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Su Lachin ci scrive l’ambasciatore Mukhtarov

Terrasanta.net
30 gennaio 2023
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Su Lachin ci scrive l’ambasciatore Mukhtarov
L'ambasciatore dell'Azerbaigian Ilgar Mukhtarov presenta le lettere credeziali a papa Francesco il 14 gennaio 2023. (foto ufficio stampa Ambasciata dell'Azerbaigian presso la Santa Sede)

Il neo-ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, Ilgar Mukhtarov, ci invia alcune precisazioni a margine di un articolo pubblicato giorni fa nel blog Persepolis.


Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata al nostro direttore, Giuseppe Caffulli, dall’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, che intende replicare all’articolo pubblicato giorni fa da Elisa Pinna, nel blog Persepolis.

L’ambasciatore Ilgar Mukhtarov è da pochi giorni rappresentante diplomatico del suo Paese in Vaticano. Ha infatti presentato le lettere credenziali al Papa il 14 gennaio 2023. Cogliamo questa occasione per formulargli i migliori auguri per il nuovo incarico che è chiamato a svolgere.

Ecco il testo della lettera:

Roma, 26 gennaio 2023

Gentile Direttore,

scrivo la presente, di cui chiedo gentile pubblicazione, a replica dell’articolo di Elisa Pinna del 23 gennaio 2023, 120 mila armeni nella sacca dell’Artsakh.

Innanzi tutto vorrei ringraziare l’autrice, che scrive una verità a volte taciuta dai media, e cioè che il Karabakh è stato dal 1994 occupato dall’Armenia. Ed è proprio tale occupazione, che ha depredato e distrutto i territori dall’Azerbaigian, liberati con la Guerra Patriottica del 2020, ad essere alla base della situazione che si sta attualmente manifestando sulla strada di Lachin, erroneamente definita a volte «corridoio di Lachin».

Vorrei dunque chiarire la realtà dei fatti in corso, oscurati dalle fake news che scorrono nei media internazionali.

La strada in questione, mi preme ricordarlo, si trova sul territorio sovrano dell’Azerbaigian, ed il passaggio sulla stessa, ai sensi della Dichiarazione Trilaterale del 10 novembre 2020 firmata da Repubblica dell’Azerbaigian, Armenia e Federazione Russa, è previsto esclusivamente per scopi umanitari. Nonostante ciò, l’Armenia, nei due anni trascorsi dalla firma della Dichiarazione, ne ha fatto un uso illecito, che ha visto la rotazione di personale delle forze armate, il trasporto di mine antiuomo (dall’agosto 2022, più di 2.700 mine antiuomo prodotte in Armenia nel 2021 sono state rilevate in alcune parti dei distretti di Lachin e di Kalbajar dell’Azerbaigian. Evidentemente, tutte quelle mine sono state dispiegate nel territorio dell’Azerbaigian attraverso la strada di Lachin in palese violazione della Dichiarazione Trilaterale) e il traffico illecito di minerali e altre risorse dai territori dell’Azerbaigian, dove è temporaneamente dispiegato il contingente russo di mantenimento della pace.

Mi spiace molto che l’autrice dell’articolo, che definisce «sedicenti» gli ambientalisti azerbaigiani che dal 12 dicembre 2022 manifestano pacificamente contro lo sfruttamento indiscriminato e continuo delle risorse dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia, non accenni a tutto ciò.

Contrariamente alle accuse infondate portate avanti dalla parte armena, né il governo dell’Azerbaigian, né gli attivisti, hanno bloccato la strada di Lachin. Il regime per la circolazione di cittadini, merci e veicoli lungo la strada rimane invariato. Il monitoraggio attivo ha registrato più di 1000 veicoli di diverso tipo, che sono già transitati sulla strada in entrambe le direzioni, senza alcun impedimento. Riprese video diffuse in fonti media aperte confermano questo. In media, 30 veicoli transitano giornalmente sulla strada in entrambe le direzioni.

A nessun residente locale, infatti, è stato impedito di transitare lungo la strada. Non esiste nessuna emergenza umanitaria.

L’Azerbaigian non nasconde però la sua preoccupazione per il fatto che alcune persone, che affermano di essere rappresentanti dei residenti locali armeni, impediscano intenzionalmente ai residenti di utilizzare la strada con il solo scopo di drammatizzare la situazione e sfruttarla per i loro nefasti scopi.

Sebbene la strada rimanga aperta per il passaggio per scopi umanitari, anche l’Azerbaigian ha preso sul serio il possibile impatto negativo della situazione. Il governo dell’Azerbaigian è in stretto contatto con l’ufficio del ICRC [il Comitato internazionale della Croce Rossa] presente a Khankendi e ha confermato la sua disponibilità a venire incontro ad ogni bisogno umanitario causato dalla situazione.

Mi spiace inoltre contraddire l’autrice e la giornalista armena intervistata, ma lo scopo dell’Azerbaigian, più volte dichiarato nei due anni dalla firma della Dichiarazione Trilaterale, è sempre stato l’instaurazione di relazioni di buon vicinato tra l’Armenia e l’Azerbaigian, elemento chiave per costruire un Caucaso meridionale sicuro, stabile e prospero. La posizione dell’Azerbaigian a questo proposito è chiara, di principio e coerente, e si basa sul diritto internazionale e su una prassi internazionale consolidata. È l’Azerbaigian che, subito dopo la fine del conflitto, ha avviato il processo di normalizzazione delle relazioni interstatali con l’Armenia, sulla base del riconoscimento reciproco e il rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale reciproche all’interno dei loro confini internazionalmente riconosciuti, anche attraverso la firma di un trattato di pace basato su questi principi.

Sperando di aver fatto chiarezza, e ringraziando per l’attenzione,

Le invio i miei più cordiali saluti,

Ilgar Mukhtarov
Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede

Replica Elisa Pinna:

Prendo atto della garbata precisazione del signor ambasciatore dell’Azerbaigian, Ilgar Mukhtarov. In ogni situazione di conflitto, le parti elaborano le loro ragioni e la loro narrativa: le popolazioni, però, sono quelle che soffrono. In una situazione particolarmente difficile e di crisi prolungata nei decenni, come quella del Nagorno Karabach, serve uno sforzo ulteriore della diplomazia. È quanto del resto chiede l’Unione europea che, anche il 18 gennaio 2023, ha dichiarato «insostenibile» la situazione umanitaria che si è venuta a creare per la popolazione locale, a causa della «mancanza di cibo, di medicine e di beni di prima necessità e di servizi medici», ed ha rinnovato la richiesta alle autorità dell’Azerbaigian, già fatta il 13 dicembre 2022, di «assicurare la libertà e la sicurezza di movimento lungo il corridoio».

Richieste alle quali ha fatto eco papa Francesco con le parole pronunciate il 29 gennaio dopo la preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro: «Rinnovo il mio appello per la grave situazione umanitaria nel Corridoio di Lachin, nel Caucaso Meridionale. Sono vicino a tutti coloro che, in pieno inverno, sono costretti a far fronte a queste disumane condizioni. È necessario compiere ogni sforzo a livello internazionale per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone».

Clicca qui per leggere, invece, la replica dell’ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede, Garen Nazarian.

 

 

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