stati uccisi a causa della guerra senza aver commesso alcun crimine. Come ha sottolineato Sua Santità l’8 ottobre, «ogni guerra è una sconfitta» (Preghiera dell’Angelus), e il costo più tragico della guerra è la perdita di vite innocenti. Comprendiamo anche che la Chiesa cerchi di mantenere la neutralità politica sulla guerra in Medio Oriente, nella quale sono coinvolte così tante potenze, per considerazioni d’ordine diplomatico.

Tuttavia, noi ebrei di diverse posizioni politiche, appartenenze nazionali e background religiosi, non ci rivolgiamo a voi ora come diplomatici o politici. La crisi che stiamo affrontando trascende la politica. Ottant’anni dopo l’Olocausto, le minacce che devono affrontare gli ebrei sono ancora una volta veramente e chiaramente esistenziali. Chiediamo quindi alla Chiesa di essere «memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica» (Nostra aetate n. 4). Questo impegno, assunto per la prima volta nel 1965 e ripetutamente affermato dalla Chiesa, in tempo di crisi non deve essere accantonato, ma il contrario.

Confidando nel «forte legame di amicizia tra ebrei e cattolici» (Commissione per i rapporti religiosi con gli ebrei, I doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili, 2015) che coltiviamo da decenni, chiediamo alla Chiesa di porsi come un faro di chiarezza morale e concettuale in mezzo a un oceano di disinformazione, distorsione e inganno; distinguere tra la legittima critica alla politica di Israele nel passato e nel presente e la negazione odiosa di Israele e degli ebrei; riaffermare il diritto di Israele ad esistere; condannare inequivocabilmente il massacro terroristico di Hamas volto a uccidere quanti più civili possibile e distinguere questo massacro dalle perdite civili della guerra di autodifesa di Israele, per quanto tragiche e strazianti siano.

Ricordando l’«ardente desiderio di giustizia» e il forte impegno della Chiesa « a far sì che il male non prevalga sul bene, come è accaduto nei confronti di milioni di figli del popolo ebraico» (Discorso di Papa Giovanni Paolo II [al termine di un concerto eseguito] in commemorazione della Shoah, 7 aprile 1994, n. 3), chiediamo l’intervento della Chiesa perché «ai semi infetti dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo non si deve mai più consentire di mettere radice nel cuore dell’uomo» (Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, Noi Ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, 1998). Dal momento che ricordare «è condizione per un futuro migliore di pace e di fraternità» (Papa Francesco, Appello al termine dell’udienza generale del 27 gennaio 2021, Giornata della memoria dell’Olocausto), invitiamo i fedeli cattolici a unirsi a noi nel ricordo delle vittime del massacro del 7 ottobre, nel chiedere il rilascio dei rapiti e degli ostaggi e nel riconoscere la vulnerabilità della comunità ebraica in questo momento.

Soprattutto, invitiamo i nostri fratelli cattolici a tendere una mano solidale alla comunità ebraica in tutto il mondo, nello spirito della «autentica fratellanza della Chiesa con il popolo dell’Alleanza» (Papa Giovanni Paolo II, Preghiera al Muro Occidentale, 2000), quell’alleanza di cui la Chiesa cattolica insegna che «non è mai stata revocata da Dio» (cfr Lettera ai Romani 11,29).

Primi firmatari:

Karma Ben Johanan, PhD, Gerusalemme

Malka Zeiger Simkovich, PhD, Chicago

Rabbino Jehoshua Ahrens, PhD, Francoforte/Berna

Rabbino Yitz Greenberg, PhD, Gerusalemme

Rabbino David Meyer, PhD, Parigi/Roma

(traduzione dall’inglese a cura della redazione di Terrasanta.net)


La risposta di papa Francesco:

Ai fratelli e alle sorelle ebrei in Israele

 

Città del Vaticano, 2 febbraio 2024

Cari fratelli e sorelle,

stiamo vivendo un momento di travaglio doloroso. Guerre e divisioni stanno aumentando in tutto il mondo. Siamo davvero, come ho detto tempo addietro, in una sorta di “guerra mondiale a pezzi”, con gravi conseguenze per la vita di molte popolazioni.

Anche la Terra Santa, purtroppo, non è stata risparmiata da questo dolore, e dal 7 ottobre è precipitata in una spirale di violenza senza precedenti. Il mio cuore è lacerato alla vista di quanto accade in Terra Santa, dalla potenza di tante divisioni e di tanto odio.

Tutto il mondo guarda a quanto accade in quella Terra con apprensione e con dolore. Sono sentimenti che esprimono vicinanza speciale e affetto verso i popoli che abitano la terra che è stata testimone della storia della Rivelazione.

Purtroppo, bisogna tuttavia constatare che questa guerra ha prodotto nelle opinioni pubbliche mondiali anche atteggiamenti di divisione, che a volte sfociano in forme di antisemitismo e antigiudaismo. Non posso che ribadire quanto anche i miei Predecessori hanno affermato chiaramente più volte: il rapporto che ci lega a voi è particolare e singolare, senza mai oscurare, naturalmente, il rapporto che la Chiesa ha con gli altri e l’impegno anche nei loro confronti. Il percorso che la Chiesa ha avviato con voi, l’antico popolo dell’alleanza, rifiuta ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo, condannando inequivocabilmente le manifestazioni di odio verso gli ebrei e l’ebraismo, come un peccato contro Dio. Insieme a voi, noi cattolici siamo molto preoccupati per il terribile aumento degli attacchi contro gli ebrei in tutto il mondo. Avevamo sperato che “mai più” fosse un ritornello ascoltato dalle nuove generazioni, eppure ora vediamo che il percorso da fare richiede una collaborazione sempre più stretta per sradicare questi fenomeni.

Il mio cuore è vicino a voi, alla Terra Santa, a tutti i popoli che la abitano, israeliani e palestinesi, e prego perché prevalga su tutti il desiderio della pace. Voglio che sappiate che siete vicini al mio cuore e al cuore della Chiesa. Alla luce delle numerose comunicazioni che mi sono state recapitate da vari amici e organizzazioni ebraiche di tutto il mondo e della vostra lettera, che apprezzo molto, sento il desiderio di assicurarvi la mia vicinanza e il mio affetto. Abbraccio ciascuno di voi, e in particolare coloro che sono consumati dall’angoscia, dal dolore, dalla paura e anche dalla rabbia. Le parole sono così difficili da formulare di fronte a una tragedia come quella avvenuta negli ultimi mesi. Insieme a voi, piangiamo i morti, i feriti, i traumatizzati, supplicando Dio Padre di intervenire e porre fine alla guerra e all’odio, questi cicli incessanti che mettono in pericolo tutto il mondo. In modo speciale, preghiamo per il ritorno degli ostaggi, rallegrandoci per quelli che sono già tornati a casa, e pregando affinché tutti gli altri si uniscano presto a loro.

Desidero anche aggiungere che non bisogna mai perdere la speranza per una pace possibile e che dobbiamo fare di tutto per promuoverla, rifiutando ogni forma di disfattismo e di sfiducia. Dobbiamo guardare a Dio, la sola fonte di una speranza certa. Come ho detto dieci anni fa, «la storia insegna che i nostri poteri non sono sufficienti. Più di una volta siamo stati sull’orlo della pace, ma il maligno, utilizzando diversi mezzi, è riuscito a bloccarla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio in un atto di suprema responsabilità davanti alle nostre coscienze e davanti ai nostri popoli. Abbiamo ascoltato una convocazione e dobbiamo rispondere. È l’invito a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, e a spezzarla con una sola parola: la parola “fratello”. Ma per poter pronunciare questa parola dobbiamo alzare gli occhi al cielo e riconoscerci figli di un solo Padre» (Giardini vaticani, 8 giugno 2014).

In tempi di desolazione, abbiamo grande difficoltà a vedere un orizzonte futuro in cui la luce sostituisca l’oscurità, in cui l’amicizia sostituisca l’odio, in cui la cooperazione sostituisca la guerra. Tuttavia, noi, come ebrei e cattolici, siamo testimoni proprio di un simile orizzonte. E dobbiamo farlo, cominciando innanzitutto proprio dalla Terra Santa, dove insieme vogliamo lavorare per la pace e per la giustizia, facendo il possibile per creare relazioni capaci di aprire nuovi orizzonti di luce per tutti, israeliani e palestinesi.

Entrambi, ebrei e cattolici, dobbiamo impegnarci in questo percorso di amicizia, solidarietà e cooperazione nella ricerca di modi per riparare un mondo distrutto, lavorando insieme in ogni parte del mondo, e soprattutto in Terra Santa, per recuperare la capacità di vedere nel volto di ogni persona l’immagine di Dio, nella quale siamo stati creati.

Abbiamo ancora molto da fare insieme per garantire che il mondo che lasceremo a chi verrà dopo di noi sia migliore, ma sono certo che potremo continuare a collaborare insieme per questo scopo.

Vi abbraccio fraternamente.

Francesco


 

Clicca qui per consultare la Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia 2023, a cura dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC.

 


 

Ecco alcuni link alle notizie riferite da mass media statunitensi o internazionali sui crimini di odio menzionati nella Storia di copertina:

• sull’accoltellamento di un bambino musulmano di 6 anni e di sua madre a Joliet (Illinois) il 14 ottobre 2023;

• sull’attacco con arma da fuoco contro tre studenti palestinesi-statunitensi il 25 novembre 2023 a Burlington (Vermont);

• sull’aggressione a quattro giovani manifestanti pro-Palestina il 4 febbraio 2024 ad Austin (Texas).

Terrasanta 2/2024
Marzo-Aprile 2024

Terrasanta 2/2024

Il sommario dei temi toccati nel numero di marzo-aprile 2024 di Terrasanta su carta. Al centro, un dossier dedicato alle prospettive del dopoguerra (quando verrà) nella Striscia di Gaza e al futuro della Terra Santa.

<i>Ma’moul</i> (dolcetti farciti di noci)
Ricette d'Oriente

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Per tutto il 2024, in ogni numero di Terrasanta una ricetta mediorientale, attinta dai piatti tipici delle cucine ebraica, cristiana e musulmana.

Quale <i>chance</i> per la pace?
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Quali sono le prospettive per il dopoguerra (che presto o tardi arriverà) nella Striscia di Gaza? Che strade imboccherà la coabitazione di israeliani e palestinesi in Terra Santa? Il ruolo degli Usa e degli Stati arabi più influenti.

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