Nelle elezioni parlamentari libanesi dello scorso 15 maggio, sono solo otto le donne elette. Alcune hanno raggiunto traguardi accademici di prestigio e sono già state deputate nelle passate legislature. Diamo un rapido sguardo ai loro profili.
Non c’erano mai state così tante donne candidate alle elezioni in Libano della scorsa domenica (15 maggio 2022): le 157 candidate formavano il 15 per cento del totale dei 1.053 candidati, contro l’11 per cento del 2018. Ma non è detto che il numero record di otto elette (erano state sei nella tornata elettorale del 2018) riesca a fugare il rischio di paralisi totale dell’attività parlamentare, visto che la coalizione guidata da Hezbollah ha perso la maggioranza in Parlamento mentre le Forze libanesi del cristiano Samir Geagea, legate all’Arabia Saudita, avanzano leggermente superando il Movimento patriottico libero del presidente Michel Aoun, alleato con gli sciiti del Partito di Dio (Hezbollah, appunto).
Quattro giorni dopo il verdetto delle urne, si studiano i profili delle otto parlamentari elette provenienti da tutte le aree del Paese dei cedri. Non solo le deputate rappresentano la diversità politica e geografica che contraddistingue il Libano, osserva L’Orient-Le Jour, uno dei maggiori quotidiani del Paese, ma sono anche espressione di un’ampia gamma di esperienze e competenze professionali – dalle università alla medicina all’intrattenimento – oltre a vantare una militanza nei movimenti di protesta degli ultimi anni. In termini numerici, le circoscrizioni elettorali di Beirut I e del Monte Libano IV hanno avuto il maggior numero di elette, tutte candidate dell’opposizione, mentre i partiti maggiori hanno visto vincitrici da quattro diversi collegi elettorali.
Nelle file dell’opposizione figurano le esordienti Halima Qaqour – eletta tra i socialdemocratici –, docente di diritto commerciale all’Università Libanese e in vari altri atenei del Paese, esperta di diritto pubblico internazionale e diritti umani; e Najat Saliba – del movimento indipendente Taqqadom –, docente di chimica ed ex direttrice del Centro di tutela ambientale dell’Università Americana di Beirut, co-fondatrice della start-up Khaddit Beirut. Nel 2019 è stata insignita del premio internazionale L’Oréal-Unesco per le Donne nella scienza e inclusa dal capo dello Stato Michel Aoun nell’Ordine nazionale del Cedro. Sempre quell’anno la Bbc l’ha considerata tra le 100 donne più influenti del mondo.
Altro ingresso in parlamento è quello della presentatrice televisiva beirutina Paola Yacoubian, candidata dal partito indipendente denominato Lista di Li Watani: aveva vinto lo stesso seggio nel 2018, diventando la prima candidata indipendente a vincere. Si era poi dimessa in seguito all’esplosione nel porto di Beirut del 4 agosto 2020.
Dallo stesso partito viene Cynthia Zarazir, tra le più agguerrite attiviste nelle proteste del 17 ottobre 2019 e negli sforzi di assistere i familiari delle vittime dell’esplosione al porto di Beirut.
Tra gli eletti dei partiti storici figurano Ghada Ayoub, parlamentare esordiente delle Forze libanesi, partito cristiano in questo momento maggioritario in Parlamento con 19 seggi, guidato dall’esponente Samir Geagea e tra i più critici verso Hezbollah. Giurista, docente alla facoltà di Legge e Scienze politiche dell’Università Libanese, è un’esperta di Diritto nucleare internazionale ed è anche consulente legale della Commissione per l’energia atomica libanese del Cnr libanese.
Nada Boustany appartiene al Movimento patriottico libero ed è stata ministro dell’Energia nel governo di Saad Hariri dal 2018 all’ottobre 2021, quando il premier si è dimesso in seguito alle manifestazioni di piazza.
L’ex ministra e medico Inaya Ezzedine è stata confermata per il partito sciita Amal. Titolare del dicastero per le Riforme amministrative dal 2016 al 2019 e unica donna nel secondo governo Hariri, è presidente della Commissione parlamentare per le donne e i bambini. Nel 2020 è stata insignita della Legion d’onore francese in riconoscimento del suo servizio.
Confermata anche la parlamentare Sethrida Geagea, in carica dalle elezioni del 2005 all’indomani della Rivoluzione dei cedri che ha posto fine all’occupazione siriana del Paese, moglie del leader delle Forze Libanesi Samir Geagea e che ha avuto un ruolo di primo piano nel partito durante gli undici anni di detenzione del marito.