Dal 2009 si reca ogni anno a Gaza per «regalare un sorriso ovunque sia possibile». Il 25 febbraio scorso, per il suo impegno di pagliaccio nelle zone di guerra, ha ricevuto dal presidente Sergio Mattarella il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (la cerimonia di consegna delle onorificenze alle trenta persone insignite a fine febbraio è prevista al Quirinale nella mattinata del prossimo 31 marzo – ndr). Ha appreso la notizia mentre si trovava nel Donbass, in Ucraina. È il claun (scritto così, all’italiana, per puntualizzare di essere un clown umanitario) “il Pimpa”, ovvero Marco Rodari, quarantasettenne originario di Leggiuno, paese nella provincia di Varese.
Dal 2015 l’associazione Per far sorridere il cielo, da lui fondata, sostiene il lavoro di Marco dall’Italia, coinvolgendo diversi volontari (il sito Internet dell’associazione è ricco di immagini e informazioni – ndr).
Abbiamo già avuto modo di raccontare del Pimpa nel 2016, sulla rivista Terrasanta. Ora lo abbiamo raggiunto al telefono a Gaza City, per rifare il punto sulla sua attività nella Striscia e in Medio Oriente.
Come in alta montagna
Per prima cosa, viene naturale domandare come sia la situazione a Gaza. «In questo momento è apparentemente tranquilla, per quello che vale il pensiero di un clown, nel senso che io posso lavorare», risponde la sua voce calma. «“Apparentemente” perché a Gaza è un po’ come stare in alta montagna, dove il meteo cambia velocemente, e volge al brutto in modo repentino. Qui è uguale: non sappiamo cosa succederà domani, se cadranno o meno le bombe. Non lo sa nessuno. Capita spesso, purtroppo, che qui il tempo volga al brutto».
I Clown per Gaza
Il Pimpa è ospite presso la parrocchia latina di Gaza City, con cui ha stabilito nel tempo un legame speciale: «Cerco di venire a Gaza innanzitutto per fare visita alla parrocchia e all’oratorio», racconta. «Qui alcuni dei bambini che incontro li conosco da quando sono nati, perché è stata proprio la parrocchia ad accogliermi per la prima volta nel 2009».
In seguito a quel primo progetto che coinvolgeva i bambini e le bambine dell’oratorio, il pagliaccio ha avuto la possibilità di girare letteralmente tutta la Striscia: da Beit Hanoun a Rafah, da Khan Yunis a Gaza City.
Così, negli anni, anche – e molto – grazie a lui, è nato un vero e proprio gruppo – i Clown per Gaza – che si esibisce in luoghi diversi. Innanzitutto presso l’ospedale pediatrico Rantisi di Gaza City, nel reparto dedicato alla dialisi e, saltuariamente, nella parte oncologica. Poi presso le scuole e, da qualche anno, per le strade e negli spazi più difficili, regalando quelle che vengono chiamate Giornate della meraviglia.
Due ore di magia
Marco spiega come si svolgono gli spettacoli: «Si arriva sul posto insieme al gruppo di clown, e si monta tutto. Ci sono quelli che si occupano della sicurezza, chi gestisce la musica, chi presenta, chi è incaricato di scattare foto… Quindi si radunano i bambini, da 200 a 400, a volte addirittura di più. Poi si vivono due ore totalmente staccate dal resto della quotidianità. Due ore in cui a essere protagonisti sono i clown, ma non solo. Giocano anche i bambini, con quelli che noi definiremmo giochi “di una volta”. È molto bello, e ciò avviene tutte le settimane».
Nell’arco di un anno, il gruppo arriva così ad incontrare un numero incredibile di bambini. E, soprattutto, dei più piccoli che sono davvero gli “ultimi” della Striscia, «perché anche a Gaza ci sono bambini che sono “più ultimi” di altri».
Con la Caritas di Gerusalemme
Tra i tanti “frutti” del lavoro del mago italiano ci sono sicuramente anche Aloosh e Maroosh, due pagliacci oggi assai popolari a Gaza. Il Pimpa è particolarmente orgoglioso del loro lavoro: «Sono due clown straordinari e amici carissimi», continua. «Hanno iniziato con me in ospedale e poi sono diventati più bravi di me: hanno decisamente superato il maestro. Sono quelli che portano avanti nel concreto queste iniziative lungo tutto l’anno».
Da diversi anni, inoltre, Marco collabora come volontario anche con Caritas Jerusalem, che nella Striscia di Gaza ha attivato dieci cliniche per fornire supporto medico e psicologico a centinaia di famiglie. «Quando sono qui», aggiunge, «raggiungo a turno questi centri, distribuiti lungo tutta la Striscia, per regalare un momento di gioia anche ai bambini di quelle famiglie, le più bisognose. Arrivano di solito in cinquanta, o cento, talvolta anche di più».
In Iraq e Siria
Dopo Gaza, a Marco è stato proposto – dallo stesso ordine religioso che lo aveva invitato nella Striscia, i sacerdoti e le suore del Verbo Incarnato – di compiere missioni in Iraq e, dal 2017, ad Aleppo, in Siria.
«In Iraq, all’inizio restavo solo a Baghdad», ricorda. «In seguito, man mano che la situazione andava migliorando (anche grazie alla visita del Papa), ho iniziato a girare il Paese con i miei spettacoli. Sono stato nel Kurdistan iracheno, a Mosul, Qaraqosh, Karamlesh, Bassora, Nassiriya… L’Iraq è stato il Paese dove ho incontrato, diversamente da Gaza, gli attentati, e quindi l’impossibilità di radunarsi a causa della paura, e poi l’Isis. Una delle gioie più grandi è stata poter tornare nel 2018 a Qaraqosh, Karamlesh, Mosul, e in altri centri del nord fortemente colpiti».
Così, se nei primi anni Marco trascorreva sei mesi interamente a Gaza, ora per sei o sette mesi all’anno si divide tra la Striscia, l’Iraq, la Siria e, dall’anno scorso, l’Ucraina («Nel 2022 sono stato cinque volte in Ucraina per un totale di tre mesi», precisa).
Un debito di riconoscenza
In conclusione, il Pimpa tiene molto a ringraziare padre Gabriele Romanelli, membro dell’ordine del Verbo Incarnato, e la parrocchia della Sacra Famiglia, che lo ospita. «Se penso a cos’era la clownerie a Gaza nel 2009 quando sono arrivato per la prima volta, e a cosa c’è adesso, un pochino grazie anche al mio lavoro, sono straordinariamente felice», dice alla fine della telefonata. «Che ora ci siano i clown a Gaza è normale, ed è bellissimo. Il tutto grazie a chi mi ha accolto qui per la prima volta, e ha continuato a farlo in questi anni».