La regista tunisina Kaouther Ben Hania di nuovo candidata all’Oscar
La regista maghrebina è alla seconda nomination all’Oscar nel giro di tre anni con il docu-film Quattro figlie, candidato come Miglior documentario 2024. Successo di critica e di pubblico anche per altre opere di cineaste arabe che esplorano la condizione delle donne.
La sua precedente opera L’uomo che vendette la sua pelle era stato il primo film tunisino ad essere candidato all’Oscar come Miglior film internazionale nel 2021. Ora il docu-film di Kaouther Ben Hania Four Daughters, ovvero Quattro figlie, in uscita in Italia il 20 giugno 2024, ha ottenuto la nomination al premio Oscar per il Miglior documentario e la 46enne regista tunisina diventa la prima cineasta araba ad aver ottenuto due candidature all’Oscar in un triennio, registrando un nuovo record per le donne e per le arabe.
Les filles d’Olfa (nel titolo originale) racconta la storia vera di Ghorfran e Rahma Chikhaoui, le due figlie maggiori di Olfa Hamrouni: le due ragazze nel 2016, rispettivamente a 16 e 15 anni, scapparono di casa dopo esser state indottrinate dall’Isis per unirsi ai miliziani dello Stato islamico in Libia. Il film esplora il processo di radicalizzazione subito dalle due sorelle, oggi detenute in Libia, e lo stigma sociale che ha colpito la madre dopo la loro scomparsa. Il film era stato già elogiato dalla critica lo scorso maggio al Festival di Cannes anche per la tecnica narrativa innovativa introdotta dalla regista: nel film Olfa Hamrouni spiega il susseguirsi degli eventi accanto all’attrice tunisino-egiziana Hend Sabri che la interpreta, e compaiono interpretando sé stesse anche le due figlie minori Tayssir ed Eya Chikhaoui.
La regista, che dopo aver conosciuto Olfa Hamrouni ha intrecciato una forte amicizia con la famiglia e ha lavorato a questo progetto dal 2016, ha spiegato di non amare l’utilizzo di attori professionisti nei documentari per interpretare persone reali, ma di aver piuttosto voluto proporre la rielaborazione delle esperienze e del dolore vissuto dalla madre in una sorta di «psicoterapia con la telecamera». Il rapporto madre-figlie e la trasmissione dei traumi familiari viene ricostruita tramite la rievocazione dell’infanzia violenta vissuta da Olfa e delle opprimenti strutture patriarcali che attraversano le generazioni, fino a rendere autentiche combattenti le donne che sopravvivono alla violenza su di loro e intorno a loro. Inevitabile, ha raccontato la regista, che sul set si creasse un forte legame fra il nucleo famigliare e le due giovani attrici Ichraq Matar e Nour Karoui che interpretano le sorelle fuggite in Libia (Rahma ha finito per sposare Noureddine Chouchane, un membro tunisino dell’Isis accusato di aver pianificato l’attacco ai turisti occidentali in Tunisia e la maggiore, Ghorfran, è in carcere con la figlia di otto anni).
Classe 1977, originaria di Sidi Bouzid, la stessa cittadina di Mohammed Bouazizi, lo Ian Palach del mondo arabo che il 17 dicembre 2010 diede il via alla rivolta che sollevò tante speranze in Nord Africa e Medio Oriente, Kaouther Ben Hania si è laureata nel 2004 alla Scuola di arti e di cinema di Tunisi, realizzando alcuni cortometraggi. Ha lavorato per tre anni per Al Jazeera Documentary Channel e si è poi laureata all’Università Sorbonne Nouvelle. Negli ultimi 12 anni ha diretto diversi documentari sulla condizione della donna in Tunisia. Con la candidatura all’Oscar e in attesa delle premiazioni previste per il prossimo 9 marzo spera di richiamare l’attenzione sulla piaga delle spose dell’Isis spesso abbandonate alla miseria o alla detenzione arbitraria dai loro governi che rifiutano di chiederne il rimpatrio. «Abbiamo bisogno di inquadrare le tematiche da punti di vista diversi, alternativi alla narrazione dominante: attraverso i documentari voglio raccontare storie dal di dentro» ha detto nei mesi scorsi.
Di «sorellanza resiliente» di fronte alle ferite provocate dal terrorismo parla anche l’intenso Houria. La voce della libertà (Francia, 2022) un film tutto al femminile della regista algerina Mounia Meddour e interpretato da Lyna Khoudry e Rachida Brakni. Altre registe arabe che hanno ricevuto le nomination all’Oscar includono la palestinese Farah Al Nabulsi, la cui opera The Present ha ottenuto la candidatura nel 2021 per i cortometraggi, e la regista libanese Nadine Labaki, il cui terzo film Cafarnao è stato candidato come miglior film straniero nel 2019.