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A Milano convegno sui pazienti percorsi del perdono

Giuseppe Caffulli
14 febbraio 2022
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A Milano convegno sui pazienti percorsi del perdono
Il tavolo dei relatori al convegno del 12 febbraio 2022 trasmesso online dall'auditorium della Caritas ambrosiana.

Presso l'auditorium della Caritas ambrosiana, il 12 febbraio scorso si è svolto un convegno aperto a un più ampio pubblico via internet. Tra gli altri interventi quello di mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme.


Riflettere sui temi del perdono e della riconciliazione, in un momento storico nel quale si moltiplicano i venti di guerra e crescono le narrazioni unilaterali, che provocano divisioni e conflitti. È questo lo scopo che si è prefisso il convegno Per forza o per-dono, organizzato dalla Pastorale missionaria e dalla Pastorale dei migranti della diocesi di Milano, insieme alla Caritas ambrosiana e alla rivista Terrasanta, svoltosi a Milano il 12 febbraio presso l’Auditorium di via San Bernardino. Varie voci da diverse parti del mondo e da diversi contesti hanno offerto la loro testimonianza sulla «complessa via della riconciliazione», come recitava il sottotitolo del convegno.

La mattinata è stata aperta dall’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini, che ha rivolto ai presenti e ai tanti partecipanti collegati in streaming un saluto e un auspicio: quello di rifuggire la «sindrome del seme gettato sulla strada, la sindrome della dispersione, una tentazione che può insinuarsi in ciascuno di noi».

«Abbiamo piuttosto la missione di essere profeti – ha spiegato l’arcivescovo –, che significa dare il punto di vista di Dio sulla storia. Dobbiamo farlo non per il risultato, ma perché ci è stato affidato questo compito. Noi cristiani ci ostiniamo a ritenerci fratelli… Siamo fratelli e sorelle. Questa è la profezia che promette un futuro all’umanità».

La prima testimonianza è stata offerta da mons. Christian Carlassare, comboniano vicentino, vescovo di Rumbek, in Sudan, vittima all’inizio del suo magistero episcopale di un agguato. Il percorso di perdono e riconciliazione, all’interno del contesto sud-sudanese, si scontra spesso, anche nella Chiesa, con gruppi di potere e interessi di parte che poco hanno a che fare con il Vangelo.

Con mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, si è entrati nel merito di uno dei conflitti più intricati e complessi della storia. Nel corso di un intervento articolato e toccante il patriarca ha spiegato come, nel contesto israelo-palestinese, per superare il conflitto serva una non facile purificazione della memoria, una capacità di ascolto, di comprensione delle ragioni dell’altro. «Tutti – ha osservato il patriarca –, compresi i cristiani, devono elaborare una nuova narrazione per arrivare al perdono. Il perdono ha una radice divina e la fede ha la capacità di aprire al perdono, ma serve anche un’educazione, che aiuti a interpretare gli eventi in una chiave più ampia e ci aiuti a liberarci dai lacci emotivi».

Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, durante il suo intervento.

Soprattutto, ha affermato mons. Pizzaballa, «serve prendere in considerazione il dolore di tutti. Non si possono forzare i tempi, bisogna ascoltare il dolore di ciascuno e avere pazienza. Il perdono comporta l’accettazione di una nuova prospettiva, che potrebbe sembrare a prima vista un fallimento, una perdita… In realtà il perdono ci aiuta a guardare alla storia con sguardo redento. Ci insegna il modo cristiano di stare nei conflitti. Noi non siamo indifferenti al male. Di più, dobbiamo lavorare per evitare che entri nel cuore e diventi un modo di pensare».

La seconda parte della mattinata è stata impegnata da una tavola rotonda a cui hanno partecipato, insieme a mons. Pizzaballa, Gemma Capra Calabresi (vedova del commissario Luigi Calabresi, ucciso a Milano da un attentato terroristico nel 1972), il professor Adolfo Ceretti (impegnato nel processo di pace e riconciliazione della Colombia) e Davide Bernocchi (operatore di Catholic Relief Services a Erbil, in Iraq).

Toccante la testimonianza della signora Capra Calabresi sul suo personale percorso di perdono. «Ho sentito la vicinanza di Dio nei momenti più bui. Solo in questo modo ho trovato a forza di andare avanti e perdonare gli assassini di mio marito».

Il professor Ceretti, criminologo presso l’Università Bicocca di Milano, ha puntato l’attenzione sul tema della giustizia riparativa nel contesto colombiano, dove dopo oltre cinquant’anni di guerra, sembra essersi aperta una fase nuova: «Un percorso che permette alle persone coinvolte di prendere parte a un processo che mira, riconoscendo e ascoltando, a elaborare un nuovo progetto di società… La riparazione assume l’irreparabilità del male commesso, che non va taciuto, ma lo supera e vuole ricostruire».

Dall’Iraq la testimonianza di Davide Bernocchi ha messo in evidenza il cammino di riconciliazione iniziato nel 2017 dopo la caduta dello Stato islamico e la grande speranza portata dal viaggio di papa Francesco. «Noi come Chiesa aiutiamo tutti e cerchiamo di offrire occasioni di conoscenza reciproca, d’incontro e dialogo».

Numerose le domande pervenute dai partecipanti in streaming e rivolte agli ospiti dalla moderatrice Lucia Capuzzi, giornalista del quotidiano Avvenire. Che ha infine rivolto a nome di tutti il ringraziamento per una mattinata che ha saputo toccare i cuori e offrire ai partecipanti una preziosa occasione di riflessione personale.

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