(g.s.) – Un comitato di emergenza creato dai patriarchi e dai capi delle Chiese di Gerusalemme si è riunito il 13 ottobre per pregare e consultarsi sulla grave crisi umanitaria scatenata dagli attacchi di Hamas alle comunità ebraiche a ridosso della Striscia di Gaza il 7 ottobre scorso.
«La nostra amata Terra Santa – leggiamo nel comunicato diffuso al termine della riunione – è cambiata radicalmente durante la scorsa settimana. Stiamo assistendo ad un nuovo ciclo di violenza con un attacco ingiustificabile contro tutti i civili. Le tensioni continuano a crescere e sempre più persone innocenti e vulnerabili stanno pagando il prezzo più alto, come dimostra chiaramente il drammatico livello di morte e distruzione a Gaza».
L’ordine di evacuare il nord della Striscia, impartito il 13 ottobre dalle forze armate israeliane «e di chiedere a 1,1 milioni di persone, compresi tutti i membri delle nostre comunità cristiane locali, di trasferirsi nel sud entro 24 ore non farà altro che aggravare una catastrofe umanitaria già disastrosa», protestano gli ecclesiastici.
«L’intera popolazione di Gaza è privata di elettricità, acqua, carburante, cibo e medicine. Secondo fonti Onu, 423mila persone sono già sfollate a causa della distruzione delle loro case. Molti civili a Gaza ci hanno detto che non esistono modi realistici in cui possano evacuare in sicurezza in nessuna direzione», dicono i capi delle Chiese dando voce alla loro gente, che però intanto si è dovuta mettere in cammino, come riferiscono le cronache delle ultime ore, in direzione del valico di Rafah che consentirebbe di accedere al territorio egiziano, se non fosse sbarrato.
L’appello prosegue: «Chiediamo allo Stato di Israele, con il sostegno della comunità internazionale, di consentire l’ingresso di forniture umanitarie a Gaza in modo che migliaia di civili innocenti possano ricevere cure mediche e forniture di base. Inoltre, invitiamo tutte le parti a ridurre l’escalation di questa guerra per salvare vite innocenti pur continuando a servire la causa della giustizia».
Il comunicato si chiude con un invito alla preghiera, rilanciato ai cristiani di tutto il mondo e non più solo ai cattolici: «Infine, a sostegno di tutti coloro che hanno sofferto in questa guerra e delle famiglie colpite dalla violenza, invitiamo le persone delle nostre congregazioni e tutti quelli di buona volontà in tutto il mondo a osservare una Giornata di preghiera e digiuno martedì 17 ottobre. C’è ancora tempo per fermare l’odio».
In Italia già ieri la Conferenza episcopale aveva aderito, facendola propria, alla giornata di preghiera del 17 ottobre proposta inizialmente dagli ordinari cattolici di Terra Santa. Nel sito della Cei è anche disponibile una traccia per un momento di preghiera comunitaria.