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Preoccupazione delle Chiese mediorientali per Gerusalemme

Christophe Lafontaine
24 maggio 2022
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Preoccupazione delle Chiese mediorientali per Gerusalemme
I partecipanti alla XII Assemblea generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, svoltasi nel monastero di Anba Bishoy in Egitto, 16-20 maggio 2022. (foto Mecc)

Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha concluso il 20 maggio la sua XII Assemblea generale in Egitto, e ha lanciato in un comunicato diversi appelli, in particolare quello di «sostenere le Chiese e i credenti di Gerusalemme».


Terrorismo, discriminazione, profughi, islam, Gerusalemme, presenza cristiana in Oriente. Questi i principali temi, problemi, sfide e aspirazioni dei cristiani della regione che sono stati presi in esame dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) che ha tenuto dal 16 al 20 maggio la sua XII Assemblea generale presso il monastero di Anba Bishoy, nella regione desertica di Wadi el Natrun (70 chilometri a ovest del Cairo). Si è trattato della prima riunione del Consiglio in Egitto, ospita dalla Chiesa copta ortodossa.

L’Assemblea ecumenica, ispirata al versetto del Vangelo di Matteo (14,27) «Coraggio! sono io: non abbiate paura», ha riunito i rappresentanti di 21 Chiese e comunità ecclesiali presenti nei Paesi di Medio Oriente, Nord Africa e della diaspora. I partecipanti sono stati chiamati a condividere informazioni, riflessioni e decisioni sul presente e sul futuro dei cristiani in Medio Oriente.

17 patriarchi e capi di Chiese e comunità ecclesiali che sono membri delle quattro famiglie ecclesiastiche che compongono il Consiglio – ortodossi orientali, ortodossi, cattolici ed evangelici, hanno partecipato ai dibattiti e alle preghiere dell’Assemblea.

Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, fondato nel 1974 a Nicosia (Cipro) e attualmente con sede a Beirut, mira a facilitare l’unità delle comunità cristiane in Medio Oriente su questioni di interesse comune, a costruire ponti con le Chiese occidentali e a promuovere il dialogo con le altre religioni della regione, in particolare con i musulmani.

«Rafforzare la presenza cristiana nella Città della Pace»

Nel loro documento finale, pubblicato al termine della settimana di lavori, i leader cristiani hanno chiesto di «sostenere le Chiese e i credenti di Gerusalemme» e hanno riaffermato «il dovere di preservare i Luoghi santi». Hanno anche voluto ricordare alla comunità internazionale «l’importanza di rafforzare la presenza cristiana nella Città della Pace», dove Cristo è morto e risorto.

In un discorso, riportato dal sito di informazione arabo-cristiano abouna.org, il patriarca di Gerusalemme per i latini, mons. Pierbattista Pizzaballa, ha parlato della situazione politica in Terra Santa, molto tesa da diversi mesi, e ancora più dopo la morte della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, volto della rete televisiva Al Jazeera.

Il patriarca Pizzaballa ha spiegato che le Chiese cristiane di Gerusalemme hanno condannato l’aggressione della polizia israeliana ai portatori della bara di Shireen Abu Akleh, e ha proseguito affermando che «ora è in gioco la questione di Gerusalemme e del suo futuro». «Noi, come Chiese cristiane – ha aggiunto –, non possiamo tacere. (…) La Città Santa ha un carattere cristiano che deve essere preservato e rimanere visibile e rispettato, e rispetto a Gerusalemme la voce dei cristiani va ascoltata».

Chi emigra è chiamato a non sprecare il proprio patrimonio spirituale

Sulla stessa linea, il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha riaffermato che «la presenza cristiana è al centro dell’entità di questo Oriente». I leader cristiani non hanno mancato di ricordare che «i cristiani hanno dato un grande contributo alla costruzione e alla prosperità dei loro Paesi, che rimarranno radicati in questa terra e saranno veri partner nella sua rinascita, per quanto intense possano essere le tempeste e le sfide».

Tuttavia, l’Assemblea ha affermato di guardare «con dolore» all’emigrazione che colpisce le società e in particolare i giovani del Medio Oriente, riferendosi alle questioni economiche e alle «crisi endemiche» nei Paesi della regione e che alimentano le «sofferenze delle popolazioni». Sollecita i funzionari e decisori «a lavorare duro» per far fronte alle crisi che imperversano nei vari Paesi del Medio Oriente.

L’Assemblea ha anche invitato tutti coloro che sono emigrati a «mantenere il legame con la madrepatria» e ha chiesto loro di «non sprecare» la propria eredità.

Cristiani e musulmani: appello al rispetto reciproco

I membri del Mecc hanno anche chiesto solidarietà con i rifugiati e gli sfollati e hanno esortato i politici e la comunità internazionale a «lavorare per un ritorno alla loro terra». Hanno sottolineato la necessità in Medio Oriente di «rinunciare alla violenza e al fanatismo di ogni tipo e forma» e di combattere «il terrorismo, l’esclusione e la discriminazione» basata su «religione, razza, colore e sesso».

I leader religiosi hanno anche chiesto «una vita comune con i nostri fratelli musulmani, con i quali condividiamo il rispetto reciproco», ricordando l’importanza del «rispetto della libertà di credo».

Infine, oltre a preghiere per la stabilità e la pace in Medio Oriente, è stato rivolto un appello ai governi internazionali affinché si adoperino a favore delle persone sequestrate e «in particolare» – riporta il comunicato – ai due vescovi ortodossi di Aleppo, Boulos Yazigi, fratello dell’attuale patriarca greco-ortodosso di Antiochia, e Youhanna Ibrahim, metropolita siro-ortodosso, di cui non si hanno più notizie dal 2013.

A margine delle sessioni dell’Assemblea generale, il patriarca copto Tawadros II ha incontrato il patriarca Pizzaballa, alla presenza di padre Rif’at Bader, direttore del Centro cattolico di Studi e Media di Amman (Giordania), durante il quale hanno discusso dell’importanza del pellegrinaggio cristiano in Terra Santa, senza dimenticare gli storici luoghi santi in Egitto e Giordania.

 


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